La storia di calcio più sorprendente dell’anno
Il Mjällby ha vinto il campionato svedese giocando le partite di casa in un piccolo stadio di paese, e con un capo osservatore che fa anche il postino

Nel maggio del 2016, quando il Leicester vinse a sorpresa la Premier League nella più sorprendente storia di calcio degli ultimi decenni, il Mjällby giocava nella terza divisione del calcio svedese. Meno di dieci anni dopo il Mjällby sta avendo una storia per molti versi affine a quella del Leicester: è una squadra che gioca in un piccolo stadio, in un paesino sul mare di circa mille abitanti, e ha appena vinto con tre giornate d’anticipo la Serie A svedese, l’Allsvenskan. È quasi certo che farà il record di punti nella storia del campionato, in cui per ora ha perso una sola partita su 27 giocate.
Il Mjällby ha attirato molte attenzioni, come sempre succede in questi casi. Ma oltre a certi tratti comuni ad altre storie di piccole squadre che ottengono grandi risultati, la storia recente del Mjällby ha a che fare con una serie di scelte che si sono rivelate molto efficaci. Sono scelte in cui è stato decisivo l’originale incastro tra un approccio tradizionale (che per esempio punta molto sui rapporti personali, in una squadra dove il capo osservatore fa il postino) e uno ben più innovativo (in cui hanno grande rilevanza i dati, con un preparatore senza esperienza professionistica scelto per l’originalità delle analisi calcistiche che pubblicava sui social).
Il Mjällby deve il suo nome a un quartiere del comune di Sölvesborg (che ha circa 15mila abitanti), ma gioca le sue partite allo Strandvallen (“l’argine della spiaggia”), uno stadio da 6mila posti ad Hällevik, un’altra frazione di Sölvesborg, nel sud della Svezia. È piuttosto isolata, ci abita un migliaio di persone e accanto allo stadio c’è un campeggio.
«Quando le altre squadre vengono qui a giocare, gli autisti dei loro pullman guidano e guidano, superano fattorie e porti di pescatori» raccontava qualche settimana fa il direttore sportivo Hasse Larsson: «poi guidano ancora e quando non c’è più niente e non si può andare oltre, vuol dire che sono arrivati al nostro stadio». Prima di fare il direttore sportivo, Larsson era stato per anni giocatore e capitano del Mjällby.
La squadra fu fondata nel 1939 e prima del 20 ottobre del 2025 non aveva mai vinto niente di importante. Il Mjällby ha passato la maggior parte della sua storia nelle categorie inferiori. In Allsvenskan arrivò una prima volta nel 1980, ma retrocesse l’anno successivo. Dagli anni Novanta in poi è stata soprattutto una di quelle squadre che fanno bene in seconda divisione e quindi riescono a salire nella prima, dove però faticano a competere con i budget e il livello di gioco delle squadre più forti.

L’ingresso dello Strandvallen, nel 2024 (Johan Nilsson /TT News Agency via AP)
Dopo essere stato in terza divisione nel 2016 – peraltro vicinissimo a retrocedere nella quarta – negli ultimi anni il Mjällby si è ripreso. Nel 2020 è arrivato quinto, da neopromosso, in Allsvenskan; dopodiché ha fatto un paio di noni posti, un decimo posto, e ha perso una finale di Coppa di Svezia. L’anno scorso era arrivato quinto a 15 punti dalla prima in classifica, fuori dai posti che permettevano di giocare le coppe europee.
L’inizio dell’ascesa che ha portato alla vittoria del campionato coincide con l’arrivo di Magnus Emeus, imprenditore locale che ne è presidente dal 2016 e che contribuì a salvare la squadra da un probabile fallimento. Lo ha fatto con la buona gestione, più che con i grandi investimenti. In Svezia, infatti, c’è una regola secondo cui le squadre devono essere in maggioranza di proprietà dei tifosi. Il Mjällby continua quindi ad avere un budget tra i più bassi del campionato: circa 7,8 milioni di euro, un ottavo del Malmo, la squadra più forte di Svezia, che ha vinto quattro degli ultimi sei campionati. «Un mio mantra è che dobbiamo essere i migliori nelle cose che sono gratis», ha detto Emeus: «Possiamo avere un affiatamento migliore del Real Madrid, possiamo preparare le partite meglio del Manchester United».
Dal 2023 l’allenatore del Mjällby è il 59enne Anders Torstensson. Aveva già allenato la squadra altre due volte: per qualche mese nel 2013, quando c’erano ancora giocatori che facevano un altro lavoro, e di nuovo nel 2021. Ancora prima aveva giocato nelle giovanili del Mjällby. In mezzo è stato nell’esercito e ha fatto l’insegnante e il preside. Era stato l’allenatore che la squadra chiamava quando bisognava sistemare le cose, aggiustare la rotta: un “traghettatore”, come si dice in gergo calcistico. È diventato l’allenatore attorno a cui in questi anni Emeus ha costruito la vittoria in Allsvenskan.
Torstensson rispecchia in buona parte il modello dell’allenatore vecchia maniera, che punta molto sulla parte relazionale e caratteriale e meno sul gioco. Ma il Mjällby non è – come fu invece il Leicester – una piccola squadra che vince contro le grandi grazie a una difesa a oltranza, con il catenaccio, il contropiede e i gol di testa sui calci piazzati.
Da un paio di stagioni il Mjällby gioca un calcio gradevole, di solito con un modulo ambizioso e non comune, il 3-2-4-1, che punta a mantenere il possesso palla e a imporre il proprio stile e ritmo di gioco sulle squadre avversarie. Un gioco, ha scritto il Guardian, «che schiva lo stereotipo delle palle lunghe calciate lontano da un gruppo di corpulenti giocatori di provincia». I 49 gol segnati finora (quasi due a partita di media) sono stati fatti da 16 giocatori diversi. Tutto questo con una difesa che continua a essere efficace: il Mjällby ha subìto 17 gol in 27 partite, molti meno rispetto a ogni altra squadra del campionato.
Christofer Augustsson, vice allenatore di 46 anni, ha raccontato che il cambio di stile di gioco fu una scelta fatta in modo piuttosto drastico nel 2023, con l’obiettivo dichiarato di «replicare quanto facevano le squadre più forti» e con la conseguente decisione di «ricostruire la squadra», con molti nuovi giocatori, per adattarla a un nuovo approccio.
Il cambio di approccio ha molto a che fare con l’arrivo nel 2024 di Marius Aksum, un preparatore norvegese senza esperienza nel calcio professionistico, scelto per una sua tesi sulla “percezione visiva” nel calcio e per le analisi calcistiche che faceva online.

Giocatori del Mjällby dopo un gol, nell’agosto 2025 a Hallevik, Svezia (Johan Nilsson /TT News Agency via AP)
Il sito The Athletic ha fatto notare come, secondo diversi dati, quest’anno il Mjällby sia in overperformance. In breve, la squadra fa più gol di quanti ci si aspetterebbe ne facesse guardando determinati parametri. E ne prende anche meno del previsto.
È difficile spiegare del tutto il perché, e possono esserci ragioni diverse: di solito vanno in overperformance squadre con giocatori eccezionali, che riescono a fare cose più difficili rispetto alle previsioni statistiche; oppure squadre con un sistema di gioco che incoraggia i calciatori a fare cose più difficili, magari per esaltarne le caratteristiche specifiche. È probabile però che in questo caso c’entrino anche la parte psicologica, l’aspetto emotivo e la fiducia. Il Mjällby sembra non andare mai in crisi e in 22 partite su 27 ha fatto il suo primo gol prima degli avversari.
I giocatori del Mjällby sono per la maggior parte svedesi, molti dell’area in cui si trova Sölvesborg. Ma ce ne sono anche alcuni trovati grazie all’analisi dei dati, cercando qualità specifiche utili alla squadra. Abdullah Iqbal, difensore pakistano di 23 anni, arriva dalla Serie B danese. Il più talentuoso è Abdoulie Manneh, attaccante gambiano di 21 anni. Il capitano è il trentenne svedese Jesper Gustavsson, in squadra dal 2013.
Restano tre giornate prima della fine dell’Allsvenskan (che per ragioni climatiche si gioca da marzo a novembre), ma con 11 punti di vantaggio sulla seconda (l’Hammarby), il Mjällby è certo della vittoria, e gli basterà vincere ancora una partita per fare il record di punti del campionato.
Nel 2026 giocherà i preliminari di Champions League, ma probabilmente non nel suo stadio, che non rispetta i parametri richiesti per quel tipo di partite. Qualche suo giocatore sarà probabilmente ceduto: di certo non ci sarà Noel Tornqvist, 23enne portiere di quasi due metri già venduto al Como.
Arvid Franzen, che gestisce la parte di scouting (la ricerca e la scelta di nuovi giocatori), non lavorerà più per il Mjällby solo part-time: dal 2026 smetterà di fare il postino, in una città a sei ore di macchina da Sölvesborg, per dedicarsi al Mjällby a tempo pieno.



