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  • Giovedì 6 novembre 2025

Le foto dal nord di Gaza, dove restano solo macerie

Alcuni giornalisti stranieri sono potuti entrare nel nord della Striscia al seguito dell'esercito israeliano, per la prima volta dall'inizio del cessate il fuoco

(AP Photo/Ohad Zwigenberg)
(AP Photo/Ohad Zwigenberg)
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Mercoledì alcuni giornalisti e fotografi di media internazionali, tra cui Associated Press e BBC News, sono entrati nella Striscia di Gaza al seguito dell’esercito israeliano. Fin dall’inizio della guerra Israele ha vietato l’ingresso nella Striscia ai giornalisti stranieri e ha permesso solo visite sporadiche, come questa, in cui accompagna i giornalisti in un itinerario prefissato, assicurandosi quindi che vedano solo quello che è disposto a mostrare, e sottopone alla censura militare il loro materiale, controllandolo prima della pubblicazione.

Sono le prime foto fatte da giornalisti stranieri da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, lo scorso 10 ottobre. Mostrano la devastazione causata da oltre due anni di guerra, nei quali Israele ha attaccato e bombardato continuamente tutto il territorio della Striscia. I giornalisti sono stati portati a Shujaiya, un quartiere orientale della città di Gaza (nel nord) che l’esercito aveva accerchiato e ordinato di evacuare completamente, e in un avamposto da cui si possono vedere la città da un lato e dall’altro Beit Hanoun, più a nord.

La corrispondente di BBC News Lucy Williamson ha riferito che da lì si vede solo un panorama piatto di macerie, che riempie l’orizzonte, e che «non c’è quasi più niente con cui orientarsi o identificare i quartieri dove un tempo vivevano decine di migliaia di persone». Le foto qui sopra, di Associated Press, lo mostrano.

Le immagini che sono arrivate dalle agenzie si somigliano molto tra loro, anche se sono state scattate da fotografi di media diversi, per l’impostazione della visita e i rigidi controlli dell’esercito. Reuters, che era tra le agenzie che hanno partecipato alla visita, per esempio ha dovuto cancellarne sei in cui si vedeva una postazione militare israeliana.

Il servizio di BBC News girato durante la visita

La zona visitata dai giornalisti si trova a ridosso della “linea gialla”, cioè il limite al di là del quale l’esercito si è ritirato per il cessate il fuoco, che in teoria sarebbe temporaneo ma sta diventando sempre di più un confine fisso. L’esercito lo ha delimitato con blocchi di cemento giallo e spara a vista a chiunque gli si avvicini: succede quotidianamente, l’ultima volta mercoledì, quando ha ucciso due persone palestinesi.

Secondo le autorità di Gaza (controllate da Hamas), dopo l’inizio del cessate il fuoco l’esercito israeliano ha ucciso almeno 240 persone, più di cento delle quali nei bombardamenti della settimana scorsa. Dopo ogni serie di attacchi il governo israeliano ha sostenuto che sarebbe tornato a rispettare il cessate il fuoco, che per ora sta dunque reggendo, nonostante le reciproche accuse di violazioni.

Con il cessate il fuoco sono riprese le consegne di cibo e beni essenziali per la popolazione palestinese, che però comunque rimangono insufficienti: il governo locale dice che finora Israele sta consentendo l’ingresso, in media, di 145 camion di aiuti al giorno, contro i 600 pattuiti dall’accordo di cessate il fuoco negoziato dagli Stati Uniti e considerati teoricamente sufficienti ai bisogni della popolazione (prima della guerra erano in media 500 al giorno). Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha detto che finora ha potuto consegnare 20mila tonnellate di cibo, circa metà del fabbisogno stimato, e ha potuto riaprire solo un terzo dei punti di distribuzione previsti.

– Leggi anche: Entrare nella Striscia di Gaza