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  • Sabato 25 ottobre 2025

Márquez fece perdere Rossi, o Rossi fece cadere Márquez?

O forse entrambe le cose: dieci anni fa un incidente cambiò la MotoGP e la rivalità tra due dei piloti più forti di sempre

Il pilota spagnolo Marc Marquez di fronte a Valentino Rossi al Gran Premio di Malesia, a Sepang, 25 ottobre 2015 (Mirco Lazzari gp/Getty Images)
Il pilota spagnolo Marc Márquez di fronte a Valentino Rossi al Gran Premio di Malesia, a Sepang, 25 ottobre 2015 (Mirco Lazzari gp/Getty Images)
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Il 25 ottobre 2015 si corse a Sepang, in Malesia, una delle gare più discusse nella storia della MotoGP, la categoria più importante del Motomondiale. Era il penultimo Gran Premio di quella stagione e Valentino Rossi ci arrivava da primo in classifica, con 11 punti di vantaggio sullo spagnolo Jorge Lorenzo, suo compagno in Yamaha. Al settimo giro Rossi si allargò in curva costringendo lo spagnolo Marc Márquez, allora 22enne, verso l’esterno della pista: poi lo guardò e gli toccò la moto col piede sinistro, facendolo cadere. Dopo la gara Rossi fu sanzionato: nel successivo Gran Premio della stagione perse così la possibilità di vincere il decimo Motomondiale. Che non vinse mai.

Rossi accusò subito Márquez di essere caduto apposta per far vincere il Mondiale al connazionale Jorge Lorenzo (che quel Mondiale lo vinse davvero, alla fine) e che un calcio non era abbastanza per far cadere una moto di quella stazza. Márquez, invece, sostenne che Rossi avesse compiuto una manovra pericolosa e antisportiva.

Dai video dello scontro non si poteva stabilire definitivamente chi avesse ragione. L’unica cosa certa è che da allora la rivalità tra Rossi e Márquez si intensificò, diventando una delle più grandi nella storia della MotoGP. Ed è ancora molto sentita, soprattutto in Italia dove ci sono molti appassionati di MotoGP e molti tifosi di Valentino Rossi. Due categorie che spesso coincidono.

Per questo, nonostante Márquez corra ora su una moto italiana (della Ducati), e nonostante sia oggettivamente uno dei migliori piloti di sempre, in Italia è raro trovare suoi tifosi. All’ultimo Gran Premio d’Italia, che si è corso all’Autodromo del Mugello, è stato anzi fischiato dal pubblico. La cosa è alimentata dallo stesso Rossi: si è ritirato nel 2021, ma continua a fare parte di quel mondo e nelle sue interviste continua a parlare di quel che accadde a Sepang, ma anche di quel che ci fu prima e dopo.

È facile comprendere il risentimento di Rossi, che arrivava da anni piuttosto difficili. Li ha sintetizzati Gianluca Losito su Ultimo Uomo: «dopo il nono Mondiale vinto nel 2009 [il settimo nella massima categoria, ndr], una serie di episodi sfortunati e scelte sbagliate aveva messo a dura prova Rossi, che aveva già superato i trent’anni: la frattura della tibia al Mugello 2010, il fallimentare biennio 2011/12 in Ducati, con la miseria di tre podi in due anni, e soprattutto la morte di Marco Simoncelli a Sepang, nel 2011». Simoncelli aveva 24 anni: era un pilota italiano molto promettente, oltre che un grande amico di Rossi.

In quel contesto, racconta Losito, l’arrivo di Márquez era stato «rigenerante». Lo spagnolo debuttò in MotoGP con la Honda nel 2013 e vinse subito due titoli consecutivi, il secondo dei quali proprio davanti a Rossi, suo idolo d’infanzia. Nonostante Márquez fosse un pilota molto più “fastidioso” di adesso, cioè tanto aggressivo e impulsivo, la sua presenza stimolava Rossi – nel frattempo tornato in Yamaha – a migliorarsi e tornare “quello di un tempo”. All’inizio, sembra che tra i due ci fosse anzi grande rispetto.

In primo piano, Valentino Rossi (sinistra) e Marc Marquez (destra) festeggiano sul podio del Gran Premio di Barcellona, 15 giugno 2014 (Urbanandsport/NurPhoto)

Valentino Rossi (sinistra) e Marc Márquez (destra) festeggiano sul podio del Gran Premio di Barcellona, 15 giugno 2014 (Urbanandsport/NurPhoto)

Rossi racconta spesso che i problemi tra lui e Márquez iniziarono alla terza gara del Motomondiale del 2015, in Argentina. La gara era importante, perché avevano già vinto un Gran Premio a testa. Ma al penultimo giro, mentre si contendevano il primo posto, si toccarono e Márquez cadde. Secondo Rossi  – che ne ha parlato un anno fa nel podcast Mig Babolera stato Márquez a cercare di farlo cadere e a essere poi caduto di conseguenza. Márquez, allora, non fu per niente polemico: «Succede, sono le gare. Vale è il mio riferimento, l’ho sempre detto, e si impara sempre qualcosa da lui».

Con il passare delle gare Márquez non riuscì più a restare in corsa per il Mondiale. Secondo Rossi fu allora che iniziò a “giocare contro” di lui per favorire Lorenzo. A un mese dalla fine del Mondiale anche il giornale spagnolo El País scrisse che Márquez stava interferendo nella gara tra Rossi e Lorenzo. La questione, ovviamente, non è interferire cercando di vincere e arrivare davanti a ogni avversario; è interferire con l’obiettivo di avvantaggiare Lorenzo e svantaggiare Rossi. Márquez disse:

Se devo sorpassare uno di quelli che stanno lottando per il campionato, ci penserò un po’ di più, ma sono ancora in gara, quindi devo correre dei rischi.

Dopo il Gran Premio d’Australia, Rossi accusò Márquez di aver rallentato apposta per ostacolarlo e aiutare Lorenzo, superandolo solo alla fine.

In Australia Márquez si difese parlando di un problema tecnico alla moto, ma quattro giorni dopo, nella conferenza precedente al Gran Premio di Sepang, Rossi continuò con le stesse accuse. In gara la tensione tra i due era alta: si trovarono a lottare per il terzo posto e si superarono a vicenda 17 volte prima della caduta di Márquez.

Alla fine Rossi arrivò terzo. La penalizzazione non era ancora arrivata, ma lui già sembrava molto nervoso. Subito dopo la gara, disse alla sua squadra: «Ho perso la concentrazione. Dopo quello che è successo con lui, non riuscivo nemmeno a guidare, mi veniva solo voglia di ammazzarlo».

Poco prima di essere premiati sul podio Dani Pedrosa – che aveva vinto la gara – gli chiese cosa fosse successo con Márquez. Rossi rispose: «È un figlio di puttana. Incredibile. […] Stava cercando deliberatamente di spingermi fuori pista mentre frenavamo. Poi si fermava nel mezzo delle curve. […] Proprio come a Phillip Island».

Dopo le premiazioni l’organizzazione della MotoGP decise di ascoltare le testimonianze dei due piloti e rivedere le immagini. Nonostante fossero riconosciuti anche i tentativi di Márquez di infastidire Rossi, solo il pilota italiano fu penalizzato perché era stato l’unico a cercare deliberatamente un contatto (oltre che quello dei due a non essere caduto).

Di conseguenza Rossi partì ultimo al Gran Premio di Valencia, l’ultimo della stagione, con la necessità di difendere i pochi punti di vantaggio che aveva su Lorenzo. Fece un grande recupero e arrivò quarto (Lorenzo primo) e perse quindi il Motomondiale. Anche in quel caso i piloti spagnoli, e Márquez in particolare, furono accusati di aver aiutato Lorenzo ad arrivare primo a vincere quella MotoGP.

Fu così che per Rossi iniziò una rivalità molto diversa dalle altre avute in carriera, come quella con Max Biaggi o con Lorenzo. Diversa perché, per la prima volta, era lui il più “debole” dei due: dal 2015 al 2021, ossia fino al ritiro di Rossi, Márquez vinse altri quattro titoli mondiali, mentre Rossi non ne conquistò nessuno. Ma soprattutto perché, almeno per Rossi, fu qualcosa di più grande, personale e grave di una rivalità sportiva.

Due anni fa disse al podcast The BSMT di Gianluca Gazzoli di provare le stesse sensazioni del 2015: non ha detto quali, ma sicuramente non sono piacevoli. Ha aggiunto – e non era la prima volta che lo diceva – che l’obiettivo principale dello spagnolo non era solo quello di far vincere un connazionale, ma proprio di far perdere Rossi: «io per lui ero il mito da distruggere, perché lui lo diventasse al posto mio».

Márquez, al contrario, ha sempre parlato di Rossi con rispetto. Nel 2018, durante una conferenza stampa, dichiarò di non avere alcun problema con l’italiano e gli propose una stretta di mano, che Rossi rifiutò, ridendogli in faccia.

Proprio poche settimane fa Márquez ha eguagliato il numero di titoli mondiali (7) conquistati da Valentino Rossi nella massima categoria: ha definito questa cosa un «onore» e Valentino un «idolo». Eppure l’ultima volta che si sono incrociati in MotoGP, dove ora Rossi gestisce una sua squadra, non si sono nemmeno scambiati uno sguardo.

In un modo o nell’altro, la rivalità tra Marc Márquez e Valentino Rossi continua ancora oggi