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  • Sabato 18 ottobre 2025

Alle Olimpiadi invernali del 2030 ci saranno corsa e ciclismo?

Anche se non si fanno quasi mai sulla neve, ci sono buone possibilità che la corsa campestre e il ciclocross diventino olimpici

Joris Nieuwenhuis nel 2024 a Tabor, in Cechia (AP Photo/Petr David Josek)
Joris Nieuwenhuis nel 2024 a Tabor, in Cechia (AP Photo/Petr David Josek)
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Lo dice il nome: le Olimpiadi invernali si fanno d’inverno. Eppure – ed è una cosa meno scontata di quanto sembri – non sono le Olimpiadi di tutti gli sport che si fanno d’inverno, ma solo di quelli praticati sulla neve o sul ghiaccio. Lo dice una semplice regola della Carta Olimpica, il documento olimpico più importante. Sarà così anche a Milano Cortina 2026, ma le cose potrebbero cambiare per le prossime Olimpiadi invernali, nel 2030 sulle Alpi francesi. Ci sono infatti «buone possibilità» che ci siano gare di ciclocross e corsa campestre, che non prevedono né sci né lamine e che di solito non si fanno sulla neve. Però si fanno d’inverno, a volte sulla neve.

La corsa campestre – anche qui lo dice il nome – è la corsa nei campi, in genere sull’erba o nel fango, anziché su pista o su asfalto. È stata per molti e molte un’attività scolastica, ma ha un buon seguito anche a livello agonistico: la pratica, con ottimi risultati, pure Nadia Battocletti.

Battocletti agli Europei di corsa campestre nel 2024 ad Adalia, Turchia (Maja Hitij/Getty Images for European Athletics)

Il ciclocross è il corrispettivo ciclistico della corsa campestre: prevede più giri su un percorso lungo qualche chilometro, spesso molto fangoso, con biciclette un po’ a metà tra quelle da mountain bike e quelle da strada. In genere si sta in sella e si pedala, ma ci sono anche parti in cui tocca scendere e correre – o fare gradini – con la bici in spalla.

A parlare di «buone possibilità» olimpiche – invernali – per ciclocross e corsa campestre è stato il britannico Sebastian Coe, ex mezzofondista che da dieci anni è presidente di World Athletics, la federazione mondiale di atletica leggera. Da settembre Coe fa parte di un gruppo di lavoro creato dal CIO, il comitato olimpico internazionale, per ragionare sul programma sportivo delle Olimpiadi. A inizio ottobre ha detto al Guardian: «Penso che possa essere il momento buono, perché Kirsty [Coventry, la presidente del CIO] è senz’altro pronta a pensare in modo diverso al programma olimpico e a come bilanciare gli eventi estivi e quelli invernali».

Coe ha citato un “piano provvisorio” per includere il ciclocross e la corsa campestre nelle Olimpiadi invernali del 2030. Ha detto di averne parlato con il francese David Lappartient, presidente dell’UCI, la federazione ciclistica internazionale, e che l’idea è di sfruttare le affinità tra le due discipline per organizzare le gare sullo stesso percorso.

Oltre che per l’UCI e per World Athletics, l’arrivo di corsa campestre e ciclocross nelle Olimpiadi invernali farebbe aumentare l’interesse verso l’evento, o quantomeno genererebbe un certo grado di curiosità. In quanto attività di mezzofondo, la corsa campestre è inoltre uno sport dove spesso arrivano nei primi posti atleti africani, e l’Africa è un continente che non ha mai vinto medaglie alle Olimpiadi invernali. Il ciclocross, invece, è ancora una disciplina principalmente europea, in cui vincono perlopiù atleti e atlete da Belgio e Paesi Bassi, due paesi in cui è molto seguito.

Una caduta durante una gara di ciclocross nel fango – e anche un po’ nella neve – nel 2013 a Newtown, Connecticut, negli Stati Uniti (Tim Clayton/Corbis via Getty Images)

Non c’è ancora niente di ufficiale, ma i segni sono tanti e positivi. L’intervista di Coe, un dirigente esperto, è probabilmente servita a tastare il terreno. E Coventry, diventata presidente del CIO a marzo, non ha in nessun modo smentito o smorzato le parole di Coe: anzi, ha ammesso che «se ne sta parlando».

L’ostacolo principale è la regola 6.2 della Carta Olimpica. Che è molto diretta – «solo gli sport praticati sulla neve o sul ghiaccio sono considerati sport invernali» – ma pure un po’ ambigua. Se si gioca a calcio o pallavolo sulla neve, allora calcio e pallavolo sono considerati sport invernali? In effetti è così per l’hockey e il pattinaggio, che esistono sia su ghiaccio che su altre superfici, e quindi potrebbe pure esserlo per corsa e ciclismo. O, al contrario, devono essere sport storicamente e prevalentemente invernali: non soltanto occasionalmente ed eccezionalmente fatti sulla neve o sul ghiaccio?

Una strada possibile è adattare il regolamento e togliere la discriminante del ghiaccio e della neve. Un’altra è adattare le discipline e organizzarle sulla neve (meglio evitare il ghiaccio quando si parla di correre e pedalare). È quello che per tre anni – dal 2021 al 2023 – ha fatto l’UCI organizzando in Val di Sole, in Trentino, una gara di Coppa del Mondo di ciclocross sulla neve. La gara oggi non esiste più (la tappa italiana sarà in Sardegna), ma servì a dare l’idea del fatto che il ciclocross su neve si poteva fare.

Il ciclocross sulla neve, nel 2021 in Val di Sole, in Trentino (Luc Claessen/Getty Images)

Il ciclocross – dove gareggiano da anni l’olandese Mathieu van der Poel e il belga Wout van Aert, poi arrivati al ciclismo su strada – non è mai stato olimpico. La corsa campestre lo fu invece più di un secolo fa: nel 1912 fece il suo debutto alle Olimpiadi (estive, che quelle invernali ancora dovevano inventarle) e la sua ultima apparizione olimpica fu nel 1924, quando vinse il finlandese Paavo Nurmi, tra i migliori corridori di sempre.

Oltre all’interesse generale nel cambiare un po’ le carte (magari con atleti come Van der Poel o Battocletti in grado di vincere medaglie sia alle Olimpiadi invernali che a quelle estive) e oltre a quello delle rispettive federazioni ad avere una disciplina olimpica in più, nei ragionamenti sul ciclocross e sulla corsa campestre ha un ruolo anche la politica. Lappartient e Coe (il cui terzo e ultimo mandato terminerà tra due anni) erano entrambi candidati alle elezioni per diventare presidente del CIO poi vinte da Coventry.

In aggiunta a questi due specifici sport, il gruppo di lavoro di Coe sta ragionando anche sulla possibilità di spostare dalle Olimpiadi estive a quelle invernali qualche disciplina al chiuso. Al momento è però tutto molto più vago e ipotetico rispetto ai discorsi su corsa campestre e ciclocross, anche perché se è vero che ogni aggiunta darebbe più visibilità alle Olimpiadi invernali, è altrettanto vero che ne toglierebbe a quelle estive.

Ogni decisione relativa alle Olimpiadi del 2030 non arriverà comunque prima del 2026, forse già a febbraio, prima delle Olimpiadi italiane.

– Leggi anche: Correre in bici sulla neve