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  • Mercoledì 29 dicembre 2021

La Spagna non sa bene cosa fare con Juan Carlos

Diverse indagini per corruzione contro l'ex re sono state archiviate, ma un suo ritorno in Spagna rimane assai problematico

L'ex re di Spagna Juan Carlos al torneo di Wimbledon nel 2017 (AP Photo/ Kirsty Wigglesworth)
L'ex re di Spagna Juan Carlos al torneo di Wimbledon nel 2017 (AP Photo/ Kirsty Wigglesworth)

In queste settimane sui media spagnoli si sta discutendo del possibile ritorno in Spagna di Juan Carlos, che fu re dal 1975 al 2014 e che nel 2020 sparì per alcuni giorni prima di ricomparire negli Emirati Arabi Uniti, dove si era rifugiato a seguito dell’emersione di diversi scandali che lo riguardavano. Prima degli scandali, che in parte avevano iniziato a emergere nel 2011 e che poi si erano allargati negli anni successivi, Juan Carlos era molto amato in Spagna (anche se non in maniera omogenea in tutto il territorio nazionale), a livelli paragonabili a quelli di Elisabetta II: non aveva regnato solo per 40 anni, ma era stato anche decisivo nella transizione dalla dittatura di Francisco Franco alla democrazia.

Ora che le principali accuse nei suoi confronti sono cadute e che altre indagini stanno per essere archiviate, l’opinione pubblica è divisa tra chi vorrebbe che tornasse in Spagna e chi ritiene che sarebbe molto meglio di no. Anche il governo si trova in una posizione decisamente scomoda.

Le indagini principali a suo carico riguardavano le presunte tangenti che avrebbe ricevuto per affidare a un consorzio di società spagnole un appalto da 6,7 miliardi di euro per la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità in Arabia Saudita. Il denaro destinato a Juan Carlos era arrivato nel 2008 su un conto svizzero da parte di una fondazione panamense legata alla monarchia saudita.

La procura svizzera che stava indagando sul caso ha però archiviato le indagini, sostenendo che le prove siano insufficienti per dire con certezza che ci fosse un legame tra la provenienza del denaro e l’appalto.

Ci si aspetta inoltre che la procura spagnola archivierà altre indagini relative a ulteriori accuse di corruzione, perché i reati di cui è sospettato Juan Carlos sono caduti in prescrizione oppure si riferiscono al periodo precedente alla sua abdicazione, in un periodo in cui godeva dell’immunità sovrana. Anche altre indagini per evasione fiscale dovrebbero essere archiviate dopo che tra il 2020 e il 2021 Juan Carlos aveva pagato più di 4 milioni di euro di tasse arretrate, che erano relative al periodo tra il 2016 e il 2018: un periodo in cui lui aveva già abdicato e pertanto non godeva più dell’immunità.

Adesso che quasi tutte le indagini a suo carico sono state accantonate, alcuni spagnoli vorrebbero che Juan Carlos tornasse nel paese senza il rischio di dover passare il resto della vita in carcere, sostenendo con una certa nostalgia che sia stato il responsabile del periodo di maggior pace e prosperità in Spagna. Altri invece affrontano il tema di un eventuale ritorno con più freddezza, anche in virtù del fatto che gli scandali in cui è stato coinvolto hanno comunque compromesso la reputazione della monarchia spagnola e, per estensione, della Spagna.

L’ex re Juan Carlos durante i festeggiamenti per i suoi 80 anni con la consorte Sofia, nel 2018 (Juanjo Martín – Pool/ Getty Images)

Juan Carlos fu proclamato re nel 1975, alcuni anni dopo essere stato indicato come erede della corona spagnola dal dittatore Francisco Franco, che aveva restaurato la monarchia e se ne era nominato reggente. Nonostante questo legame con Franco, Juan Carlos cominciò a incontrarsi segretamente con i partiti di opposizione per pianificare la transizione della Spagna verso la democrazia: durante il suo regno, nel 1977, si svolsero le prime elezioni libere, e l’anno successivo fu adottata la nuova Costituzione.

Tra le altre cose, fu decisivo anche il suo intervento nello sventare il tentato colpo di stato dei militari, il cosiddetto “golpe Tejero”, nel 1981.

Per la grandissima parte del suo regno, Juan Carlos fu molto popolare in Spagna. Negli ultimi anni prima della sua abdicazione, però, il clima nei suoi confronti era cambiato, soprattutto per via dello scandalo di corruzione e truffa che aveva coinvolto Iñaki Urdangarín, marito di una delle sue figlie, l’Infanta Cristina. Nel 2011 Urdangarín fu accusato di usare fondi pubblici a scopi privati. Due anni dopo, mentre era in corso un’indagine sul caso, la casa reale spagnola decise di rendere pubblici i propri conti per la prima volta dal 1979.

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Come ha sintetizzato in maniera efficace il giornalista del País Carlos Cué, il ritorno del re emerito in Spagna è «un problema politico per quasi tutti».

Il periodo passato da Juan Carlos negli Emirati Arabi Uniti è stato molto discusso nella coalizione di centrosinistra che sostiene l’attuale governo. Fonti di Unidas Podemos (sinistra) sentite dal Diario hanno detto che il partito contempla un suo rientro in Spagna soltanto affinché «renda conto» delle proprie azioni davanti a una commissione parlamentare d’inchiesta. Per Enrique Santiago, il segretario del Partito Comunista spagnolo, l’impunità di Juan Carlos comunque «danneggia l’integrità delle istituzioni spagnole, a partire dal sistema giudiziario, che sembra incapace di applicare ai più potenti gli stessi standard che riserva ai cittadini normali».

Il primo ministro Pedro Sánchez, leader del Partito socialista spagnolo (PSOE), ha detto che Juan Carlos «deve dare una spiegazione» per gli scandali in cui è stato coinvolto, ma ha evitato di esporsi troppo sul tema del suo ritorno, limitandosi a ricordare che la decisione del rientro spetterà all’attuale re Felipe VI e non al governo.

Juan Carlos con l’allora principe Felipe VI il 18 giugno del 2014, dopo aver firmato per la propria abdicazione (AP Photo/ Daniel Ochoa de Olza)

Iñaki Gabilondo, uno dei giornalisti televisivi più noti in Spagna, ha detto che la questione non riguarda nemmeno tanto il fatto che Juan Carlos possa ritornare in Spagna o meno, quanto la misura del danno di immagine che ha fatto a se stesso e alla monarchia, specialmente a Felipe VI (che peraltro ha rinunciato all’eredità del padre per via degli scandali in cui era coinvolto). Per Gabilondo, l’ex re «può anche scappare dalla legge, ma la sua reputazione rimane completamente macchiata».

È più o meno la stessa opinione di Mariola Urrea Corres, professoressa di Diritto internazionale dell’Università di La Rioja, secondo cui «è offensivo» pensare che Juan Carlos possa tornare a vivere in Spagna e mantenersi con i soldi del bilancio della casa reale, come era accaduto fino all’anno scorso, o peggio con quelli che ha accumulato «non si sa bene come»; per Urea Corres sarebbe anche «ingenuo» credere che una nuova inchiesta possa ricostruire la reputazione delle istituzioni che hanno permesso che tutto ciò accadesse.

Urrea Corres ha chiarito che «non sembra molto realistico» che venga aperta un’indagine parlamentare nei confronti dell’ex re. Allo stesso tempo ha sostenuto che sia «illogico» attendersi una spiegazione soddisfacente da Juan Carlos, anche perché secondo alcuni giornalisti vicini alla monarchia lui vorrebbe tornare in Spagna aspettandosi di continuare a fare la stessa vita di prima.

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