Le proteste contro Trump negli Stati Uniti
Come a giugno, ci sono manifestazioni in tutto il paese con lo slogan anti-autoritario “No Kings”

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In decine di città statunitensi sono in corso partecipate proteste contro il presidente Donald Trump e la sua amministrazione. Le manifestazioni, pacifiche, sono iniziate da poco ma stanno già partecipando decine di migliaia di persone: per ora sono concentrate soprattutto nelle grandi città, come New York, Boston, Chicago, Los Angeles, Miami, Washington, ma ce ne sono in programma più di 2.500, in tutti gli stati.
Come quelle organizzate lo scorso giugno, a cui avevano partecipato milioni di persone, le manifestazioni si stanno svolgendo con lo slogan No Kings, cioè nessun re: sono state organizzate da oltre 200 associazioni, per protestare contro quello che è considerato un utilizzo sempre più autoritario del potere da parte di Trump. Si stanno svolgendo manifestazioni di sostegno anche in alcune città europee. Il partito Repubblicano, di Trump, ha definito le proteste in corso dei «raduni anti-America».
Le manifestazioni in corso sono molto scenografiche: ci sono caricature di Trump di vario tipo, costumi con vari significati politici, cartelloni che paragonano Trump al leader nazista Adolf Hitler, altri che lo accusano di corruzione e striscioni di protesta concentrati su sue singole azioni politiche (come quella, molto aggressiva, contro l’immigrazione irregolare, con procedure spesso bloccate dai tribunali) o a difesa dei valori della Costituzione.
Tra gli organizzatori delle proteste in corso c’è l’American Civil Liberties Union, che si occupa di difesa dei diritti umani e civili, e l’associazione progressista Indivisible, tra le altre. Le stime sul numero di persone che avevano partecipato alle proteste di giugno varia, ma vanno dai due ai sei milioni di persone circa. Altre manifestazioni simili si erano svolte sempre quest’anno ad aprile.
Le proteste riguardano sia politiche specifiche dell’amministrazione Trump – oltre a quelle sull’immigrazione anche quelle sulla salute o sui diritti riproduttivi – che, più in generale, l’utilizzo da parte di Trump dei poteri presidenziali in modo sempre più ampio, in alcuni casi sfidandone i limiti.
Negli ultimi mesi ha fatto pressioni affinché venissero indagati quelli che ritiene suoi nemici, con azioni che hanno portato a quella che è considerata una progressiva erosione dell’indipendenza del dipartimento della Giustizia. Ha inoltre autorizzato l’invio della Guardia Nazionale (il principale corpo di riservisti dell’esercito) in città governate dal Partito Democratico in cui erano in corso contestazioni contro di lui, in alcuni casi violente. Lo ha fatto non per rispondere a emergenze eccezionali, come vorrebbe la legge, ma con motivazioni che sono state spesso giudicate gonfiate, se non false.
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