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  • Giovedì 6 novembre 2025

Lo shutdown negli Stati Uniti è il più lungo di sempre

Da 36 giorni il governo federale non può più spendere soldi, con conseguenze per centinaia di migliaia di persone

La polizia fuori dalla sede del Congresso, a Washington, il 5 novembre
La polizia fuori dalla sede del Congresso, a Washington, il 5 novembre (AP Photo/Mariam Zuhaib)
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Lo “shutdown” (“spegnimento” o “chiusura” in italiano) del governo statunitense è diventato il più lungo di sempre: era cominciato lo scorso 1° ottobre, e quindi va avanti da più di 36 giorni. Significa che da oltre un mese il governo federale non può spendere soldi, salvo quelli necessari a finanziare le attività essenziali, perché i Repubblicani e i Democratici non riescono a mettersi d’accordo sulla legge di bilancio. Il precedente shutdown più duraturo era stato di 35 giorni ed era avvenuto tra dicembre del 2018 e gennaio del 2019, durante il primo mandato di Donald Trump.

Durante lo shutdown restano attive le attività considerate essenziali, come quelle dell’esercito, il pagamento delle pensioni, la gestione del traffico aereo e delle infrastrutture. Tutto il resto smette di funzionare, dai grandi parchi al rilascio di visti e documenti. Da inizio ottobre 750mila dipendenti federali sono stati messi in congedo, e il protrarsi del blocco alle spese sta avendo conseguenze pratiche per milioni di persone che vivono negli Stati Uniti. Questo è dovuto in parte a decisioni che l’amministrazione Trump prende per mettere pressione sui Democratici, addossare a loro la responsabilità dei disagi e convincerli a cedere alle richieste dei Repubblicani sulla legge di bilancio.

Mercoledì il segretario ai Trasporti, Sean Duffy, ha ordinato una riduzione del 10 per cento dei voli nei principali 40 aeroporti del paese. L’ha motivata con ragioni di sicurezza: circa 13mila controllori di volo, che negli Stati Uniti sono dipendenti federali, e 50mila agenti della sicurezza del suo dipartimento stanno lavorando senza stipendio. Duffy ha sostenuto che la riduzione verrebbe evitata se i Democratici accettassero di mettere fine allo shutdown, mentre i Democratici dicono che è tutta una scusa per spingerli ad acconsentire alle richieste dei Repubblicani.

I controlli al Philadelphia International Airport, il 5 novembre

I controlli al Philadelphia International Airport, il 5 novembre (AP Photo/Matt Rourke)

Le riduzioni dei voli cominceranno venerdì e saranno progressive: del 4 per cento quel giorno, del 5 per cento sabato e del 6 per cento domenica, fino ad arrivare al 10 per cento la settimana prossima. La Federal Aviation Administration (FAA), l’agenzia federale che si occupa della sicurezza e dei controlli di volo, ha detto che i voli internazionali saranno esclusi dalle cancellazioni. Da inizio ottobre, secondo le compagnie aeree, la carenza di controllori ha creato problemi ad almeno 3,2 milioni di persone.

Lo shutdown sta avendo conseguenze anche sui sussidi federali per l’assistenza alimentare alle famiglie in condizioni di povertà, che fanno parte del programma SNAP. Li riceve una persona su otto negli Stati Uniti, ma con lo shutdown la loro erogazione è stata limitata, nonostante vari tribunali federali abbiano stabilito che l’amministrazione Trump dovrebbe usare fondi di emergenza per continuare a pagarli.

Una distribuzione di cibo a Chicago, il 5 novembre

Una distribuzione di cibo a Chicago, il 5 novembre (AP Photo/Nam Y. Huh)

Inoltre il dipartimento dell’Agricoltura, responsabile del programma, ha chiesto agli stati di ricalcolare gli importi dei sussidi. Secondo un’analisi del centro studi Center on Budget and Policy Priorities, citata dal New York Times, queste modifiche rischiano di azzerarli per almeno cinque milioni di persone a partire da novembre, sui 42 milioni che li ricevono ogni mese, e di ridurre del 61 per cento gli importi di quelli erogati.

Martedì Trump aveva minacciato di sospendere del tutto il programma finché non fosse finito lo shutdown, sempre dando la colpa ai Democratici, ma funzionari dell’amministrazione hanno detto che non sarà così.

Una protesta contro l'amministrazione Trump fuori dal Congresso, il 5 novembre

Una protesta contro l’amministrazione Trump fuori dal Congresso, il 5 novembre (AP Photo/Mark Schiefelbein)

Al di là delle polemiche e delle reciproche attribuzioni di colpa, le responsabilità dello shutdown sono condivise tra Repubblicani e Democratici. I Repubblicani hanno la maggioranza sia alla Camera che al Senato, ma non hanno abbastanza seggi per approvare la legge di bilancio da soli: servono 60 voti su 100 al Senato, e quindi la collaborazione di almeno una parte dei Democratici. Senza un accordo, il governo “chiude”.

Tra le principali condizioni poste dai Democratici per approvare la legge di bilancio c’è l’estensione delle agevolazioni fiscali per le assicurazioni sanitarie e maggiori fondi per Medicaid, il programma di assicurazione sanitaria gratuito per le fasce più povere della popolazione.

I Democratici hanno sostenuto che i buoni risultati elettorali ottenuti martedì, nelle prime elezioni importanti dal ritorno di Trump alla Casa Bianca, siano la prova che le persone «capiscono che i Repubblicani sono responsabili di questo orribile shutdown», come ha detto il loro capo al Senato, Chuck Schumer. Trump, incontrando alcuni senatori del suo partito, ha riconosciuto che i disagi causati dallo shutdown abbiano contribuito alle sconfitte dei suoi candidati.

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