L’ex direttore dell’FBI James Comey, incriminato su pressione di Trump, si è dichiarato innocente

L'ex direttore dell'FBI James Comey all'Università di Chicago nel 2019 (AP Photo/Charles Rex Arbogast)
L'ex direttore dell'FBI James Comey all'Università di Chicago nel 2019 (AP Photo/Charles Rex Arbogast)

James Comey, l’ex direttore dell’FBI incriminato su pressione del presidente Donald Trump e accusato di falsa testimonianza e intralcio ai lavori del Congresso, si è dichiarato non colpevole di fronte a un tribunale federale della Virginia. Comey ha chiesto di andare a processo: i suoi avvocati puntano a dimostrare che le accuse contro di lui sono pretestuose, e a far archiviare il caso prima che si arrivi alla prima udienza. Le udienze preliminari sono state fissate tra novembre e dicembre, mentre la prima udienza del processo il prossimo 5 gennaio. In questo periodo Comey rimarrà in libertà.

L’FBI è l’agenzia di polizia federale investigativa degli Stati Uniti, e come suo capo Comey guidò le indagini sulle interferenze russe che favorirono Trump nelle elezioni statunitensi del 2016. Da quel momento diventò un bersaglio del presidente, che in più occasioni ha fatto pressioni sul dipartimento di Giustizia per indagare persone che considera sue nemiche. Tra queste c’è anche Comey, che Trump licenziò nel 2017 in modo inaspettato e inusuale: Comey sostiene che lo fece perché lui si era rifiutato di bloccare le indagini su una persona molto vicina a Trump, coinvolta nel caso sulle interferenze russe.

Comey è accusato di aver mentito alla commissione Giustizia del Senato durante una testimonianza del 2020 sui rapporti tra il comitato elettorale di Trump e la Russia. In quell’occasione (come fa tuttora) sostenne di non aver mai autorizzato la diffusione di informazioni segrete sull’indagine; il suo vice Andrew McCabe testimoniò invece di essere stato autorizzato da Comey a parlare con i giornalisti in forma anonima. La sua incriminazione, a settembre di quest’anno, è avvenuta poco dopo la pubblicazione da parte di Trump di una serie di post sul social Truth, in cui chiedeva alla procuratrice generale Pam Bondi di perseguire rapidamente alcuni dei suoi avversari politici.