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  • Giovedì 13 novembre 2025

Pattinare a 65 all’ora su una lama spessa 1 millimetro

Il pattinaggio di velocità non viene chiamato così per caso: c'entrano materiali sempre più efficaci e un particolare movimento delle braccia

La pattinatrice ceca Martina Sablikova (Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)
La pattinatrice ceca Martina Sablikova (Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)
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Il pattinaggio di velocità, o speed skating, si chiama così perché tra le tre discipline di pattinaggio su ghiaccio delle Olimpiadi invernali è quella in cui atlete e atleti vanno più veloci (le altre due sono il pattinaggio di figura e lo short track). Venerdì comincia a Salt Lake City, negli Stati Uniti, la Coppa del Mondo, la principale serie di gare nel pattinaggio di velocità, quest’anno ancor più rilevanti perché prepareranno i pattinatori alle Olimpiadi di Milano Cortina del prossimo febbraio.

Nelle gare maschili si raggiungono i 65 chilometri orari. La pista è molto lunga, 400 metri con due rettilinei da 111,8 metri ciascuno (nello short track l’intera pista, curve comprese, è 111,8 metri). I materiali, come tute e pattini, sono studiati per massimizzare la velocità. Lo svolgimento delle gare inoltre è fatto apposta per consentire a chi pattina di concentrarsi solo sul percorrere la distanza nel minor tempo possibile (a eccezione dell’inseguimento e della mass start, due formati aggiunti di recente).

Mentre nello short track gli atleti pattinano sempre insieme, cercando di sorpassarsi, nel pattinaggio di velocità si gareggia contro il tempo: lo si fa due alla volta, ma solo per comodità organizzativa e comunque ben distanziati. L’unico obiettivo è metterci meno di tutti gli altri a percorrere la distanza di gara (alle Olimpiadi ci sono i 500, i 1.000, i 1.500, i 5.000 e i 10.000 metri), senza fare tante strategie.

Per il modo sinuoso in cui si muovono pattinatori e pattinatrici, guardare questo sport è abbastanza ipnotico. A differenza della corsa, in cui le braccia vanno avanti e indietro rispetto al busto, nella fase di spinta del pattinaggio di velocità le braccia si muovono di lato per compensare la spinta dei pattini che avviene diagonalmente rispetto al pavimento.

Nei rettilinei, soprattutto durante le gare più lunghe, le braccia sono tenute invece a lungo dietro la schiena, per sprecare meno energie, mentre in curva viene mosso solo quello esterno. «Il pattinaggio di velocità è un metodo di locomozione umana unico nel suo genere, perché la velocità in avanti viene raggiunta attraverso spinte laterali», ha spiegato un gruppo di ricercatori sull’International Journal of Sports Physiology and Performance.

I pattini del pattinaggio di velocità hanno la peculiarità del cosiddetto sistema “clap”, in cui la lama non è fissata per intero allo scarponcino, ma solo alla parte davanti: in questo modo la lama resta a contatto per più tempo con il ghiaccio, e consente di generare un maggiore slancio. A vederli con attenzione non danno grande impressione di stabilità: sembra che i pattinatori “saltino”, quasi.

Ogni pattino è fatto su misura e le lame, spesse tra 1 e 1,5 millimetri, vengono affilate prima di ogni gara. È un’operazione fondamentale, che se fatta con poca cura può compromettere l’esito di una gara: basta una piccola imperfezione a rendere i pattini meno stabili sul ghiaccio, complicando il lavoro degli atleti. Avere pattini buoni ma affilati male è come «avere un’auto da corsa con le gomme lisce», ha spiegato Chris Needham, ex responsabile delle attrezzature per la federazione statunitense.

Nello short track la lama è invece fissata allo scarponcino sia davanti che dietro, e la differenza del tipo di pattini è uno dei motivi per cui è raro che un atleta sia competitivo in entrambe le discipline. Arianna Fontana, che ha vinto tutto nello short track, aveva detto di volerci provare alle prossime Olimpiadi di Milano Cortina, ma a causa di un recente infortunio potrebbe alla fine rinunciare al tentativo nel pattinaggio di velocità.

La norvegese Ragne Wiklund, sul cui pattino sinistro si vede bene il funzionamento della chiusura “clap” (Douwe Bijlsma/BSR Agency/Getty Images)

Le prime Olimpiadi invernali che si svolsero in Italia, quelle di Cortina 1956, furono anche le ultime in cui le gare di speed skating si tennero su ghiaccio naturale, nello specifico su quelle del lago di Misurina. Da quel momento si cominciò a gareggiare su ghiaccio artificiale, che oggi viene preparato e curato con sempre maggior attenzione (alla temperatura, allo spessore, alla scorrevolezza) da addetti chiamati, con un po’ di enfasi, ice master“maestri del ghiaccio”.

Del resto, si diceva, tutti i materiali del pattinaggio di velocità hanno raggiunto un livello altissimo di efficacia tecnologica. Le tute sono un altro esempio: il sito Olympics.com ha scritto che gli atleti «gareggiano in una seconda pelle», per come riescono a ridurre l’attrito generato dall’aria. Sono fatte in tessuti sperimentati in gallerie del vento, con alcune parti che non consentono all’aria di penetrare e altre, posizionate in punti strategici, che la fanno passare e danno maggior aerodinamicità.

La gara con cui Francesca Lollobrigida ha vinto la medaglia d’oro nei 3.000 metri agli scorsi Mondiali

Per fare un confronto con la velocità di altri sport, il fortissimo pattinatore svedese Nils van der Poel ci ha messo meno tempo a fare il record del mondo sui 10.000 metri (12:30,74) di quanto ce ne abbia messo Joshua Cheptegei a farlo – correndo – sui 5.000 metri (12:35,36). Se la giocano quasi con le biciclette: il record maschile del chilometro nel ciclismo su pista è 55,43 secondi; la stessa distanza nel pattinaggio velocità fu percorsa in 1 minuto e 5 secondi dal russo Pavel Kulizhnikov nel 2020.

Le gare di pattinaggio di velocità alle prossime Olimpiadi si terranno al Milano Ice Park di Rho. L’Italia avrà discrete possibilità di competere per alcune medaglie, in particolare con Francesca Lollobrigida, che vinse un argento e un bronzo alle Olimpiadi di Pechino nel 2022 (nei 3.000 metri e nella mass start) e che lo scorso marzo ha vinto i Mondiali nei 5.000 metri, e con Davide Ghiotto, quattro volte campione del mondo (tre delle quali nei 10.000 metri). Tra gli atleti più attesi c’è il ventunenne statunitense Jordan Stolz, mentre la nazionale da battere sarà come sempre quella dei Paesi Bassi.