Come vanno le indagini sul furto al Louvre
Non si sa ancora chi siano i ladri, ma sappiamo che avevano rubato il montacarichi usato per introdursi nel museo

Non è ancora nota l’identità dei quattro ladri che la scorsa domenica hanno rubato dal Museo del Louvre di Parigi otto gioielli del valore complessivo stimato in 88 milioni di euro. Circa 100 investigatori si stanno occupando del caso: una sessantina fa parte della Brigade de répression du banditisme, un’unità speciale della polizia che si occupa di furti importanti, fra cui anche quelli di opere d’arte, e a questi si aggiungono 34 agenti dell’Ufficio centrale per la lotta contro il traffico di beni culturali, che hanno il compito di coordinarsi con le polizie europee per estendere le ricerche a livello internazionale. Questo perché i ladri potrebbero essere usciti dalla Francia.
Il ministro dell’Interno francese Laurent Nuñez, in carica da dieci giorni dopo essere stato a capo della prefettura di Parigi per tre anni, ha detto che si tratta di ladri «esperti», che potrebbero essere stranieri e anche già noti per fatti simili. La procura di Parigi ha detto che per il momento tutti gli elementi raccolti dagli investigatori fanno pensare a un furto legato alla criminalità organizzata e che l’ipotesi più probabile, di cui si è parlato molto sui giornali negli ultimi giorni, è che i gioielli verranno smembrati e venduti a pezzi.
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Finora la polizia ha scoperto che due ladri sono arrivati sul luogo del furto usando un furgone con un montacarichi (lo stesso con cui poi si sono introdotti nella Galleria Apollo), mentre altri due sono arrivati in moto. I quattro sono poi scappati a bordo delle moto: il loro percorso è stato ricostruito attraverso le telecamere di sicurezza fino all’autostrada A6, poi si sono perse le tracce. L’autostrada collega Parigi a Lione, più a sud.
Il montacarichi utilizzato era stato rubato a una persona che l’aveva messo in vendita su Leboncoin, un sito web molto popolare in Francia e usato per comprare e vendere più o meno qualsiasi cosa. Il furto si era svolto a Louvres, un piccolo comune francese a nord di Parigi, e in seguito la persona che aveva messo in vendita il montacarichi ha fatto denuncia.

Il montacarichi utilizzato dai ladri per entrare al Louvre (AP Photo/Alexander Turnbull)
Dentro al montacarichi e vicino al Louvre la polizia ha trovato uno dei gilet catarifrangenti usati dai ladri per fingersi operai edili, dei guanti, un casco e altri oggetti che sono stati usati per compiere la rapina: secondo quanto riferito dall’emittente pubblica Franceinfo, sarebbero due smerigliatrici usate per tagliare il vetro della finestra e delle vetrine, un walkie-talkie, una fiamma ossidrica e una coperta.
Durante un’interrogazione al Senato francese mercoledì la direttrice del museo Laurence des Cars ha detto che gli allarmi e le telecamere del museo funzionavano, ma che non ci sono abbastanza telecamere che riprendano l’esterno del palazzo, così da individuare in anticipo potenziali ladri. Sul lato da cui sono entrati, quello lungo il fiume, ce n’era soltanto una, ed era rivolta nella direzione sbagliata. La stessa des Cars ha definito la sicurezza del museo «molto insoddisfacente» e ha approfittato per chiedere nuovamente maggiori fondi: da anni si lamenta delle cattive condizioni del prestigioso museo.
La polizia ha detto che sono in corso degli esami per vedere se è possibile risalire al DNA di qualche persona coinvolta nel furto a partire da questi oggetti. Nella fuga i ladri hanno lasciato indietro anche uno dei gioielli che avevano rubato: la corona dell’imperatrice Eugenia, decorata con aquile d’oro, 1.354 diamanti e 56 smeraldi. È stata poi trovata danneggiata per terra, vicino al museo.
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