Dopo due giorni di scioperi, il Consiglio dei ministri ha approvato l’ennesimo decreto-legge per garantire la produzione dell’ex ILVA

Dopo due giorni di sciopero dei lavoratori, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che sblocca nuovi fondi per assicurare per alcuni mesi la continuità della produzione negli stabilimenti dell’ex ILVA di Taranto. Il testo del decreto-legge non è ancora stato pubblicato, ma secondo un comunicato reso noto dall’agenzia ANSA il governo autorizza Acciaierie d’Italia (come si chiama oggi l’ex ILVA) a utilizzare 108 milioni di euro fino a febbraio 2026 per garantire le attività produttive. Inoltre, vengono stanziati altri 20 milioni di euro per integrare fino al 75 per cento il trattamento della cassa integrazione straordinaria, sostenuta finora da Acciaierie d’Italia.
I decreti cosiddetti “salva-ILVA” non sono una novità: i governi di varie maggioranze ne hanno emanati parecchi da quando l’azienda è stata sequestrata e poi messa in amministrazione straordinaria, per consentire all’impianto di continuare a lavorare. È questo il motivo per cui l’impianto, che il governo vorrebbe vendere tra molte difficoltà, esiste ancora.
Da mercoledì ci sono state molte proteste tra i lavoratori dei vari stabilimenti in Italia dell’ex ILVA, che a Genova, Taranto e Novi Ligure sono stati occupati. I lavoratori hanno anche bloccato alcune strade nella zona attorno. Il presidio a Genova è finito giovedì sera, dopo che il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha convocato per il 28 novembre un incontro sul futuro degli stabilimenti dell’ex ILVA nel nord Italia (quelli di Genova, Novi Ligure e Racconigi), come richiesto dai sindacati.
Al momento ci sono poche offerte per acquistare l’ex ILVA: secondo il governo la migliore è quella del fondo Bedrock, che però prevede molti licenziamenti, e che quindi è molto impopolare. Vendere l’ex ILVA però è un’impresa quasi impossibile per via della necessità da un lato di ridurre l’impatto ambientale dello stabilimento, e dall’altro di tutelare migliaia di posti di lavoro.
– Leggi anche: Che fine faranno gli operai dell’ex ILVA di Taranto


