La Turchia ha emesso un mandato d’arresto contro Benjamin Netanyahu, accusandolo di genocidio

Un cartello con la faccia di Benjamin Netanyahu
Un cartello con la faccia di Benjamin Netanyahu (David Silverman/Getty Images)

La Turchia ha emesso mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e altri 36 politici e funzionari del suo governo, tra cui il capo dell’esercito Eyal Zamir e i ministri della difesa, Israel Katz, e della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir. La Turchia li ha accusati di genocidio e crimini contro l’umanità, facendo riferimento in particolare al bombardamento dell’esercito israeliano che lo scorso marzo aveva distrutto un ospedale costruito proprio dalla Turchia nella Striscia di Gaza.

È un provvedimento simbolico, come del resto i mandati emessi dalla Corte penale internazionale nel 2024 per crimini di guerra. Non implica che Netanyahu venga arrestato, a meno che non vada in Turchia (cosa al momento improbabile, visti i rapporti tra i due paesi). Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Saar, ha sostenuto che quella della Turchia sia una trovata pubblicitaria.

I rapporti tra Turchia e Israele sono da sempre tesi, ma dopo l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza sono peggiorati ulteriormente. Dopo avere richiamato il suo ambasciatore in Israele, nel 2024 la Turchia aveva sospeso gli scambi commerciali, con l’obiettivo di spingere il governo israeliano ad accettare un cessate il fuoco a Gaza, e si era unita al Sudafrica accusando Israele di genocidio alla Corte internazionale di giustizia. In precedenza il presidente Recep Tayyip Erdoğan aveva criticato sempre più duramente il governo israeliano: nel 2023 per esempio aveva paragonato Netanyahu a Hitler e le operazioni militari in corso a Gaza all’Olocausto.