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  • Domenica 12 ottobre 2025

Il secondo governo di Lecornu, tra conferme e tecnici

Il primo ministro francese ha presentato i ministri con cui dovrà cercare di far approvare la contestata legge di bilancio entro fine anno

Sébastien Lecornu il 7 ottobre (Ludovic Marin/pool via AP)
Sébastien Lecornu il 7 ottobre (Ludovic Marin/pool via AP)
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Il primo ministro francese Sébastien Lecornu ha presentato il suo nuovo governo, il secondo nel giro di pochi giorni. Ne fanno parte alcuni ministri che erano già nel suo precedente esecutivo e diversi “tecnici”, ossia persone non direttamente legate alla politica ma esperte degli argomenti di cui si dovranno occupare. È un governo di minoranza, sostenuto dalla coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron.

È immediatamente operativo: in Francia per entrare in funzione il governo non ha bisogno di superare un voto di fiducia, come accade in Italia, ma solo di non cadere per un voto di sfiducia. Sono già state presentate due mozioni per sfiduciarlo, da parte di La France insoumise (sinistra radicale) e del Rassemblement National (estrema destra): saranno votate dall’Assemblea Nazionale in settimana. Lecornu ha detto che il governo ha l’obiettivo specifico di far approvare la contestata legge di bilancio entro fine anno, cioè il passaggio su cui sono caduti entrambi i suoi predecessori, Michel Barnier e François Bayrou.

Le nomine non hanno spostato di molto gli equilibri del governo precedente, dato che riuniscono persone che provengono dai partiti di destra e di centro che hanno governato il paese dal settembre del 2024. Dodici ministri provengono dal precedente governo e sei erano già stati ministri durante la presidenza Macron. In generale vari giornali francesi scrivono che i nuovi ministri hanno quasi tutti una cosa in comune: la vicinanza a Macron.

Il ministro della Giustizia Gérald Darmanin, quello degli Esteri Jean-Noël Barrot e quella della Cultura Rachida Dati sono stati riconfermati. Tra i nuovi ci sono il prefetto di Parigi Laurent Nuñez, che è stato nominato ministro dell’Interno al posto di Bruno Retailleau, il direttore generale della società ferroviaria SNCF Jean-Pierre Farandou, nominato ministro del Lavoro, e l’ex direttrice di WWF Francia Monique Barbut al ministero della Transizione ecologica.

– Leggi anche: Come Sébastien Lecornu è diventato il successore di Sébastien Lecornu

Sei persone nominate nel nuovo governo sono iscritti e iscritte al partito di destra Les Républicains, tra cui la ministra della Cultura Dati e quella dell’Agricoltura Annie Genevard. Sabato però il partito aveva votato per non partecipare al secondo governo Lecornu: i sei che hanno accettato l’incarico, trasgredendo la linea del partito, sono stati espulsi. I Repubblicani hanno sostenuto i due governi precedenti a Lecornu (quelli di Barnier, che era proprio Repubblicano, e di Bayrou), e come detto il leader del partito Retailleau era ministro dell’Interno. La decisione di sfilarsi complica ulteriormente le cose per il nuovo esecutivo, che dovrà guadagnarsi il loro appoggio di volta in volta.

Il leader dei Repubblicani Bruno Retailleau all’Eliseo, il 10 ottobre del 2025 (AP Photo/Thibault Camus)

Lecornu era stato nominato da Macron all’inizio di settembre per sostituire Bayrou, sfiduciato dall’Assemblea nazionale, ma il suo primo mandato era durato appena 27 giorni. Lunedì 6 ottobre si era dimesso, perché privo di sufficiente consenso sia in parlamento sia all’interno della coalizione di centrodestra del presidente.

La composizione del governo che aveva presentato non era piaciuta praticamente a nessuno: Lecornu, che fa parte di Renaissance, lo stesso partito centrista di Macron, era stato subito criticato non soltanto dall’opposizione, ma da vari membri della sua stessa coalizione, a partire dai Repubblicani che volevano maggiore discontinuità rispetto al governo precedente. Venerdì sera Macron aveva poi dato un nuovo incarico da primo ministro a Lecornu, che ha spiegato di aver accettato per senso del dovere e per porre fine all’instabilità politica che sta danneggiando l’immagine della Francia.