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  • Venerdì 24 ottobre 2025

Il caso della donna che violentò e uccise una dodicenne in Francia

Dahbia Benkired è stata condannata alla tipologia di ergastolo più dura prevista dalla legge, alla fine di un processo molto seguito e politicizzato

Una maglietta indossata dalla madre di Lola Daviet in tribunale, il 24 ottobre 2025 (ANSA/Florian Poitout/ABACAPRESS.COM)
Una maglietta indossata dalla madre di Lola Daviet in tribunale, il 24 ottobre 2025 (ANSA/Florian Poitout/ABACAPRESS.COM)
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Venerdì la Corte d’Appello di Parigi ha condannato Dahbia Benkired, una donna algerina di 27 anni, alla tipologia di ergastolo più dura prevista dal codice penale francese per aver violentato, torturato e ucciso la dodicenne Lola Daviet, in uno dei casi più seguiti e politicizzati degli ultimi anni.

Benkired, che è la prima donna a ricevere questo tipo di pena in Francia, è stata condannata alla cosiddetta réclusion à perpétuité incompressible, una forma di ergastolo che prevede la possibilità di libertà condizionale dopo 30 anni di detenzione, otto in più dell’ergastolo semplice. Pochissime persone l’avevano ricevuta finora: fra loro Michel Fourniret, il più famoso serial killer francese, morto nel 2021, e Salah Abdeslam, una delle persone che organizzarono gli attacchi terroristici a Parigi del 13 novembre 2015.

Il 14 ottobre 2022 Lola Daviet era uscita da scuola e stava rientrando a casa in un palazzo nel 19esimo arrondissement di Parigi, dove i suoi genitori lavoravano come custodi (e dove quindi tutta la famiglia viveva), quando aveva incontrato Benkired.

La ragazza, al tempo 24enne, l’aveva tirata dentro l’ascensore e poi portata al sesto piano dell’edificio, nell’appartamento di sua sorella. Lì l’aveva violentata, torturata e poi uccisa in modo brutale, prima di metterla in un baule che aveva lasciato nel giardino dell’edificio. Benkired era stata arrestata e incriminata pochi giorni dopo, dato che le telecamere di sorveglianza l’avevano ripresa mentre entrava nel palazzo con la bambina e poche ore dopo usciva con il baule.

In questi anni il caso di Benkired e Daviet è stato molto discusso e politicizzato: Benkired era entrata legalmente in Francia nel 2016 come studentessa, ma il suo permesso di soggiorno era scaduto e pochi mesi prima le era stato notificato un decreto di espulsione (che in Francia viene chiamato con l’acronimo OQTF).

Il 21 agosto 2022 infatti era stata fermata in un aeroporto francese, ma siccome non aveva precedenti penali non era stata messa in un centro di detenzione amministrativa: le erano invece stati dati 30 giorni per lasciare la Francia e tornare in Algeria. Al tempo Benkired non aveva un lavoro, né un alloggio; viveva con un conoscente fuori Parigi e ogni tanto stava con sua sorella, che abitava nel palazzo in cui fu uccisa Daviet.

Specialmente nei mesi successivi all’omicidio i movimenti e i partiti di estrema destra francese, fra cui in particolare il Rassemblement National e Reconquête, di Éric Zemmour, avevano usato il caso per attaccare il governo sulla sua gestione dell’immigrazione e per cercare di modificare la legge sull’OQTF, l’ordine di espulsione, che giudicavano inefficace e applicato troppo raramente. La famiglia di Daviet ha più volte chiesto che il suo omicidio non fosse strumentalizzato. 

Membri del collettivo di estrema destra Nemesis con un cartellone contro gli OQTF davanti al tribunale all’inizio del processo, il 17 ottobre 2025 (Raphael Lafargue/ABACAPRESS.COM/ANSA)

Il processo contro Benkired, che è durato una settimana, si è concentrato sullo stabilire se l’imputata avesse commesso l’omicidio nel pieno delle sue capacità mentali, o se le potesse essere attribuita l’infermità mentale, e quindi accedere a un eventuale sconto di pena. Durante le indagini e gli interrogatori Benkired, che ha ammesso di aver ucciso Daviet, aveva dato versioni molto diverse e in alcuni casi deliranti.

Aveva detto anche di essere stata violentata a sua volta e di essere una vittima di violenza domestica. Sua sorella aveva detto agli investigatori che Benkired soffriva di depressione da quando i loro genitori erano morti, nel 2019 e nel 2020, e che negli ultimi mesi era peggiorata. Da febbraio del 2023 è ricoverata in un ospedale psichiatrico.

I periti che l’avevano esaminata in vista del processo però avevano giudicato che, nonostante avesse dei tratti di narcisismo e psicopatia, Benkired non soffrisse di alcun disturbo che potesse giustificare l’infermità mentale, e che fosse ancora da considerare come pericolosa.