Come Sébastien Lecornu è diventato il successore di Sébastien Lecornu
Il primo ministro francese è stato riconfermato cinque giorni dopo le dimissioni, e dopo una delle settimane più turbolente della politica francese

Sono passati appena cinque giorni tra le improvvise dimissioni del primo ministro francese Sébastien Lecornu (lunedì) e il suo ritorno in carica (venerdì), su nomina del presidente Emmanuel Macron. È il sesto primo ministro francese nominato in meno di due anni (se si conta Lecornu due volte). In mezzo, c’è stata una delle settimane più turbolente della storia politica francese recente, che ha reso evidente una delle crisi più gravi mai affrontate finora da Macron.
Lecornu, che ha 39 anni, era stato nominato da Macron all’inizio di settembre per sostituire François Bayrou, da poco sfiduciato dall’Assemblea nazionale (la camera bassa del parlamento francese). Il suo primo mandato è durato appena 27 giorni, e questo è un breve resoconto della crisi che è seguita.
Domenica 5 ottobre
Dopo una lunga fase di consultazioni, domenica notte Lecornu ha presentato il suo nuovo governo, che era molto simile a quello del suo predecessore sfiduciato Bayrou: quasi tutti i ministri erano stati riconfermati, tranne quello dell’Economia e pochi altri. Nel giro di poche ore erano cominciate le proteste: Lecornu, che fa parte di Renaissance, lo stesso partito centrista di Macron, era stato subito criticato non soltanto dall’opposizione, ma da vari membri della sua stessa coalizione, a partire dai Repubblicani, di destra, che hanno minacciato di ritirarsi.
Lunedì 6 ottobre
A poche ore dall’annuncio del suo governo, Lecornu ha capito che avrebbe rischiato di essere immediatamente sfiduciato (come minacciavano di fare i Socialisti) e che certamente non avrebbe avuto i voti per fare approvare la sua urgente e contestata proposta di legge di bilancio.
Così lunedì mattina, a sorpresa, si è dimesso. È stato il quinto in meno di due anni. Macron ha accettato le dimissioni, ma gli ha chiesto di rimanere in carica almeno fino a mercoledì, finché lui non avesse trovato una soluzione.

Lecornu e Macron nell’aprile 2025 (Benoit Tessier/AP File)
Mercoledì 8 ottobre
Macron ha avuto però diversi problemi, a partire da decidere cosa fare. Le opzioni erano:
• Individuare un sostituto a Lecornu, il sesto, e provare ancora una volta a trovare una coalizione parlamentare stabile per approvare la legge di bilancio.
• Indire nuove elezioni legislative, in un momento in cui l’estrema destra del Rassemblement National è nettamente prima nei sondaggi e potrebbe ottenere la maggioranza in parlamento.
• Dimettersi, cosa che però ha escluso subito di voler fare.
È apparso chiaro che Macron voleva riprovarci, ma qui è sorto un altro problema: erano finite le persone. I politici vicini a Macron dotati dell’esperienza e delle caratteristiche necessarie per diventare primo ministro – e soprattutto che godono della fiducia del presidente – sono praticamente esauriti.
A un certo punto è perfino sorta la possibilità che Macron nominasse un primo ministro del Partito Socialista, in quella che nel gergo politico francese è chiamata «coabitazione» (quando presidente e primo ministro appartengono a diverse famiglie politiche). Ma i Socialisti sono fermamente contrari alla legge di bilancio voluta da Macron, e l’opzione è stata scartata.
Nel frattempo la politica francese è entrata in una fase di caos: tra le altre cose Edouard Philippe, uno dei vari primi ministri di Macron (durato abbastanza, tra il 2017 e il 2020), è arrivato a chiedere le dimissioni del presidente.

Lecornu il 6 ottobre 2025 (Stephane Mahe/Pool via AP)
Venerdì 10 ottobre
Per cercare di risolvere la crisi, venerdì Macron ha invitato al palazzo presidenziale dell’Eliseo i rappresentanti dei principali partiti dell’establishment francese (escluse l’estrema destra del Rassemblement National e l’estrema sinistra della France insoumise). Alla fine dell’incontro, che è durato due ore, il presidente ha detto di aver trovato una «strada verso il compromesso». Alcuni membri dell’opposizione presenti, però, si sono detti «sbalorditi» dal fatto che il presidente non avesse davvero preso in considerazione le loro richieste.
Nella notte, alla fine, Macron ha rinominato Lecornu: apparentemente più per mancanza di alternative che per altro. Lui ha detto di avere accettato «per senso del dovere».
E ora?
Ora ricominceranno le consultazioni. Visto che le condizioni politiche in questi cinque giorni non sono cambiate, il successo del secondo tentativo di Lecornu dipenderà quasi esclusivamente dalle sue capacità negoziali. È probabile che farà maggiori concessioni all’opposizione soprattutto sulla legge di bilancio, e che proporrà un governo molto diverso dal precedente. Al momento però i Repubblicani, che sono fondamentali per la maggioranza, hanno fatto sapere che non parteciperanno al governo.



