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  • Lunedì 10 novembre 2025

Nicolas Sarkozy è uscito dal carcere

L'ex presidente francese è ora in libertà vigilata in attesa del secondo grado del processo: lo ha deciso la Corte d’Appello

Nicolas Sarkozy e, di spalle, la moglie Carla Bruni, Parigi, 21 ottobre 2025 (AP Photo/Thibault Camus)
Nicolas Sarkozy e, di spalle, la moglie Carla Bruni, Parigi, 21 ottobre 2025 (AP Photo/Thibault Camus)
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L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, in carcere dal 21 ottobre per una condanna a cinque anni per associazione a delinquere, è tornato a casa. È ora sottoposto alla misura alternativa che in Francia viene chiamata contrôle judiciaire – una forma di libertà vigilata – che comporta il rispetto di determinati obblighi e limitazioni ai propri spostamenti. La decisione è stata presa lunedì mattina dalla Corte d’Appello di Parigi.

La condanna era stata emanata a settembre, quando un giudice aveva stabilito che durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2007 Sarkozy provò a ottenere finanziamenti illeciti dal regime del dittatore libico Muammar Gheddafi: Sarkozy vinse poi quelle elezioni al ballottaggio. I giudici di primo grado avevano stabilito che l’ex presidente dovesse aspettare in carcere l’inizio del processo di appello, previsto per marzo del 2026. Avevano giustificato il provvedimento con la gravità delle accuse.

Durante l’udienza in cui è stata decisa la scarcerazione Sarkozy ha potuto parlare in videochiamata dal carcere La Santé di Parigi, appena a sud del centro della città. Ha detto che la detenzione è «molto dura» (aggiungendo che lo è «per tutti i detenuti») e l’ha definita un «incubo». Ha inoltre ringraziato il personale penitenziario per la sua «umanità», che gli ha reso sopportabile la detenzione. Sarkozy si trovava in isolamento ed è sempre stato affiancato da due agenti incaricati della sua sicurezza.

All’ex presidente è stato inoltre vietato di avere contatti con le altre persone condannate nel caso e con Gérald Darmanin, ministro della Giustizia e uno dei più influenti politici di centrodestra francesi. Darmanin gli aveva fatto visita in carcere a fine ottobre, cosa che aveva suscitato molte critiche soprattutto da parte della magistratura: il gesto era stato visto come una forma di trattamento preferenziale.

I suoi avvocati avevano presentato una richiesta di rilascio alla Corte d’Appello facendo riferimento al codice di procedura penale francese che prevede di mantenere una persona in detenzione solo se ciò costituisce il «solo mezzo» a disposizione, per esempio per proteggere le prove o evitare che il presunto reato venga compiuto di nuovo. Hanno in pratica presentato la carcerazione di Sarkozy come una misura cautelare e non come l’esecuzione di una condanna di primo grado, cosa che ha portato la Corte d’Appello a decidere la sua liberazione.

Oltre a Sarkozy nel caso erano coinvolte anche altre persone, di cui due erano state incarcerate. La Corte d’Appello aveva già deciso la scarcerazione di una di loro: l’ex banchiere Wahib Nacer, 81 anni, anche lui sottoposto al contrôle judiciaire. Ha deciso invece di non concedere la scarcerazione all’intermediario Alexandre Djouhri, condannato a sei anni e al pagamento di una multa pari a 3 milioni di euro: la corte ha ritenuto che avesse presentato delle garanzie «particolarmente deboli» contro il rischio di fuga e che vi fosse anche il concreto rischio che potesse esercitare pressioni sui testimoni al processo.