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  • Lunedì 6 marzo 2023

Il nuovo fenomeno del pattinaggio di velocità su ghiaccio

Il 18enne statunitense Jordan Stolz ha vinto tre ori ai Mondiali di speed skating, uno sport che potrebbe dominare per anni

(AP Photo/Peter Dejong)
(AP Photo/Peter Dejong)
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Nell’ultimo fine settimana a Heerenveen, nei Paesi Bassi, ci sono stati i Mondiali di speed skating (o pattinaggio di velocità) durante i quali il diciottenne statunitense Jordan Stolz si è dimostrato il miglior pattinatore al mondo. In tre giorni Stolz ha fatto il suo debutto ai Mondiali e ha vinto tre medaglie d’oro: nei 500, nei 1.000 e nei 1.500 metri. È diventato così il più giovane vincitore di sempre nella storia della competizione (che in questa forma esiste dagli anni Novanta) e il primo a vincere tre ori in un’edizione. Che Stolz fosse forte già si sapeva, ma la tranquillità, l’autorevolezza e i distacchi con cui ha battuto gli avversari hanno sorpreso molti osservatori.

Di Stolz ora si parla come di un atleta fenomenale, che fa cose che gli altri non riescono a rifare né tantomeno a capire; come di un possibile erede del pattinatore statunitense Eric Heiden (che nel 1980 vinse cinque ori in un’Olimpiade) e come del possibile dominatore del prossimo decennio del pattinaggio di velocità su ghiaccio. Tutto questo mentre ancora non è chiaro quali e quanti siano i suoi margini di miglioramento. «Non mi aspettavo di pattinare così più veloce dei migliori al mondo» ha detto Stolz alla televisione olandese «ma in qualche modo lo sto facendo».

Fuori dai palazzetti del ghiaccio di Stolz si iniziò a parlare poco più di un anno fa, quando non ancora maggiorenne e con alle spalle qualche record giovanile e nazionale si qualificò per le Olimpiadi, dove ottenne un tredicesimo e un quattordicesimo posto.

In questa stagione di Coppa del Mondo, in cui ha partecipato a cinque delle sei tappe previste, ha vinto tre gare, è arrivato diverse volte sul podio ed è finito tra i primi cinque nelle classifiche generali dei 500, dei 1.000 e dei 1.500 metri: le tre discipline più veloci del pattinaggio di velocità, nel quale si gira due per volta su una pista ovale lunga 400 metri e in cui la classifica si ottiene in base al tempo di ogni atleta su una sola prova. Si pattina insomma una volta sola per ogni distanza, senza possibilità di errori o calcoli.

A febbraio Stolz aveva anche partecipato ai Mondiali giovanili, da cui era tornato con cinque ori e due bronzi: uno sui 5.000 metri, una distanza di resistenza, e l’altro nella mass start, in cui si gareggia tutti insieme su 16 giri di pista, con volate intermedie.

Fino a quattro giorni fa Stolz era quindi promettente e oltremodo dominante tra i giovani ma non ancora “il migliore” in termini assoluti. Lo è diventato in tre giorni. Venerdì ha percorso i 500 metri sul ghiaccio della Thialf, spesso descritta come una “cattedrale” del pattinaggio su ghiaccio, nella provincia più appassionata (la Frisia) del paese più appassionato e vincente in questo sport (i Paesi Bassi): ha concluso la gara in poco più di 34 secondi, 3 decimi in meno rispetto al secondo, il canadese Laurent Dubreuil, che lo ha definito «di un altro mondo», che lo ha paragonato a Michael Jordan e che ha aggiunto: «Anche se avessi fatto una gara perfetta, sarei comunque arrivato secondo».

Sabato Stolz ha vinto la gara sui 1.000 metri con oltre 6 decimi di vantaggio sul secondo, il campione olimpico in carica Thomas Krol. Domenica ha vinto sui 1.500 davanti all’olandese Kjeld Nuis, anche lui campione olimpico in carica. Sui 500 e sui 1.000 metri Stolz ha fatto inoltre il secondo miglior tempo di sempre su una pista al livello del mare (l’altitudine aiuta infatti gli atleti, specie su sforzi brevi come questi).

Dopo le sue tre vittorie il quotidiano olandese De Telegraaf ha scritto: «L’americano ha riscritto le regole del pattinaggio e ha completato la trilogia, vincendo le sue prime due gare con netta supremazia; in questi giorni i superlativi gli volavano tutti attorno». Nel presentarlo come «il principale responsabile della scarsità di ori maschili per i Paesi Bassi» (a cui ha dato un rilevante contributo anche l’italiano Davide Ghiotto, vincitore nei 10.000 metri), De Telegraaf ha parlato di Stolz come di un «ragazzo prodigio».

(Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

I recenti e sorprendenti risultati di Stolz arrivano però da lontano, e sono conseguenza di diverse cose: su una indubbia base di talento negli anni si sono aggiunte le giuste opportunità, un sostegno non indifferente e una dedizione fuori dal comune.

Stolz vive con la famiglia a Kewaskum, una piccola città del Wisconsin, a tre quarti d’ora di auto da Milwaukee, dove c’è la pista da pattinaggio su cui si allena e dove ha sede una squadra di pattinaggio con qualche decina di iscritti. Il padre, un poliziotto di origini tedesche, racconta che il figlio iniziò a pattinare sul ghiaccio a cinque anni con la sorella maggiore sullo stagno dietro casa che, visto il clima del Wisconsin, era spesso gelato. Nel giro di qualche anno Stolz iniziò a gareggiare, e quando aveva nove anni i genitori decisero di farlo studiare da casa. Tutto questo nonostante ci sia ancora chi dice di ricordarselo «scheletrico» e «non granché veloce».

(Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

Visto che si allena da solo, con un allenatore personale, in un luogo diverso rispetto alla maggior parte dei suoi compagni di nazionale, i genitori continuano ad avere un ruolo piuttosto attivo: la madre, per esempio, è solita riprenderne con una videocamera gli allenamenti, così che lui possa poi analizzarli.

Stolz ha raccontato che, per quanto lo riguarda, la sua ascesa nel pattinaggio su ghiaccio «era programmata da sempre» ma che si fece più concreta un paio di anni fa, quando alla tecnica innata si aggiunse la forza muscolare, frutto della crescita e delle decine di ore settimanali che lui dice di dedicare all’allenamento, buona parte del quale senza pattini ai piedi. Chi lo conosce da qualche anno ricorda che un paio di estati fa, tra una stagione e l’altra, Stolz crebbe di alcuni centimetri e mise su alcuni chili di muscoli.

I muscoli e l’altezza si sono insomma aggiunti alla genetica (per esempio la lunghezza delle sue gambe e in particolare dei femori) e alle sue doti tecniche, che nei recenti Mondiali si sono viste nelle curve, in particolare nell’ultima curva dei 500 metri di venerdì, che un ex pattinatore olandese ha definito «la migliore mai pattinata», fatta a circa 60 chilometri orari di velocità, eppure con grande equilibrio e compostezza. Il compagno di nazionale Joey Mantia ha detto di lui che «sa sentire benissimo i pattini» e che soprattutto, mentre pattina, «pensa pochissimo, il che è l’ideale».

Visti i recenti risultati, per Stolz già si parla di cosa potrebbe fare da qui in avanti. Mantia ha detto che «se dovesse continuare su questa strada alle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina potrebbe puntare a cinque medaglie» e che intanto potrebbero anche arrivare almeno un paio di record mondiali. Ci sono inoltre buone possibilità che, col tempo, possa riuscire ad adattarsi anche a distanze maggiori rispetto ai 1.500 metri. Nonostante i diciotto anni Stolz, che viene descritto come un ragazzo rilassato e a volte perfino pigro, già sembra a suo agio con le aspettative e i paragoni con Heiden.

Dopo i suoi tre ori Stolz ha detto di credere di avere ancora un 20 per cento di miglioramento davanti a sé rispetto al suo livello attuale.

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