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  • Lunedì 20 ottobre 2025

Il cessate il fuoco a Gaza regge, per ora

Nonostante le accuse reciproche tra Israele e Hamas di averlo violato, e in una situazione molto precaria

Persone palestinesi tra le macerie di una casa distrutta a Khan Yunis, il 19 ottobre
Persone palestinesi tra le macerie di una casa distrutta a Khan Yunis, il 19 ottobre (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
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Il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza sta reggendo dopo che, domenica, l’esercito israeliano e Hamas si erano accusati a vicenda di averlo violato. La situazione rimane comunque molto precaria, ed è difficile prevedere se ed eventualmente per quanto l’accordo continuerà a essere rispettato.

L’esercito israeliano ha detto di aver ripreso ad applicare il cessate il fuoco e ha sostenuto che lunedì consentirà le consegne di cibo e beni di prima necessità nella Striscia, che aveva completamente bloccato domenica. In giornata ha permesso la riapertura dei varchi di confine di Kerem Shalom e Kissufim, che collegano Israele e la Striscia. Dovrebbe rimanere ancora chiuso quello di Rafah, sul confine con l’Egitto (l’unico collegamento che consente di raggiungere la Striscia senza passare da Israele).

Domenica l’esercito aveva bombardato più volte il sud della Striscia, presentando l’operazione come una ritorsione a un attacco a Rafah in cui erano stati uccisi due soldati israeliani. Hamas non aveva negato l’attacco, ma aveva sostenuto di non essere più in contatto coi propri combattenti nella zona di Rafah. Aveva poi accusato Israele di aver violato l’accordo sul cessate il fuoco.

Camion carichi di cibo e beni essenziali fermi al varco di Rafah, il 20 ottobre

Camion carichi di cibo e beni essenziali fermi al varco di Rafah, il 20 ottobre (EPA/STRINGER)

– Leggi anche: La questione della restituzione a Israele dei corpi degli ostaggi morti

Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, lo scorso 10 ottobre, l’esercito israeliano ha confermato di aver sparato in più occasioni contro persone nei pressi della “linea gialla”, cioè quella dietro cui si è ritirato in base agli accordi (continua comunque a occupare più del 50 per cento del territorio). Secondo il governo della Striscia, controllato da Hamas, dal 10 ottobre gli attacchi israeliani hanno ucciso 97 persone, di cui almeno 26 nei bombardamenti di domenica.

Diversi media internazionali e israeliani considerano gli attacchi e le ritorsioni di domenica come una sorta di prima prova sulla tenuta del cessate il fuoco. Per ora il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha resistito alle richieste dei suoi ministri più estremisti, Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, che lo avevano esortato a riprendere la guerra col pretesto dell’attacco di domenica (lo avevano già chiesto anche per la mancata restituzione da parte di Hamas di tutti i corpi degli ostaggi morti durante la prigionia: ne ha restituiti 13 sui 28 totali).

– Leggi anche: Tre questioni sul futuro di Gaza che non sono state risolte

Domenica il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che il cessate il fuoco restava in vigore, e parlando coi giornalisti ha sostenuto di non essere sicuro del coinvolgimento della «leadership di Hamas» nell’attacco contro i soldati israeliani.

Trump ha mediato l’accordo sul cessate il fuoco e lo considera un suo successo diplomatico: per la sua amministrazione è quindi importante che regga. Lunedì l’inviato speciale Steve Witkoff e il genero di Trump Jared Kushner, che hanno avuto un grosso ruolo nei negoziati, sono arrivati in Israele, dove hanno incontrato Netanyahu. Martedì li raggiungerà il vicepresidente J.D. Vance. Il loro obiettivo è convincere Netanyahu a proseguire le trattative sulle fasi successive al cessate il fuoco previste dal piano di Trump per la fine della guerra, che comunque è assai favorevole a Israele.

Intanto una delegazione di Hamas, guidata dal capo negoziatore del gruppo Khalil al Hayya, è tornata in Egitto per discutere le fasi successive. Le questioni irrisolte sul futuro di Gaza – su tutte la ricostruzione, il disarmo di Hamas e la sua esclusione dal governo della Striscia – sono però quelle più delicate, e su cui sarà più difficile trovare un accordo.