Le indagini sulle sospette uccisioni di orsi in Trentino
Si è saputo da poco di un cacciatore indagato, e altri due sono stati rinviati a giudizio

Nelle ultime settimane in Trentino si è di nuovo parlato di casi di sospetto bracconaggio, dopo i ritrovamenti di un’orsa morta lo scorso settembre a Caldes e poi della pelle di un orso a Fondo, due comuni in provincia di Trento distanti circa trenta chilometri. È un argomento che da anni in Trentino si porta dietro molte polemiche, soprattutto dopo la morte del 26enne Andrea Papi, aggredito a Caldes dall’orsa JJ4 nell’aprile del 2023, e dopo l’approvazione di una legge che consente di abbattere fino a 8 orsi cosiddetti problematici all’anno.
Su alcuni di questi casi sospetti la procura di Trento ha aperto delle indagini. Alcune, come quella sulla morte dell’orsa F32, trovata il 15 marzo scorso in Val di Sole, vengono rese note soltanto una volta archiviate. Altre invece sono pubbliche: si sa per esempio che saranno processati i due cacciatori accusati di aver sparato e ucciso a settembre del 2023 l’orsa F36. Sono accusati di concorso in uccisione di animale.
Il Corriere del Trentino ha scritto martedì che un altro cacciatore è stato indagato per la morte dell’orso MJ5, avvenuta nell’ottobre del 2023 vicino a Bresimo, un comune della Val di Non. Sempre il Corriere ha aggiunto che dagli esami balistici risulta che MJ5 sia stato ucciso con un colpo di fucile. Per questo caso però la procura ha chiesto l’archiviazione. Infine, quest’estate il giudice per le indagini preliminari aveva chiesto ulteriori accertamenti per stabilire le cause della morte dell’orso M62, trovato morto tra il lago di Molveno e San Lorenzo Dorsino nel 2023.
Quello stesso anno MJ5 aveva aggredito un escursionista in val di Rabbi, e dopo l’aggressione il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti ordinò l’abbattimento dell’orso, ordine che però venne sospeso dal Tribunale amministrativo regionale (TAR) di Trento. Il TAR rimandò la causa alla Corte di giustizia dell’Unione Europea, chiedendo chiarimenti sulla normativa europea che tutela, tra le altre specie, anche l’orso e ne permette l’abbattimento solo in casi eccezionali e per motivi di sicurezza. Fugatti ha fatto lo stesso con altri due individui problematici, JJ4 (l’orsa che uccise Papi) e l’orsa F36.
L’ENPA (Ente nazionale per la protezione degli animali) ha fatto sapere di avere presentato in procura una denuncia contro ignoti per il ritrovamento dell’orsa morta a Caldes e della pelle di orso a Fondo, che ritiene due atti di bracconaggio. Annamaria Procacci, dell’ENPA, ha detto che «in Trentino ormai si è superata anche quella che si può definire “emergenza” per quel che riguarda la popolazione ursina». Anche Massimo Vitturi della Lega Anti Vivisezione (LAV) ha usato toni molto critici per commentare gli ultimi ritrovamenti: ha definito il Trentino «un territorio di scorribande per bracconieri e giustizieri fai da te».
Ancora il Corriere del Trentino ha calcolato che dalla morte di Papi a oggi quattro orsi siano stati uccisi illegalmente, e su altri due sono più cauti. Non ci sono dati ufficiali: nell’ultimo Rapporto Grandi Carnivori della provincia di Trento, uscito ad aprile, si dice che nel 2024 è stata registrata la morte di nove individui, per due dei quali non è stato possibile stabilire le cause. Anche nel 2023 erano state rilevate nove morti di orsi: per sei non era stato possibile stabilire le cause, perché non erano note al momento in cui era stato scritto il rapporto o perché i resti degli individui erano in stato di decomposizione troppo avanzata per ricostruirlo.
Gli orsi bruni sono stati reintrodotti nelle Alpi centro-orientali dal 1999 e oggi, secondo l’ultima indagine sul loro numero, sono un centinaio. Vivono in un’area di oltre 2mila chilometri quadrati, compresa quasi interamente nel Trentino occidentale e mappata sempre grazie ai campioni biologici. È previsto un monitoraggio genetico per il 2025. Gli orsi di cui si parla sui giornali e nel dibattito politico locale sono quelli cosiddetti problematici: sono ritenuti dannosi o pericolosi perché sono abituati alla presenza umana e non la evitano. Sono comunque una minoranza.
Nel 2024 il Consiglio provinciale di Trento ha approvato un discusso disegno di legge per consentire l’abbattimento da parte dell’amministrazione di un massimo di 8 orsi problematici all’anno nei successivi tre anni. Il disegno di legge prevede che nel 2026 la quota massima debba essere ridefinita sulla base di una nuova valutazione. Le regole permettono la rimozione di al massimo due femmine e due maschi adulti, e di quattro individui subadulti (già sviluppati, ma non ancora in grado di riprodursi).
– Leggi anche: Come sono gestiti gli orsi del Trentino



