• Mondo
  • Mercoledì 22 ottobre 2025

Gli Stati Uniti hanno imposto delle sanzioni contro due compagnie petrolifere russe

Riguardano Lukoil e Rosneft, le più importanti del paese, con l'obiettivo di spingere Putin a trattare sulla guerra in Ucraina

Donald Trump e Vladimir Putin durante il loro incontro in Alaska ad agosto del 2025 (Contributor/Getty Images)
Donald Trump e Vladimir Putin durante il loro incontro in Alaska ad agosto del 2025 (Contributor/Getty Images)
Caricamento player

Mercoledì il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato nuove sanzioni nei confronti delle due maggiori compagnie petrolifere russe, Lukoil e Rosneft, che secondo le stime di Bloomberg rappresentano quasi la metà delle esportazioni totali di petrolio russo. Si stima che da sola Rosneft sia responsabile di quasi la metà della produzione petrolifera russa. Donald Trump ha deciso di imporre le sanzioni nel tentativo di aumentare la pressione sul presidente russo Vladimir Putin e spingerlo ad accettare i negoziati per la fine della guerra con l’Ucraina.

Le sanzioni su queste aziende sono considerate particolarmente importanti perché le tasse provenienti dal settore energetico rappresentano circa un quarto del bilancio statale russo, una parte consistente del quale viene usato per continuare a finanziare la guerra in Ucraina. Nella pratica, le sanzioni prevedono il congelamento di tutti gli eventuali beni appartenenti alle due aziende negli Stati Uniti e vietano a tutti i cittadini e le aziende statunitensi, incluse le banche, di intrattenere con loro rapporti commerciali. Le sanzioni valgono anche per le filiali di queste società.

L’amministrazione di Trump ha anche minacciato di imporre sanzioni secondarie nei confronti di banche straniere che hanno rapporti con queste aziende, in particolare quelle che facilitano la vendita del petrolio russo in Cina, India e Turchia. Le sanzioni secondarie statunitensi sono uno strumento molto potente poiché rimanere tagliati fuori dal circuito bancario degli Stati Uniti crea enormi problemi per qualsiasi organizzazione.

Gli Stati Uniti hanno deciso di imporre le sanzioni dopo che negli ultimi giorni Trump aveva espresso pubblicamente la sua crescente insofferenza nei confronti di Putin. Negli ultimi mesi il presidente russo ha più volte incontrato Trump per parlare della guerra in Ucraina, senza però mai accettare di prendere delle decisioni concrete e usando questi momenti come un modo per prendere tempo. «Ogni volta che parlo con Vladimir, abbiamo delle belle conversazioni, ma poi non portano a nulla», ha detto Trump mercoledì. Putin ha definito le sanzioni un «atto ostile», sostenendo però che non danneggeranno l’economia russa.

– Ascolta: Wilson – A spasso con Putin

Per questa ragione martedì l’amministrazione di Trump aveva annullato un incontro con Putin che si sarebbe dovuto svolgere in Ungheria, aggiungendo che il presidente non voleva «un incontro sprecato» né «una perdita di tempo». L’incontro era stato annunciato proprio da Trump pochi giorni prima, dopo un colloquio telefonico tra i due. Il cambio di programma era stato interpretato come un segnale di grande distanza fra le posizioni di Russia e Stati Uniti.

Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha detto che le sanzioni sono state decise dopo il «rifiuto del presidente Putin di mettere fine a una guerra insensata». Poco dopo l’annuncio Trump ha detto di sperare che dopo queste sanzioni Putin diventi «ragionevole». Le sanzioni sono state annunciate mentre Trump accoglieva alla Casa Bianca il segretario generale della NATO Mark Rutte e poche ore dopo un esteso bombardamento russo su tutta l’Ucraina che ha ucciso almeno sei persone, fra cui due bambine. Sempre mercoledì Putin ha invece supervisionato un test completo dell’armamento nucleare russo: ha poi specificato che il test era «programmato».

– Leggi anche: Incontro sì, incontro no