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  • Martedì 30 dicembre 2025

Il piano per gestire i rifiuti sull’Everest è stato un fallimento

La montagna più alta del mondo continua a essere piena di spazzatura lasciata da centinaia di alpinisti ogni anno

Rifiuti abbandonati a Gorakshep, l'ultimo centro abitato prima del campo base dell'Everest sul versante nepalese, 12 ottobre 2024 (Mailee Osten-Tan/Getty Images)
Rifiuti abbandonati a Gorakshep, l'ultimo centro abitato prima del campo base dell'Everest sul versante nepalese, 12 ottobre 2024 (Mailee Osten-Tan/Getty Images)
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Quello dei rifiuti sull’Everest è un problema che impegna le autorità locali ormai da alcuni decenni, da quando cioè la frequentazione della montagna più alta del mondo, al confine tra Nepal e Tibet, è aumentata drasticamente come effetto delle spedizioni organizzate. Spesso infatti le centinaia di alpinisti che tentano la scalata abbandonano ad alta quota tende strappate, incarti di cibo o bombole di ossigeno vuote, e ogni anno vengono organizzate apposite spedizioni per raccogliere parte della spazzatura lasciata nel tempo sulla montagna.

Da oltre dieci anni gli alpinisti hanno l’obbligo formale di portare indietro una certa quantità dei rifiuti prodotti, ma le autorità adesso hanno ammesso che questa misura non è servita, anzi, è stata un fallimento. Per questo il Nepal vuole abolire il meccanismo in vigore e introdurre regole più severe.

Dal 2014 gli alpinisti che provano a raggiungere la vetta dell’Everest passando dal versante nepalese (quello a sud-ovest) devono versare una cauzione di circa 3.500 euro, che non viene restituita se non riportano almeno 8 chili di spazzatura al campo base, che si trova a circa 5.300 metri di altitudine. Himal Gautam, il direttore del dipartimento del Turismo nepalese, ha detto a BBC News che questo piano però non ha portato risultati concreti, e per il Nepal è diventato inoltre un onere amministrativo.

Rifiuti abbandonati lungo l’ascesa verso la vetta, 12 ottobre 2024 (Mailee Osten-Tan/Getty Images)

Il problema è che spesso i rifiuti riconsegnati dagli alpinisti vengono raccolti dalle stazioni intermedie, cioè relativamente in basso rispetto agli 8.848,86 metri della vetta, e non dai campi avanzati, cioè quelli situati più vicino. I rifiuti prodotti in quota vengono lasciati in quota, per camminare più leggeri. Tshering Sherpa, capo di un comitato locale contro l’inquinamento che gestisce un punto di accesso all’Everest, ha spiegato che dalle quote più alte gli alpinisti tendono a portare indietro solo le bombole di ossigeno, usate da molti scalatori per aiutarsi nell’ascesa: però lasciano lì altre cose tra equipaggiamento, rifiuti di plastica o lattine, ed è per questo che più si è vicini alla vetta più il problema della spazzatura è grave.

Di solito per arrivare in cima all’Everest servono alcune settimane, tra acclimamento e ascesa, e Sherpa dice che in media in quel periodo ciascun alpinista produce 12 chili di rifiuti, compresa la cacca, che data l’elevata altitudine e le basse temperature non si decompone completamente. Per dare l’idea delle dimensioni del problema, ogni anno il Nepal concede centinaia di permessi per la scalata dell’Everest a scalatori stranieri, un numero che crea già molti problemi di sovraffollamento; gli alpinisti poi vengono sempre accompagnati da più portatori nepalesi, a cui spetta il compito di preparare il percorso e trasportare l’equipaggiamento necessario, tra le altre cose.

Parte del problema quindi è che a chi sale sulla montagna viene richiesto di riconsegnare meno rifiuti di quelli che produce, che si sommano alla spazzatura non raccolta nel tempo, e che peraltro man mano torna in superficie per via del riscaldamento globale e dello scioglimento progressivo dei ghiacciai. Il risultato è che secondo alcune stime sull’Everest sarebbero depositate circa 50 tonnellate di spazzatura.

Rifiuti impilati vicino al campo base dell’Everest, 12 maggio 2025 (AP Photo/Pasang Rinzee Sherpa)

Sia il ministero del Turismo che alcuni dirigenti del dipartimento che si occupa di montagna hanno confermato a BBC News che in questi anni la gran parte delle cauzioni degli alpinisti è stata restituita. Stando a quanto riferito dal presidente di una municipalità rurale di Pasang Lhamu, però, non risulta che ci siano mai state sanzioni contro chi non rispettava le indicazioni. A peggiorare la situazione c’è l’assenza di controlli, che secondo Tshering Sherpa sono limitati a un checkpoint sopra il ghiacciaio del Khumbu, la lunga lingua di ghiaccio che nella valle scende verso il campo base, che è un insieme di strutture semi permanenti relativamente attrezzato.

Per questi motivi il ministero del Turismo nepalese sta lavorando a un nuovo piano quinquennale per cercare di ripulire l’Everest, partendo proprio dalla gestione dei rifiuti degli alpinisti.

L’idea è di mantenere l’obbligo di raccolta dei rifiuti, ma di far pagare una quota fissa e non rimborsabile, che dovrebbe continuare a essere di circa 3.500 euro, come la cauzione chiesta finora. I soldi raccolti dovrebbero servire sia a istituire un checkpoint al Camp Two, che si trova a circa 6.750 metri di altitudine, sia ad assumere guardie alpine che presidino le zone più vicine alla vetta e controllino che i rifiuti vengano riportati giù. La proposta deve ancora essere formalizzata, e per entrare in vigore dovrà essere approvata dal parlamento.