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  • Martedì 30 dicembre 2025

Chi è stata Khaleda Zia, che ha fatto la storia del Bangladesh

Fu la prima donna a diventare prima ministra, dopo la morte del marito ed ex presidente, ed è stata a lungo la principale rivale politica di Sheikh Hasina

Khaleda Zia a Dacca, la capitale del Bangladesh, nel 2012 (AP Photo/Aijaz Rahi)
Khaleda Zia a Dacca, la capitale del Bangladesh, nel 2012 (AP Photo/Aijaz Rahi)
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È morta a 80 anni Khaleda Zia, che fu tre volte prima ministra del Bangladesh e una delle persone più influenti nella storia e nella politica del paese. Zia è stata la prima donna a ricoprire la carica di prima ministra in Bangladesh dopo la morte di suo marito, l’ex presidente bangladese Ziaur Rahman. Ha governato in un periodo di grande trasformazione del Bangladesh, prima di essere coinvolta in una serie di processi e incarcerata per accuse che lei e i suoi sostenitori hanno sempre considerato politicamente motivate.

I processi si sono svolti durante gli anni di governo della sua principale antagonista politica, l’ex prima ministra Sheikh Hasina: la loro rivalità ha contribuito a definire la storia recente del Bangladesh ed è nota come “battaglia delle Begum”, un appellativo onorifico urdu usato in origine per riferirsi a donne aristocratiche e influenti.

Khaleda Khanam Putul (il suo nome da nubile) nacque nel 1945 in quella che allora era la Presidenza del Bengala, una delle province della colonia britannica indiana, da padre commerciante di tè e madre casalinga. Nel 1947, dopo la Partizione, si trasferì con la famiglia nel neonato stato del Pakistan e nel 1960, all’età di 15 anni, fu data in sposa a Ziaur Rahman, un ufficiale 24enne dell’esercito pakistano che dieci anni dopo fu uno degli esponenti del movimento indipendentista del Bangladesh (nato nel 1971).

Khaleda Zia nel 2017 (AP Photo/A.M. Ahad)

Nel 1975 l’allora presidente e fondatore del Bangladesh, Sheikh Mujibur Rahman, fu ucciso mentre dormiva nella sua casa insieme a gran parte della sua famiglia da un gruppo di ufficiali dell’esercito: al massacro sopravvissero solo due figlie, fra cui Sheikh Hasina, che al tempo viveva in Germania dell’Ovest con suo marito, che lavorava come fisico nucleare. Venuta a sapere del massacro, Hasina lasciò l’Europa per trasferirsi in India, dove le fu dato asilo politico mentre le veniva impedito di tornare in Bangladesh. 

L’assassinio di Rahman portò a due anni di rivolte e a una serie di sanguinosi colpi di stato, che terminarono quando Ziaur Rahman, marito di Khaleda Zia e al tempo vicecapo dell’esercito, assunse il comando del paese. Ziaur Rahman restò in carica pochi anni, dato che nel 1981 fu a sua volta assassinato in un colpo di stato militare. 

Il 1981 fu l’anno in cui Khaleda Zia e Sheikh Hasina entrarono nella politica bangladese: la prima, fino a quel momento descritta come una casalinga, assunse la guida del Partito Nazionalista del Bangladesh (PNB), e la seconda, che aveva avuto il permesso di rientrare nel paese, fu eletta leader della Lega Popolare Bangladese (più conosciuta come Lega Awami), che suo padre aveva guidato fino al suo omicidio. 

Khaleda Zia durante il suo primo mandato da prima ministra nel suo ufficio a Dacca, nel 1996 (AP Photo/str)

Nonostante si considerassero già rivali, negli anni Ottanta collaborarono per rovesciare il regime del generale Hussain Muhammad Ershad, che con un altro colpo di stato aveva destituito il presidente ad interim nominato dopo la morte del marito di Zia. Organizzarono proteste e boicottarono le elezioni, e Zia fu spesso sottoposta agli arresti domiciliari. Gli scontri fra i loro sostenitori e la polizia divennero così violenti che Ershad fu costretto a dimettersi nel 1990.

L’anno dopo Khaleda Zia fu eletta prima ministra del Bangladesh. Il fatto che fosse la prima donna a ricoprire quel ruolo nel paese ebbe risonanza internazionale, di cui Zia si è sempre detta orgogliosa. In un’intervista del 1993 con il New York Times disse: «Permettiamo alle donne di partecipare a tutti i settori della vita nazionale e le incoraggiamo a farlo. Siamo certamente un popolo religioso, ma non siamo estremisti o fanatici, e quindi siamo più liberali e consideriamo le nostre donne più libere».

Fra il 1991 e il 2006 Zia e Hasina si alternarono alla guida del paese, usando entrambe la loro posizione per attaccarsi a vicenda quando ne avevano occasione. Nel 2006 entrambe furono arrestate con l’accusa di corruzione e abuso di potere dopo che un’amministrazione provvisoria nominata per gestire le elezioni prese il controllo del paese con l’aiuto dell’esercito. Furono poi liberate nel 2008 per partecipare alle nuove elezioni, che furono vinte da Hasina.

L’ex prima ministra Sheikh Hasina nel 2018 a Dacca, dopo essere stata rieletta per la terza volta consecutiva (AP Photo/Anupam Nath)

Da allora Zia non riuscì più a tornare al potere e Hasina governò il Bangladesh in modo sempre più autoritario, fino a quando non venne deposta nel 2024 dopo delle proteste studentesche che aveva tentato di reprimere con la forza. Lo scorso novembre Hasina è stata condannata a morte in Bangladesh per crimini contro l’umanità, ma è molto improbabile che questa condanna sarà eseguita, dato che Hasina è fuggita in India e tuttora vive là.

– Leggi anche: La condanna a morte di Sheikh Hasina non cambia le cose in Bangladesh

Negli anni in cui Hasina consolidò il suo potere, Zia e i suoi familiari furono coinvolti in una serie di processi e condannati per decine di accuse. Zia passò la maggior parte di questi anni in carcere o agli arresti domiciliari, e non le fu permesso di lasciare il paese neanche nel 2021, quando dopo aver contratto il Covid le era stato consigliato di andare all’estero per curarsi. L’allora ministro degli esteri, A.K. Abdul Momen, disse che Zia poteva far venire nel paese qualsiasi medico che la potesse aiutare, ma senza andarsene.

I sostenitori di Zia hanno sempre definito le accuse nei suoi confronti come politicamente motivate e fabbricate da Hasina per vendicarsi e per consolidare il suo potere. Per questo motivo negli ultimi anni, durante i quali Hasina aveva preso una deriva sempre più autoritaria, Zia era diventata per una parte della popolazione un simbolo di resistenza e democrazia.

Alcuni sostenitori di Khaleda Zia fuori dall’ospedale in cui era ricoverata dopo l’annuncio della sua morte a Dacca, il 30 dicembre 2025 (AP Photo/Mahmud Hossain Opu)

Tutti i procedimenti giudiziari nei confronti di Zia sono stati archiviati l’anno scorso, quando Hasina è stata deposta. Nonostante le sue pessime condizioni di salute era ancora un simbolo e un punto di riferimento per moltissime persone e per questo il suo partito l’aveva candidata alle prossime elezioni parlamentari, previste per febbraio del 2026.

– Leggi anche: Chi è Sheikh Hasina