Chiamate Pietrangeli
Negli ultimi anni era diventato il modo più usato dai giornali per ottenere un'opinione critica su Jannik Sinner, e lui stava al gioco

Nicola Pietrangeli, morto lunedì mattina a 92 anni, fu considerato a lungo il miglior tennista italiano, per le vittorie che ottenne tra gli anni Cinquanta e Sessanta e uno stile di gioco eclettico e spettacolare. Nell’ultimo periodo però, con l’ascesa di Jannik Sinner e di un’eccezionale generazione di tennisti italiani di successo, per una parte dell’opinione pubblica – soprattutto la più giovane o profana del tennis – era diventato più che altro l’ex tennista che rimpiange i vecchi tempi e non tiene in gran considerazione Sinner e i suoi risultati.
Era un ruolo costruito in buona parte dai media, che a ogni vittoria di Sinner lo interpellavano alla ricerca di qualche dichiarazione pungente o maliziosa, a cui spesso davano grande risalto facendola emergere in mezzo alla grande ammirazione e celebrazione generale, e alle cose positive che lo stesso Pietrangeli diceva di Sinner. Ma il meccanismo era alimentato anche da un certo egocentrismo di Pietrangeli, che aveva sempre voluto essere considerato un tennista (e un personaggio) carismatico e da guardare con una certa deferenza. Quindi stava al gioco e spesso non faceva mancare la dichiarazione pungente o maliziosa.
Questa nuova funzione di Pietrangeli nel racconto italiano del tennis era stata ben descritta già un anno fa da Emanuele Atturo in un articolo pubblicato su Ultimo Uomo:
In questa fase tarda della sua vita, si è ritrovato in un ruolo che non si sarebbe mai aspettato, quello di grande nemico di Jannik Sinner. Più nello specifico, che lo voglia oppure no, Pietrangeli è inquadrato dai giornali italiani nella figura del vecchio rosicone; dell’uomo che ormai ha fatto il suo tempo ma che non ci sta, che non sopporta sia arrivato uno più talentuoso di lui, uno più di successo. Un giovane fortissimo e con tutta la carriera davanti, in grado di strapparlo dal trono del più grande tennista italiano di sempre, mentre lui è nel suo salone circondato dal proprio passato.
Una delle prime volte in cui Pietrangeli mise la sua carriera in contrapposizione con quelle di Sinner e degli altri attuali grandi tennisti italiani fu in un’intervista che diede per i suoi 88 anni al Corriere della Sera. A una domanda su Sinner e Berrettini, presentati come suoi “eredi”, rispose contrapponendo il diverso modo di giocare suo e dei suoi tempi, più orientato secondo lui all’appagamento estetico del pubblico che alla ricerca della vittoria. «Servizi mostruosi, violenza inaudita», aveva detto di Sinner e Berrettini. «Bravissimi, per carità. Ma noi giocavamo anche per il pubblico, ai campioni moderni non gliene frega niente. Ogni palla vale 50 mila dollari, pensano solo a se stessi».
Poi arrivò, nel 2023, la discussa rinuncia di Jannik Sinner a giocare un turno preliminare di Coppa Davis: una scelta per cui la Gazzetta dello Sport lo criticò duramente per diversi giorni. Pietrangeli vinse la Coppa Davis nel 1976 da “capitano”, cioè il modo in cui nella competizione viene chiamato l’allenatore, giocò due finali nel 1960 e nel 1961 e detiene il record assoluto di partite giocate e vinte, in un tempo in cui la Coppa Davis aveva maggior importanza. In quell’occasione disse all’ANSA di non voler parlare nello specifico di Sinner, ma che «rappresentare il proprio paese è il massimo dell’aspirazione di uno sportivo, è un onore comunque, a prescindere dal risultato. Chi rifiuta per poi andare a giocare un torneo altrove, andrebbe squalificato».
Quelle dichiarazioni furono apprezzate da chi era più critico sulla decisione di Sinner – una decisione comunque abbastanza ordinaria, nel tennis di oggi – e attirarono un certo astio da una parte dei tifosi di Sinner nei confronti di Pietrangeli. Qualche mese dopo Sinner giocò e vinse da protagonista le finali di Coppa Davis, il primo di tre successi consecutivi per l’Italia: al momento della premiazione, quando Pietrangeli salì sul palco, Sinner lo guardò in modo un po’ algido e beffardo. Il video fu molto commentato e diventò un’altra importante puntata di quella strana relazione.
Da allora i media cominciarono a interpellare Pietrangeli per chiedergli un commento su ogni vicenda riguardante Sinner, soprattutto quando la vicenda poteva creare polemiche o perché volevano un’opinione controcorrente: la polemica e lo scontro sono di per sé grandi motori di attenzione, clic e traffico per giornali e mezzi di comunicazione; figuriamoci poi se l’oggetto della polemica è un personaggio vincente e amato come Sinner, e il commento polemico è quello di un personaggio vincente e amato come Pietrangeli.
Pietrangeli si prestò a questo gioco, continuando a citare i suoi successi in Coppa Davis e il suo sofisticato modo di giocare come contraltare alle rinunce di Sinner alla Nazionale (come quella alle Olimpiadi del 2024, che avvenne però per un infortunio) e alle sue vittorie basate, almeno nel suo racconto, soprattutto sulla costanza, sulla potenza e sul ritmo con cui domina gli avversari (tutte caratteristiche viste come meno “nobili”, in un certo senso, rispetto al suo estro e alla tecnica).
Il ruolo che Pietrangeli aveva acquisito, volente o nolente, funzionava soprattutto quando a Sinner qualcosa andava storto: quando si ritirava per infortunio da qualche torneo, o rinunciava alle convocazioni in nazionale o a giocare gli Internazionali d’Italia. Mentre risultava sempre più grottesco man mano che Sinner cresceva e otteneva successi mai raggiunti da nessun tennista italiano, nemmeno dallo stesso Pietrangeli.
A volte sembrava davvero essere un po’ risentito della popolarità di Sinner e del fatto che l’avesse soppiantato nell’immaginario collettivo italiano come “il miglior tennista di sempre”. Ne ha parlato per esempio Alessandro Catapano in un articolo di ricordo uscito oggi sul Foglio:
Icona dei nostri nonni, re di un tennis fatto di gesti nobili, divise rigorosamente bianche e serate con principi e sultani, nutriva un pizzico di invidia per Jannik Sinner e la sua dimensione nazionalpopolare. Un sentimento umanissimo, per carità: Pietrangeli riscontrava di essere percepito ancora, ovunque andasse, come un gigante del tennis, ma sentiva di essere stato definitivamente superato – attenzione, non cancellato – nei cuori e nelle considerazioni tecniche da Sinner. Un’impresa che ad Adriano Panatta, il primo a raccoglierne eredità e popolarità fin dagli anni Settanta, era riuscita solo in parte. Ma tanto era bastato perché i rapporti tra i due fossero distanti.

Nicola Pietrangeli durante i festeggiamenti per i suoi 90 anni al Circolo Canottieri di Roma (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
La maggior parte delle volte, però, erano gli stessi giornali e media a forzare le parole di Pietrangeli o comunque a estrapolare una cosa detta in mezzo a tante altre, magari positive e gentili con Sinner, decontestualizzandola e facendoci un titolo che attirasse l’attenzione.
In almeno un paio di occasioni, per esempio, Pietrangeli disse che a Sinner sarebbero servite «due o tre vite» per battere il suo record di partite e vittorie in Coppa Davis (soprattutto perché ai suoi tempi si giocavano molte più partite). Lo disse dopo la Coppa Davis del 2023 e dopo quella del 2024, entrambe vinte dall’Italia, dentro interviste nelle quali dispensò anche vari complimenti a Sinner. Quasi tutti i titoli e i post sui social, però, menzionavano solo che «a Sinner non basterebbero due vite per superarmi».
Pietrangeli parlò in varie occasioni delle sue dichiarazioni prese fuori contesto e del suo rapporto con Sinner: d’altra parte era uno che parlava spesso con la stampa. Nel 2024 parlò al sito Mowmag del fatto che molti tennisti italiani fossero assenti agli Internazionali d’Italia, ma aggiunse di essere «stanco di queste rotture di scatole perché mi chiamano solo quando gli fa comodo. Il 90 per cento dei giornalisti sono una bruttissima razza, nonché dei vigliacchi». Quando gli venne detto «ha fatto alcune dichiarazioni su Sinner che non sono piaciute molto», rispose così:
Ma secondo voi io ce l’ho con Sinner? Non sarò una cima dell’intelligenza, ma sarei un cretino a parlare male di Sinner, come si fa a parlar male di lui? Quello che ho detto è che i record sono fatti per essere battuti e lo ripeto che a Sinner non bastano due vite per battere tutti i miei record. Questo perché ce n’è uno imbattibile ed è quello delle partite giocate in Coppa Davis. Lo volete capire o no che quello non lo batterà mai? E nessuno mi può contraddire su questo. L’hanno rigirata come se io fossi invidioso di lui, ma che me frega a me. È un ragazzo simpatico e che gioca bene, è sempre sorridente, ha una bella faccia, è un esempio e infatti è il più ricercato d’Italia. Lui fa onore allo sport italiano. Secondo voi non ho nient’altro a cui pensare che avercela con Sinner?



