In Brasile chi prenderà il posto di Bolsonaro?
Dopo la condanna definitiva, la destra cerca un nuovo candidato da opporre a Lula nelle presidenziali del 2026

Da quasi due settimane Jair Bolsonaro, ex presidente brasiliano di estrema destra, è in carcere per scontare una condanna a 27 anni e 3 mesi per tentato colpo di stato. Ha provato a lungo a evitare che la pena diventasse effettiva, coinvolgendo anche la moglie e i figli, senza riuscirci. Il prossimo ottobre in Brasile ci saranno le elezioni presidenziali: la destra sta cominciando a riorganizzarsi e a cercare un candidato unitario, con cui di fatto sostituire Bolsonaro.
Bolsonaro ha guidato le coalizioni conservatrici dal 2019, quando fu eletto presidente, e il suo “clan”, come viene definito in Brasile, resta tuttora influente. La scelta del prossimo candidato passerà anche dal suo sostegno: al momento il nome più forte e ricorrente è quello di Tarcísio de Freitas, il governatore dello stato di San Paolo. Ma non si escludono candidature di qualche membro della famiglia Bolsonaro, o scenari in cui la destra si presenti divisa al primo turno delle presidenziali, per poi ricompattarsi al ballottaggio per battere l’altro candidato, che dovrebbe essere l’attuale presidente Luiz Inácio Lula da Silva.
I recenti sviluppi delle questioni legali di Bolsonaro, cominciate con il tentativo di sovvertire l’esito delle elezioni perse nell’ottobre del 2022, hanno in parte intaccato la popolarità dell’ex presidente e della sua famiglia. Dopo la condanna era stato messo agli arresti domiciliari, poi è stato portato in carcere per un goffo tentativo di togliersi la cavigliera elettronica: lui l’ha giustificato parlando di «allucinazioni indotte da farmaci».
Nelle sue vicende giudiziarie è intervenuto anche il presidente statunitense Donald Trump, su impulso della famiglia di Bolsonaro e soprattutto del figlio Eduardo. Trump ha imposto dazi del 50 per cento per ritorsione contro quella che definisce come la «persecuzione politica» di Bolsonaro, ma il governo brasiliano non ha ceduto e anzi il tentativo di Trump di influenzare la magistratura brasiliana si è rivelato controproducente. La popolarità del presidente Lula è salita, gli effetti dei dazi sull’economia sono stati limitati (il Brasile esporta poco negli Stati Uniti) e hanno finito per colpire alcune categorie, come le grandi aziende agricole brasiliane, che erano state fra i principali sostenitori di Bolsonaro.
L’influenza del bolsonarismo sulla destra brasiliana si sta quindi parzialmente riducendo, ma secondo i sondaggi il partito di estrema destra dell’ex presidente, il Partito Liberale, ha ancora il 20-30 per cento dei voti. Ogni candidatura unitaria a destra dovrà quindi passare dall’approvazione di Bolsonaro, attraverso i suoi figli. È il motivo per cui finora anche il popolare governatore de Freitas sta dicendo di non voler correre per la presidenza, ma di puntare alla conferma a San Paolo. In molti in Brasile pensano che scioglierà le riserve solo quando arriverà una investitura diretta da Bolsonaro.

Tarcísio de Freitas e Jair Bolsonaro durante una manifestazione dell’aprile del 2025 per chiedere l’amnistia per l’ex presidente (AP Photo/Ettore Chiereguini)
De Freitas è stato ministro per le Infrastrutture nel governo di Bolsonaro, che poi lo ha sostenuto nella campagna per diventare governatore di San Paolo, lo stato più popoloso e più ricco del paese, dove hanno sede le maggiori aziende e società finanziarie. Ha 50 anni, è stato ingegnere militare fino a 33 anni, quando si è ritirato dall’esercito con il grado di capitano. Il suo primo incarico pubblico è stato quello di direttore nazionale delle infrastrutture e dei trasporti nel governo di sinistra di Dilma Rousseff. È considerato un politico pragmatico e un efficiente amministratore, con ottimi rapporti con il mondo economico brasiliano.
Ma è anche molto fedele a Bolsonaro, per il quale ha chiesto più volte di avviare un processo di amnistia: ha detto anche recentemente che farà tutto ciò che è in suo potere per tirarlo fuori dal carcere. Riguardo al processo, ha sostenuto che il Brasile stia vivendo una «dittatura della Corte Suprema», il tribunale che ha condannato in via definitiva Bolsonaro.
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De Freitas ha posizioni meno estreme di quelle di Bolsonaro, ma a San Paolo ha comunque attuato politiche molto di destra: durante la sua gestione sono aumentate le uccisioni di presunti criminali da parte della polizia. Due ong hanno denunciato la sua tolleranza verso gli abusi della polizia al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, e lui ha commentato che non gli importava.
I sondaggi indicano che de Freitas è attualmente il potenziale candidato con più speranze di mettere in difficoltà Lula in un eventuale ballottaggio, che si terrà se al primo turno nessun candidato raggiungerà il 50 per cento dei voti (dal 2002 è sempre stato necessario). Altri candidati più moderati che hanno già espresso la loro intenzione di partecipare alle presidenziali, come il governatore dello stato del Goias, Ronaldo Caiado, e quello del Paranà, Ratinho Junior, raccoglierebbero molti meno voti.

Eduardo Bolsonaro a una conferenza che riuniva esponenti delle destre mondiali a Buenos Aires, nel dicembre del 2024 (AP Photo/Natacha Pisarenko)
Esiste anche la possibilità che la famiglia Bolsonaro decida di presentare un proprio candidato. Il terzo figlio Eduardo, avvocato, è deputato dal 2014, nel 2018 è stato riconfermato alla Camera con un numero altissimo di preferenze ed era considerato la persona più adeguata a raccogliere l’eredità politica del padre, anche per i consolidati legami con la destra statunitense. Attualmente però è in esilio autoimposto proprio negli Stati Uniti, dove ha annunciato di voler chiedere asilo politico: tornando in Brasile rischierebbe a sua volta il carcere, dato che è accusato di aver provato a influenzare il processo contro il padre. Il secondogenito Carlos è deputato nello stato di Rio de Janeiro, e in vista delle prossime elezioni sta cercando di farsi candidare al Senato federale con il Partito Liberale.
Il primogenito Flávio è invece senatore dal 2019 e nelle ultime settimane è stato particolarmente attivo nei tentativi di evitare il carcere al padre: ha organizzato una manifestazione nel giorno dell’arresto e in un accorato appello ai sostenitori del padre ha chiamato a raccolta il «Signore degli eserciti» e la «giustizia di Dio». Potrebbe essere il candidato preferito dal grosso gruppo di elettori più estremisti, che ritiene necessaria una contrapposizione totale alla sinistra e all’attuale governo.

Michelle, Jair e Flávio Bolsonaro durante una protesta del luglio del 2025 (AP Photo/Eraldo Peres)
Anche all’interno della famiglia però sembrano esserci differenze di vedute sostanziali: questa settimana Flávio ha criticato apertamente Michelle Bolsonaro, terza moglie di Jair (i tre fratelli con incarichi rilevanti in politica sono figli del primo matrimonio), che aveva contestato il candidato governatore dello stato del Cearà scelto dalla coalizione di destra. Michelle è evangelica, è stata segretaria alla Camera dei deputati e poi attiva nella campagna e durante la presidenza del marito. I sondaggi hanno valutato anche una sua possibile candidatura, lei al momento smentisce di essere interessata, ma si sta dimostrando molto coinvolta nel lavoro di organizzazione del partito.
Ci sono altri due figli che attualmente hanno minori o nessuna ambizione politica: Jair Renan, di 27 anni, nato dal secondo matrimonio, influencer e consigliere comunale di Balneário Camboriú (una città da quasi 140mila abitanti), e Laura, di 15 anni, nata dal matrimonio con Michelle.
Al momento in vista delle presidenziali tutte le soluzioni restano possibili, compresa quella che al primo turno si presentino vari candidati della destra, in competizione fra loro: uno dovrebbe comunque arrivare al ballottaggio. Un’altra ipotesi considerata possibile è che de Freitas e Flávio Bolsonaro si presentino insieme, come candidati presidente e vicepresidente, puntando a unire le componenti più radicali e quelle più moderate della destra.



