La casa reale spagnola avrebbe fatto a meno delle memorie di Juan Carlos
L’ex re è tornato a far parlare di sé con un libro che si intitola “Riconciliazione” ma sta avendo l’effetto contrario

Per anni l’ex re di Spagna, Juan Carlos, si era tenuto defilato. Era stata sia una sua scelta, sia un’imposizione della famiglia reale, per la quale è diventato un motivo d’imbarazzo. Dopo molti scandali, nel 2020 fuggì negli Emirati Arabi Uniti e iniziò una sorta di esilio auto-imposto, tornando in Spagna solo sporadicamente. Nelle ultime settimane Juan Carlos ha rotto questa specie di isolamento in modo eclatante, pubblicando un libro di memorie livoroso e mettendo in atto un’operazione di promozione personale irrituale per un ex sovrano.
Il libro si chiama Reconciliación, cioè “Riconciliazione”. In Spagna è uscito la scorsa settimana, un mese dopo una prima edizione pubblicata in Francia che aveva già fatto parecchio discutere. È stato con ogni probabilità un tentativo di riabilitare la sua immagine, ancora divisiva e polarizzante, ma sta avendo l’effetto contrario.

Juan Carlos in auto durante uno dei suoi ultimi ritorno in Spagna, a Vigo lo scorso 5 novembre (EPA/Salvador Sas)
Può essere utile un ripasso su Juan Carlos. In Spagna è associato alla fine della dittatura di Francisco Franco: divenne capo di stato dopo la morte di Franco, nel 1975, e con lui iniziò il ritorno alla democrazia. Nel 1981 contribuì a sventare il “golpe Tejero”, con cui un gruppo di militari spagnoli fece irruzione nella sede del Congresso dei Deputati, a Madrid. Juan Carlos tenne un discorso televisivo diventato celebre, con cui si schierò contro i golpisti e ordinò all’esercito di restare fedele alle istituzioni. Questo gli garantì una certa popolarità che fu intaccata, e compromessa, dalla fine degli anni Novanta in poi.
In quegli anni rimase avviluppato in una serie di scandali, legati anche alla sua vita sfarzosa, riassunti dall’episodio che precedette la sua abdicazione nel 2014: due anni prima era stato ferito durante un safari in Botswana, dove si trovava con l’amante, mentre la Spagna era alle prese con una grave crisi economica. Negli anni seguenti l’ex re fu indagato per corruzione ed evasione fiscale.
Anche se le accuse sono state archiviate e l’ex re ha risolto i problemi con il fisco, la sua reputazione non si è più ripresa e i rapporti con la famiglia reale sono deteriorati. Re Felipe VI, suo figlio e successore, gli ha tolto la pensione da 161mila euro annuali e le poche volte che torna in Spagna non può dormire nel palazzo reale. I suoi successori si sono molto spesi per cercare di distanziarsi da lui e riabilitare la credibilità della monarchia.
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Questo è il contesto in cui sono state pubblicate le memorie del re emerito, come viene chiamato, che le ha scritte insieme alla giornalista francese Laurence Debray.

Laurence Debray con una copia del libro a Madrid, il 3 dicembre (Atilano Garcia/SOPA Images via ZUMA)
Il libro contiene vari passaggi molto discussi. Per esempio, Juan Carlos imputa al governo dei Socialisti del primo ministro Pedro Sánchez e alla nuora Letizia la freddezza del figlio Felipe, che sostiene abbia cercato di dissuaderlo dallo scrivere le sue memorie. Sono stati molto commentati anche alcuni brani su Franco. Malgrado il suo ruolo nella restaurazione della democrazia, Juan Carlos scrive di aver considerato il generale quasi una figura paterna e di averne apprezzato l’«intelligenza e l’acume politico».
Reconciliación contiene anche aneddoti strampalati. Per esempio l’ex re dice che nella villa di Abu Dhabi dove vive ha un pappagallo con i colori della bandiera spagnola (la nostalgia per il suo paese è un tema ricorrente nel libro) oppure si compiace di avere la stessa suoneria dell’attore Clint Eastwood (la colonna sonora de Il buono, il brutto, il cattivo). Juan Carlos racconta persino che il padre, Giovanni di Borbone, gli raccomandò di non scrivere mai un libro di memorie: un consiglio che lui ha evidentemente disatteso.
In generale i media spagnoli, stroncando l’autobiografia, ne hanno contestato la faziosità e il contenuto in larga parte auto-assolutorio. Il giornale online El Español l’ha derubricata come il prodotto di un «narcisista consumato».
La casa editrice che pubblica il libro in Spagna, Planeta, non ha organizzato eventi di lancio. Così le trovate promozionali di Juan Carlos sono diventate una parte del problema.
Lunedì scorso ha diffuso una specie di video-appello, che è stato ricevuto con imbarazzo dalla monarchia perché non era stato concordato. Nel video Juan Carlos invitava i giovani a sostenere il re, ma difendeva pure le sue memorie come necessarie a riappropriarsi di una storia che a suo avviso era stata strumentalizzata. La casa reale ha risposto al video, cosa già di per sé rara, definendolo non necessario e inopportuno.

Copie di Riconciliazione in una libreria di Madrid, il 3 dicembre (EPA/Mariscal)
Juan Carlos lo aveva giustificato con lo stesso pretesto del libro, dicendo cioè di essere preoccupato per il presunto scarso attaccamento dei giovani spagnoli alla democrazia. A novembre era stato molto commentato un sondaggio in cui il 24 per cento delle persone intervistate tra i 18 e i 28 anni dichiaravano che preferirebbero un ordinamento autocratico. Il libro è stato pubblicato nei giorni del cinquantesimo anniversario dell’incoronazione di Juan Carlos, e quindi dell’avvio della transizione democratica: un’altra ragione per cui il tempismo del memoriale dell’ex re è stato ritenuto opinabile.
Oltre alle ragioni ufficiali, ce n’è quasi sicuramente anche una materiale: il libro è un modo per fare soldi. Juan Carlos lamenta spesso le sue presunte ristrettezze economiche, lasciando intendere che la sua famiglia e il suo paese siano ingrati nei suoi confronti (vive sotto la protezione dell’emiro Mohammed bin Zayed Al Nahyan). È possibile che, almeno sul piano economico, l’operazione di Juan Carlos funzioni. Nel giorno d’uscita in Spagna, il 3 dicembre, Reconciliación è stato il libro più venduto e, secondo le stime più generose, l’ex re potrebbe ottenere qualche milione di euro.
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