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  • Domenica 28 dicembre 2025

Cosa aspettarsi dall’incontro tra Trump e Zelensky

Parleranno soprattutto di tre cose: Donbas, garanzie di sicurezza e Zaporizhzhia

Donald Trump e Volodymyr Zelensky durante l'incontro alla Casa Bianca dello scorso agosto (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson, File)
Donald Trump e Volodymyr Zelensky durante l'incontro alla Casa Bianca dello scorso agosto (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson, File)
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Alle 19 di domenica (ora italiana) è previsto un incontro tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. I due si vedranno a Mar-a-Lago, la residenza di Trump in Florida, e ci si aspetta che parlino principalmente del piano in venti punti per la fine della guerra, presentato il mese scorso da Zelensky e concordato con i mediatori statunitensi.

Le questioni più problematiche sono tre: la sovranità del Donbas, regione dell’Ucraina orientale formata da Donetsk e Luhansk; le garanzie di sicurezza, vale a dire gli impegni che Zelensky chiede ai suoi alleati per assicurarsi di avere gli strumenti per difendersi da futuri attacchi russi; il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, nel sud dell’Ucraina, attualmente in territorio occupato dai russi.

Il primo punto ha a che fare con la novità più importante del piano che Trump e Zelensky dovrebbero discutere oggi. Attualmente la Russia controlla il 99 per cento di Luhansk e più dell’80 per cento di Donetsk: sono territori particolarmente importanti per il presidente russo Vladimir Putin, da un punto di vista ideologico e militare, e infatti da mesi si è impuntato sulla pretesa che l’Ucraina li ceda interamente, anche le parti che la Russia non ha mai conquistato. Zelensky l’ha sempre giudicata una proposta irricevibile, ma col piano di novembre ha provato ad avanzare un compromesso: la ritirata di entrambi gli eserciti e la creazione di una zona demilitarizzata, i cui dettagli sarebbero da definire.

Per quanto riguarda le garanzie di sicurezza, Zelensky chiede prima di tutto un importante appoggio economico e militare ai propri alleati occidentali, anche con la possibilità di avere truppe europee come presidio di difesa in territorio ucraino (alcuni paesi europei si sono detti disponibili). Vorrebbe inoltre poter mantenere il suo esercito ad almeno 800mila unità (nel piano presentato da Russia e Stati Uniti a fine novembre, molto sbilanciato a favore della Russia, era previsto un massimo di 600mila uomini). Chiede infine che venga stabilita una data per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea e di poter firmare un accordo bilaterale con gli Stati Uniti in tema di difesa, approvato dal Congresso.

Volodymyr Zelensky insieme a vari leader europei e ai mediatori statunitensi durante uno degli incontri più importanti delle ultime settimane di negoziati, lo scorso 15 dicembre a Berlino (AP Photo/Markus Schreiber)

Sull’appoggio all’Ucraina Trump ha cambiato idea molte volte. L’Unione Europea l’ha sempre descritta come una questione essenziale e quasi identitaria, ma finora non è ancora riuscita a trovare un accordo su come potrebbe essere finanziato questo sostegno. Un’opzione è usare gli oltre 200 miliardi di euro russi congelati all’inizio della guerra e detenuti in società europee: alcuni paesi però, in particolare il Belgio, che è dove sta la maggior parte dei soldi, si oppongono per paura di ripercussioni russe.

Sabato Zelensky ha parlato al telefono con la presidente Ursula von der Leyen e altri leader europei in vista dell’incontro con Trump, e ha detto che quando sarà finito li richiamerà per riallinearsi.

L’ultimo punto è la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande in Europa: ha sei reattori nucleari, che prima della guerra producevano un quinto del fabbisogno elettrico dell’Ucraina. Ora è ferma dal settembre del 2022 e si trova in territorio occupato dai russi, molto vicino alla linea del fronte. Zelensky dice che la centrale gli serve per alimentare gli sforzi post-bellici di ricostruzione, e propone che torni in parziale controllo ucraino: nei suoi piani quindi la centrale dovrebbe essere gestita insieme agli Stati Uniti, con cui l’Ucraina dividerebbe i profitti; a loro volta gli Stati Uniti potrebbero raggiungere un accordo con la Russia affinché le venga garantita la sua parte (questo perché l’Ucraina ha rifiutato di firmare un accordo direttamente con i russi, come proposto inizialmente dagli Stati Uniti).

L’incontro di oggi è particolarmente importante perché arriva alla fine di settimane di intensi negoziati. Zelensky ha cercato di mostrarsi disponibile – per esempio, ha rinunciato per la prima volta ufficialmente all’ingresso della NATO – e fiducioso. Ha detto che il piano è pronto «al 90 per cento», e che la sua riuscita dipenderà dalla disponibilità degli alleati; al tempo stesso ha cercato di smascherare Putin, accusandolo di non avere un reale interesse nei negoziati. «I rappresentanti russi partecipano a lunghi colloqui, ma in realtà a parlare per loro sono i Kinzhal e gli Shahed», ha detto sabato dopo i bombardamenti sulla capitale Kiev. In un’intervista a Politico Trump ha comunque rimarcato che Zelensky «non ha niente [in mano] fin quando non lo decido io».