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  • Mercoledì 12 novembre 2025

Dopo gli attentati di Parigi molti si inventarono di essere dei sopravvissuti

Alcune false vittime ottennero risarcimenti, altre diventarono un riferimento per chi ci era passato davvero

Alcune persone radunate fuori dal Bataclan a Parigi, 13 dicembre 2015 (Pierre Suu/Getty Images)
Alcune persone radunate fuori dal Bataclan a Parigi, 13 dicembre 2015 (Pierre Suu/Getty Images)
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Nel dicembre del 2015 Laura Ouandjli raccontò alla polizia francese di essere stata ferita al bar Carillon, uno dei locali di Parigi colpiti negli attentati terroristici in cui un mese prima furono uccise 130 persone e ne vennero ferite molte altre. La polizia si insospettì subito perché lei aveva descritto un’esplosione, mentre il Carillon era stato attaccato solo con armi da fuoco. Venne fuori che Ouandjli era già stata accusata di truffa e falso, e nel dicembre del 2016 fu condannata a un anno di carcere per essersi finta una delle vittime degli attentati: il suo scopo era ottenere un risarcimento dal FGTI, il fondo pubblico francese per indennizzare le vittime di terrorismo e altri reati.

Il suo non fu un caso isolato. In una vicenda in cui i resoconti delle persone sopravvissute furono al centro di enormi attenzioni mediatiche, le indagini sui racconti delle presunte vittime si conclusero con oltre quindici persone condannate per truffa, tentata truffa o falsa testimonianza.

Alexandra Damien era una cliente abituale del Carillon. Dopo gli attentati disse che sarebbe dovuta andare al locale anche la sera del 13 novembre, salvo cambiare idea all’ultimo. Poi però iniziò a dire che la sua cicatrice sul gomito sinistro era dovuta a un colpo di fucile che l’aveva raggiunta durante l’attacco (in realtà se l’era fatta in un incidente di kitesurf), e fu anche citata in un articolo di Agence France-Presse che raccontava come molte persone sopravvissute agli attacchi avevano deciso di farsi un tatuaggio sull’accaduto.

Damien era iscritta a Life for Paris, la principale associazione per la tutela delle vittime degli attentati, e come Ouandjli aveva chiesto un risarcimento al FGTI, ma come lei fu scoperta. Nell’ottobre del 2018 fu a sua volta condannata a due anni di carcere, di cui 18 mesi sospesi in libertà vigilata, per falsa testimonianza e truffa, per aver ottenuto indebitamente 20mila euro dal fondo e aver beneficiato di un percorso di psicoterapia pagato dall’associazione francese delle vittime del terrorismo.

– Leggi anche: Tre ore dentro il Bataclan

Alle cosiddette “false vittime” degli attentati di Parigi il giornalista Alexandre Kauffmann ha dedicato un libro pubblicato nel 2021, La mythomane du Bataclan. In un’intervista all’emittente radiofonica France Inter, Kauffmann ha spiegato che moltissime vittime degli attacchi avevano sentito il bisogno di ritrovarsi e di confrontare le proprie esperienze nei gruppi online, dove il nome di una certa Flo Kitty, scrive nel libro, era «onnipresente». Flo Kitty è stata identificata dai media francesi come Florence Munjault ed è una delle altre false vittime degli attentati: la sua storia è stata raccontata anche in V13, il libro di Emmanuel Carrère che ricostruisce il processo contro i principali responsabili degli attacchi.

Munjault disse di essersi iscritta alla pagina Facebook di Life for Paris per dare sostegno al suo migliore amico Greg, che stando a quanto diceva era stato ferito gravemente al Bataclan. «Sollecita, disponibile, Flo diventa amministratrice del forum», scrive Carrère: «accoglie, indirizza, assiste, conforta, divulga le iniziative della comunità». Non solo entrò nel consiglio di amministrazione dell’associazione nata dalla pagina Facebook, ma contribuì anche a screditare alcune persone che avevano cercato di ottenere visibilità fingendo di essere in qualche modo coinvolte negli attentati.

Lei stessa però riuscì a ottenere un risarcimento di 25mila euro presentando documenti falsificati e un resoconto che secondo gli avvocati del fondo era un miscuglio delle testimonianze di altre vittime. Inoltre tra i feriti al Bataclan non c’era alcun Greg. Nel marzo del 2018 Munjault fu condannata a quattro anni e mezzo di carcere per frode e per aver percepito indebitamente 13mila euro in indennità di malattia. In passato era già stata condannata tre volte per reati simili; aveva anche presentato più richieste per un alloggio popolare, a cui le persone con lo status di vittima hanno l’accesso prioritario.

Tra le persone che si sono finte vittime degli attacchi di Parigi ci sono anche Sasa Damjanovic e Vera Vasic, una coppia che nel 2016 fu condannata per aver truffato il FGTI, da cui aveva ottenuto 60mila euro di risarcimento: dissero di essere stati feriti fuori dallo Stade de France, dove sempre la sera del 13 novembre ci furono due attacchi suicidi. Furono condannati di nuovo per tentata truffa ai danni del FGTI nel 2017, quando sostennero di essere tra i feriti sul lungomare di Nizza, dove un uomo alla guida di un camion investì centinaia di persone. In entrambi i casi si trovavano altrove.

Cedric Rey fu a sua volta condannato a due anni di carcere con 18 mesi sospesi sempre nel 2017. Secondo il suo racconto un attentatore gli aveva puntato contro il suo fucile al Bataclan, ma poi aveva ucciso una donna incinta che stava scappando: nel locale però non era stata uccisa alcuna donna incinta, e il tracciamento telefonico mostrò che durante l’attacco Rey si trovava a una trentina di chilometri dal locale, e che arrivò in zona solo dopo. La storia di Audrey G., un’altra ragazza che si finse sopravvissuta agli attentati, e che era stata citata anche in un resoconto del New York Times, ha invece ispirato La Diva del Bataclan, un musical che verrà messo in scena dal prossimo febbraio al Teatro Fontana di Milano.