È iniziato un cessate il fuoco intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia
In un'area estremamente limitata, serve per ripristinare i collegamenti elettrici verso la centrale in condizioni precarie

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha confermato che sabato sono iniziati i lavori di ripristino delle linee elettriche per alimentare i sistemi di sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia, in Ucraina, danneggiate nelle scorse settimane di guerra. Gli operai hanno potuto accedere alla zona grazie a un cessate il fuoco locale tra l’esercito russo e quello ucraino, concordato nei giorni scorsi su richiesta dell’AIEA.
La centrale si trova nel sud est del paese, è occupata militarmente dall’esercito russo e non è in servizio, ma deve essere alimentata per tenere sotto controllo la temperatura nei suoi sei reattori, in modo da evitare incidenti. Dallo scorso settembre viene alimentata grazie ad alcuni generatori di corrente elettrica che funzionano a gasolio, ma la AIEA aveva in più occasioni segnalato la pericolosità della situazione, soprattutto nel caso di un guasto ai generatori.
Secondo Associated Press, il piano proposto dall’AIEA prevede di ripristinare il collegamento in due fasi. Nella prima i lavori si concentreranno su una linea elettrica che si trova in un’area ora controllata dall’esercito russo, che ha un raggio di circa un chilometro e mezzo. Nella seconda fase, le attività si concentreranno su una linea elettrica di backup, che si trova invece in territorio controllato dall’Ucraina. Il piano è stato concordato dopo lunghe interlocuzioni tra il direttore generale dell’AIEA, Rafael Grossi, il ministro degli esteri ucraino Andrii Sybiha, il presidente russo Vladimir Putin e il direttore generale di Rosatom, il principale produttore di energia elettrica dal nucleare in Russia.
Per quanto riguardi una porzione limitatissima di territorio, il cessate il fuoco viene osservato con interesse perché coincide con un nuovo periodo di contatti tra Putin e il presidente statunitense Donald Trump, dopo l’incontro inconcludente dell’estate scorsa in Alaska. Trump ha avuto una lunga telefonata con Putin giovedì 16 ottobre e ha concordato un incontro a Budapest, in Ungheria, in una data ancora da definire. Il colloquio è avvenuto prima dell’atteso incontro alla Casa Bianca tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky di venerdì, per discutere della guerra in Ucraina e dell’eventuale fornitura da parte statunitense di missili Tomahawk, che permetterebbero all’esercito ucraino di colpire in profondità nel territorio russo.
Dopo avere tentennato sulla fornitura nei giorni scorsi, Trump ha fatto intendere di non essere interessato in questa fase a fornire i Tomahawk, alludendo anche al possibile incontro con Putin per parlare di un cessate il fuoco. Secondo molti osservatori il confronto sui missili nei giorni scorsi avrebbe portato Putin ad assumere un tono più interlocutorio, forse solo per prendere tempo ed evitare che Stati Uniti e Ucraina si mettessero d’accordo sulla fornitura. Sul possibile incontro a Budapest non ci sono dettagli né è stata decisa una data.
La centrale nucleare di Zaporizhzhia è la più grande d’Europa e prima della guerra produceva la metà di tutta l’energia elettrica dal nucleare in Ucraina, soddisfacendo circa un quinto del fabbisogno elettrico dell’intero paese. Si trova sulle rive del fiume Dnipro, vicino alla cittadina di Enerhodar e a 50 chilometri in linea d’aria dalla città di Zaporizhzhia, capitale dell’omonima regione. Tra la città e la centrale passa la linea del fronte che divide le truppe russe da quelle ucraine.
Da quando ha smesso di produrre elettricità, cinque dei suoi reattori sono stati gradualmente messi in “cold shutdown”, uno stato in cui la quantità di reazioni all’interno del combustibile radioattivo viene ridotta al minimo. Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, la centrale ha subìto altri nove blackout parziali o completi (questo è il decimo) a causa dei danneggiamenti alla rete elettrica nel corso dei combattimenti al fronte o dei bombardamenti russi. Il risultato è stato provocare ogni volta un nuovo allarme tra le autorità ucraine e internazionali. L’Ucraina chiede da tempo che la Russia lasci la centrale e che tutta la zona venga demilitarizzata.



