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  • Martedì 18 ottobre 2022

L’uccisione di una bambina di cui si parla in Francia

Aveva 12 anni e il suo corpo è stato trovato in una valigia: il caso è stato raccontato anche all'estero

(Antoine Antoniol/Getty Images)
(Antoine Antoniol/Getty Images)
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Venerdì 14 ottobre il corpo di una bambina di 12 anni è stato trovato in una valigia nel nord-est di Parigi. Prima di essere uccisa, la vittima aveva subìto diversi abusi e violenze. Il giorno dopo una donna di 24 anni e un uomo di 43 anni sono stati arrestati e, scrive Le Monde, incriminati per omicidio di minore, stupro con torture, atti di barbarie e occultamento di cadavere. Il caso è da qualche giorno al centro della cronaca francese ed è stato ripreso anche all’estero.

Il corpo di Lola Daviet è stato ritrovato da un uomo senza fissa dimora nel cortile del palazzo dove la bambina viveva, nel XIX arrondissement di Parigi, venerdì sera poco prima delle 23.30. Il corpo era stato chiuso in una valigia di plastica, sotto un mucchio di biancheria. La scomparsa della bambina era stata denunciata dalla madre quello stesso pomeriggio. Preoccupati di non vedere la figlia tornare dopo la scuola intorno alle 15 come faceva ogni venerdì, i genitori si erano rivolti alla polizia. Le ricerche erano cominciate subito, alle 15.30.

Nel frattempo il padre della bambina, che lavorava anche come custode del palazzo dove vivevano, aveva visionato i filmati registrati dalle telecamere a circuito chiuso installate nel palazzo: Lola Daviet era rientrata intorno alle 15.00. La si vede in compagnia di una donna sui vent’anni, che i genitori non conoscevano. I filmati mostrano anche una donna che poco più tardi in quartiere, molto agitata, trascina una valigia. Alcuni testimoni che l’hanno incontrata hanno fornito una descrizione che corrisponde al profilo della persona filmata accanto a Lola nel cortile del palazzo: jeans bianchi, zaino grigio.

Dopo il ritrovamento della valigia con il corpo di Lola Daviet la polizia, grazie a diverse altre testimonianze, è riuscita a tracciare i suoi spostamenti e ad arrestarla sabato alle 6 del mattino. Secondo una fonte della polizia, durante l’arresto la donna non si è dimostrata «collaborativa», ma i medici che l’hanno visitata hanno concluso che «le sue condizioni erano compatibili» con un interrogatorio.

La donna si chiama Dahbia B., è di origine algerina e ha 24 anni. Secondo una fonte vicina all’inchiesta citata dall’Agence France-Presse (AFP) era nota alla polizia dal 2018 come vittima di violenza domestica. Era entrata legalmente in Francia nel 2016 con un permesso di soggiorno per studenti, che poi era scaduto. Lo scorso 21 agosto era stata arrestata in un aeroporto francese per mancanza di permesso di soggiorno e contro di lei era stata emessa un’ordinanza con l’obbligo di lasciare il paese. Senza fissa dimora e senza un lavoro, secondo i giudici che stanno conducendo le indagini, la donna ha problemi di salute mentale e dovrebbe essere sottoposta a breve a una visita psichiatrica.

Dopo il ritrovamento di Lola Daviet sono circolate notizie che attribuivano l’omicidio a una rete di trafficanti di organi. Ma non è così, secondo gli inquirenti, che non hanno però dato informazioni sul reale movente dell’omicidio.

Dahbia B., secondo quanto scritto sui giornali francesi, è stata incriminata lunedì per omicidio di minore, stupro con torture e atti di barbarie. Inizialmente erano state arrestate altre tre persone, due uomini e una donna, sorella dell’indagata. Uno dei due uomini, di 43 anni, è stato a sua volta incriminato lunedì per occultamento di cadavere. Le altre due persone sono state invece rilasciate, senza che sia stata mossa alcuna accusa contro di loro.

L’autopsia eseguita sabato sul corpo di Lola Daviet ha stabilito che la bambina è morta per «insufficienza cardiorespiratoria» causata da «asfissia e compressione cervicale». L’esame ha rivelato «molte altre lesioni», secondo quanto dichiarato pubblicamente dalla procuratrice di Parigi Laure Beccuau. La procuratrice ha anche fatto sapere che sotto ciascun piede della vittima erano state scritte due cifre: «uno zero e un uno».

Durante l’interrogatorio, Dahbia B. «ha oscillato tra riconoscimento e contestazione dei fatti», ha dichiarato Beccuau. La donna avrebbe detto di aver «trascinato la vittima nell’appartamento della sorella, che abitava nello stesso edificio della bambina». Poi «l’avrebbe costretta a fare una doccia prima di abusare sessualmente di lei e di sottoporla ad altre violenze che ne hanno infine provocato la morte».

Domenica in quartiere si è svolta una manifestazione per ricordare Lola Daviet. Nella scuola che frequentava è stato allestito uno sportello psicologico e i giornalisti sono stati invitati a non avvicinarsi all’edificio per lasciare in pace gli studenti. In settimana, uno psicologo andrà a parlare inoltre in tutte le scuole materne ed elementari della zona.