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  • Mercoledì 29 ottobre 2025

Le Olimpiadi di Milano Cortina Bormio Livigno Tesero Predazzo Anterselva Verona

Mancano 100 giorni alle Olimpiadi più diffuse di sempre, che si chiamano come due posti ma che ne riguarderanno molti di più

Una foto di Bormio, con tecnica tilt-shift e conseguente "effetto miniatura" nel dicembre del 2024 (Christian Bruna/Getty Images)
Una foto di Bormio, con tecnica tilt-shift e conseguente "effetto miniatura" nel dicembre del 2024 (Christian Bruna/Getty Images)
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Ester Ledecká è sia sciatrice che snowboarder, e alle Olimpiadi invernali del 2018 fu la prima di sempre a vincere l’oro in entrambi gli sport. Alle Olimpiadi di Milano Cortina, che inizieranno tra 100 giorni, non potrà riprovarci. Le due gare a cui puntava, la discesa libera e lo slalom gigante parallelo, saranno infatti nello stesso giorno, e però in due posti diversi, separati da non meno di quattro ore di macchina. È uno degli svantaggi – insieme con qualche vantaggio – di queste Olimpiadi, che, come dicono gli organizzatori, saranno «le più estese di sempre, diffuse su un’area di oltre 22.000 chilometri quadrati».

Si chiamano Olimpiadi di Milano Cortina (senza trattino) perché Milano e Cortina d’Ampezzo sono i due luoghi più rappresentativi, ma saranno ben più diffuse. Molti atleti e molte atlete non gareggeranno né a Cortina né a Milano, e nemmeno ci metteranno piede; parecchi altri salteranno la cerimonia di chiusura a Verona.

Qualcuno gareggerà a Livigno, quasi Svizzera, qualcun altro ad Anterselva/Antholz, al confine con l’Austria. Appassionati e addetti ai lavori dovranno spostarsi tra posti magari non lontanissimi, ma comunque ben distanti: tra Cortina e Bormio, sedi delle gare femminili e maschili di sci alpino, ci sono meno di 150 chilometri in linea d’aria, che diventano molte ore di macchina (“molte” perché dipende da quale strada si può fare in base alle condizioni delle strade, specie se di notte o se c’è neve).

Non si poteva fare altrimenti, una volta deciso di farle anche a Milano. Cortina, che ospitò le Olimpiadi invernali nel 1956, era troppo piccola per rifarlo da sola nel 2026; e Milano è ben più lontana dalle montagne rispetto a Torino, che nel 2006 le ospitò senza organizzare nemmeno un evento fuori dalla sua provincia. E nessuno degli altri luoghi, come Livigno o Bormio, aveva strutture e piste adeguate a tutti gli sport invernali.

Tra 100 giorni le Olimpiadi invernali – con quasi 3mila atleti e atlete in 16 sport diversi, divisi in 116 eventi da medaglia – saranno quindi diffuse in otto posti diversi: Milano (con anche i comuni di Rho e Assago), Cortina, Bormio, Livigno, Tesero, Predazzo, Anterselva e Verona. Tra questi, alcuni ospiteranno un solo sport, altri sport e discipline diverse, a volte in sedi a loro volta diverse.

Milano ospiterà a San Siro la cerimonia di apertura del 6 febbraio e poi tutte le prove di pattinaggio: lo short track, il pattinaggio di velocità, il pattinaggio di figura e l’hockey. Short track e pattinaggio di velocità si somigliano, ma si fanno su piste diverse, e saranno quindi in sedi diverse: il pattinaggio di velocità sarà nello Speed Skating Stadium del polo fieristico di Rho (in un’area che sarà chiamata Milano Ice Park); lo short track sarà nella Ice Skating Arena, che è più nota come Forum di Assago, e ospiterà anche il pattinaggio di figura.

C’è poi l’hockey su ghiaccio, le cui gare saranno un po’ alla Milano Rho Ice Hockey Arena (a sua volta parte del Milano Ice Park) e un po’ alla Santagiulia Ice Hockey Arena, che ha una capienza di 14mila posti e ospiterà le partite più importanti. È ancora in costruzione – alcune gare di prova previste per gennaio sono state annullate – ma dovrebbe essere pronta in tempo per le Olimpiadi.

La Santagiulia Ice Hockey Arena nell’agosto del 2025, Milano (Vincenzo Lombardo/Getty Images)

Non sarebbe di certo la prima volta che una sede olimpica risulterà pronta appena in tempo: succede piuttosto di frequente, non solo in Italia. E come è normale che succeda in grandi città, anche tra diverse sedi milanesi ci sarà una certa distanza: tra i due stadi dell’hockey, alle due parti opposte di Milano, ci sono per esempio 40 chilometri di distanza, e per andare da uno all’altro con i mezzi ci vorrà circa un’ora.

A Cortina d’Ampezzo, che senza turisti ha poco più di 5mila abitanti, ci saranno le gare di bob, skeleton e slittino (tutte sulla stessa pista), oltre a quelle di curling e di sci alpino femminile. Il curling sarà in uno stadio di circa 3.500 posti, lo stesso – rimodernato – che nel 1956 ospitò la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Cortina. Seppur nel suo piccolo, è insomma uno stadio olimpico; cosa che per ora San Siro ancora non è, e che diventerà solo dopo aver ospitato la cerimonia d’apertura.

Lo stadio Olimpico di Cortina d’Ampezzo nel 2024 (Claudio Villa/Getty Images)

Le “discipline del budello” (come sono anche note bob, skeleton e slittino, e dove per “budello” si intende la pista) saranno tutte nel Cortina Sliding Centre, la nuova pista di cui si è discusso molto negli ultimi anni. Se ne parla spesso come della “pista da bob”, ma ospiterà appunto anche le gare di slittino (in cui si parte da seduti) e skeleton (in cui si scende a pancia in giù e faccia in avanti). Le gare ampezzane di sci – tutte quelle femminili, dalla discesa libera allo slalom speciale – saranno sulla pista delle Tofane.

Una parte del “budello” di Cortina d’Ampezzo, nel marzo 2025 (REUTERS/Claudia Greco)

A Bormio, in provincia di Sondrio, ci sarà tutto lo sci alpino maschile e – per la prima volta alle Olimpiadi – lo scialpinismo, maschile e femminile: tutti gli eventi di entrambi gli sport saranno sulla Stelvio, una pista storica.

Non lontano, perlomeno in linea d’aria, e sempre in Valtellina, ci saranno le gare di Livigno, in un altopiano anche noto come “Piccolo Tibet”. In due luoghi diversi (il Livigno Snow Park e il Livigno Aerials & Moguls Park) Livigno ospiterà tutte le gare di sci acrobatico e snowboard. Sono sport tra i più giovani e per giovani delle Olimpiadi invernali, e assegneranno medaglie in 26 discipline diverse, con oltre 500 atleti e atlete in gara.

Già all’inizio di quest’anno il Washington Post spiegava così ai suoi lettori quanto sarà «complicato» arrivare a Livigno partendo da Milano: «Bisognerà prendere un treno di due ore fino a Tirano, e poi per un’altra ora un bus fino a Bormio. Tra Bormio e Livigno ci sono 25 chilometri di strada [in realtà sono quasi 40, ndr], ma è strada di tornanti spesso scivolosi e innevati, oltre che trafficati. Di solito da Bormio a Livigno in inverno ci si mette un’ora; a volte di più, specie se dietro un camion che procede lento nella neve per non uscire di strada».

Se Bormio e Livigno sono le due località della Valtellina, Tesero e Predazzo sono le due della Val di Fiemme, entrambe in provincia di Trento. A Tesero ci sarà lo sci di fondo; a Predazzo il salto con gli sci; un po’ a Tesero e un po’ a Predazzo ci sarà la combinata nordica, che unisce il salto con gli sci e lo sci di fondo. Il Predazzo Ski Jumping Stadium esiste dal 1989; il Tesero Cross-Country Skiing Stadium dal 1991, quando divenne il primo luogo a sud delle Alpi a ospitare i Mondiali di sci di fondo.

Ad Anterselva (o Antholz, in tedesco), in provincia di Bolzano, ci sarà il biathlon, le cui gare saranno nella Biathlon Arena, uno dei luoghi più famosi del biathlon.

L’arena di Anterselva nel gennaio del 2025 (Kevin Voigt/Getty Images)

Verona, a quattro-cinque ore da Anterselva, non ospiterà nessuna gara, ma il 22 febbraio 2026 l’Arena (di qualche secolo più antica rispetto a quella di Anterselva) sarà sede della cerimonia di chiusura.

Le Olimpiadi diffuse hanno senz’altro dei vantaggi: permettono di mostrare il meglio di territori diversi, dall’Arena di Verona ad alcune delle piste alpine più note e apprezzate da chi segue e pratica lo sci, andando a cercare il meglio possibile sull’arco alpino anziché doversi adattare con quel che è più vicino. Vanno nella direzione di ridurre l’impatto ambientale con l’obiettivo di limitare la costruzione di troppe nuove strutture e permettono a più località di mettersi in mostra, ognuna per il suo punto di forza: Anterselva per il biathlon, Tesero per lo sci di fondo. E aiutano località relativamente piccole, come per esempio Livigno, a ospitare un buon numero di gare olimpiche.

Ma ci sono anche svantaggi. La distanza tra località impatterà sugli spettatori (i biglietti venduti sono già più di 800mila) ma anche sugli addetti ai lavori e sugli atleti: ogni località avrà per esempio il suo villaggio olimpico. Per Milano e per Cortina (e in parte per Predazzo) ci saranno villaggi olimpici fatti apposta, temporanei o per cui è già previsto uno specifico futuro post-olimpico. Ma per le altre località – in cui comunque atleti e atlete dovranno stare prima, durante e dopo le gare – i “villaggi olimpici” non saranno nient’altro che un po’ di hotel o altre strutture che ospiteranno le squadre.

Il lato positivo è che non si costruiranno nuovi edifici; il lato negativo è che sarà molto difficile, per chi ci starà dentro, sentirsi parte di un grande evento olimpico. Oltre che logisticamente molto complesso per le delegazioni nazionali, che dovranno organizzarsi per gestire pezzi di squadra sparsi per il Nord Italia. «Per noi saranno per distacco le Olimpiadi più care di sempre», ha detto al Washington Post Gillian Bower, vicepresidente dell’area “performance” della nazionale statunitense di sci e snowboard.

Sembra comunque che, quantomeno per le Olimpiadi invernali, l’idea di farle diffuse sia a sua volta sempre più diffusa: perché sarà sempre più difficile trovare luoghi almeno un po’ di montagna capaci di ospitare da soli eventi così grandi, e perché sarà sempre più difficile farlo tenendo insieme le difficoltà legate alla crisi climatica e la volontà di contenere i costi ed evitare di costruire da zero nuove strutture. La tendenza generale, soprattutto per quanto riguarda le Olimpiadi invernali, sembra essere quella di farle sempre più diffuse proprio per questo motivo, perché ci sono pochi luoghi di montagna al mondo in grado di ospitare da soli un evento così grosso e partecipato.