BYD ha puntato le aziende mollate da Stellantis
La società cinese ne ha trovate 85 nella zona di Torino disposte a fornire componenti per le sue auto elettriche

L’azienda cinese BYD, la prima produttrice al mondo di veicoli elettrici, dopo mesi di ricerche ha individuato oltre ottanta aziende italiane pronte a rifornirla di componenti per le sue auto: cambi, filtri dell’olio e dell’aria, freni e molti altri dispositivi essenziali. Anzi, più che aziende italiane sono aziende torinesi, perché la ricerca di BYD si è concentrata in provincia di Torino, dove nacque la Fiat e dove la crisi di Stellantis ha lasciato nei guai decine di aziende: alcune hanno chiuso, altre stanno sfruttando lunghi periodi di cassa integrazione, altre ancora si sono messe a fare altro.
Gli incontri con le aziende torinesi legate prima a Fiat e poi a Stellantis sono stati favoriti dalle persone scelte da BYD per entrare nel mercato europeo: Alfredo Altavilla, già dirigente di alto livello di Fiat e FCA e oggi consigliere per l’Europa di BYD, e Alessandro Grosso, ex dirigente di Stellantis che è responsabile di BYD in Italia.
La scorsa settimana Altavilla ha partecipato a un incontro organizzato a Torino in cui ha parlato del lavoro fatto dall’inizio dell’anno. Tra il 20 e il 22 febbraio i dirigenti di BYD si sono confrontati con quasi 200 aziende torinesi da cui dopo un lavoro di selezione durato mesi ne sono state individuate 85. Altavilla ha detto che i dirigenti cinesi sono rimasti impressionati dalla capacità produttiva della filiera torinese, appesantita da costi energetici che la rendono poco competitiva rispetto all’estero. Nelle ultime settimane i contatti sono continuati, ma al momento non risultano contratti già firmati.
La ricerca di fornitori italiani è un segnale concreto della volontà di BYD di competere sul mercato europeo e italiano. A ottobre in Italia BYD ha venduto quasi quattro volte i veicoli venduti nello stesso mese lo scorso anno, e dall’inizio del 2025 ha venduto 16.700 auto, con una quota di mercato dell’1,3% e di più dell’11% se si considerano solo le auto elettriche. Sempre a ottobre ha venduto 3.354 auto in Germania, l’1,3% del mercato.
Nel frattempo in Ungheria continuano i lavori in vista dell’apertura della sua prima fabbrica europea, dove circa 10mila lavoratori (di cui un quinto ingegneri) produrranno fino a 250mila auto all’anno. BYD ha confermato l’apertura di un secondo stabilimento in Turchia, mentre nelle ultime settimane è circolata l’ipotesi che BYD apra un terzo stabilimento, in Spagna, dedicato alla produzione di batterie. A Milano invece ha aperto il suo centro europeo di design. Produrre in Europa consente a BYD di evitare i dazi imposti dall’Unione Europea sulle vendite di auto prodotte all’estero.
Le aziende torinesi dovrebbero fornire componenti agli stabilimenti europei, quindi potenzialmente con commesse fino a 500mila auto all’anno. Sono numeri notevoli se confrontati con la produzione di Stellantis, che quest’anno si è ridotta di circa il 30 per cento rispetto allo scorso anno. Finora, secondo le stime dei sindacati, sono stati prodotti circa 265mila veicoli e si prevede che arriveranno a 310mila entro la fine dell’anno.
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Il calo di produzione causa un danno diretto per i lavoratori di Stellantis, costretti a lunghi periodi a stipendio ridotto per via della cassa integrazione, ma è un danno anche per tutto l’indotto. In particolare a Torino Stellantis ha ridotto o addirittura azzerato molte forniture: significa che non commissiona più componenti alle aziende che dipendono quasi esclusivamente dalla produzione di auto, in Italia monopolizzata da Stellantis.
Una delle aziende individuate da BYD è la Sila Group di Orbassano, storico fornitore di cambi per Stellantis. Il presidente Edoardo Pavesio, intervistato dal Corriere Torino, ha detto che l’eventuale collaborazione con BYD è un modo per allargare gli orizzonti e diversificare crescendo anche all’estero. Sila Group lo aveva già fatto in passato, producendo componenti in India, Cina e Sudamerica, mentre molte altre aziende più piccole sono rimaste legate solo a Stellantis.
«Ben venga che ci sia l’interessamento di un’azienda come BYD nella filiera torinese», dice Gianni Mannori, responsabile di Stellantis per la FIOM di Torino, il sindacato dei metalmeccanici di CGIL. «BYD si è accorta che qui ci sono maestranze con grande esperienza e con capacità di fare automobili. Gli unici che se ne sono dimenticati sono quelli di Stellantis». I sindacati hanno un’unica preoccupazione, e cioè che all’interesse di BYD per l’esperienza italiana non corrisponda poi l’intenzione di produrre componenti in Italia: «L’importante è che venga portato nuovo lavoro qui, non che si sfrutti l’esperienza italiana per delocalizzare queste produzioni all’estero. Vogliamo smettere di parlare di licenziamenti».



