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  • Venerdì 3 ottobre 2025

Hamas ha risposto al piano di Trump per la pace a Gaza

Accettandolo solo in parte: dice che libererà gli ostaggi, in cambio di alcune condizioni che ora dovranno essere valutate da Stati Uniti e Israele

Fumo dopo un bombardamento israeliano nella città di Gaza, il 26 settembre del 2025 (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
Fumo dopo un bombardamento israeliano nella città di Gaza, il 26 settembre del 2025 (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
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Hamas ha risposto al piano per la fine della guerra nella Striscia di Gaza presentato lunedì dal presidente statunitense Donald Trump in accordo con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Lo ha accettato in parte: in una dichiarazione ha detto che accetterà di rilasciare tutti gli ostaggi israeliani, ma anche di volere ulteriori negoziati sulle questioni riguardanti il ​​futuro della Striscia di Gaza e i diritti del popolo palestinese.

Il piano ha condizioni molto favorevoli per Israele ed era di fatto un ultimatum ad Hamas. Non è chiaro ancora se le richieste di modifica saranno valutate dal governo statunitense e da quello israeliano. Commentando sui social, intanto Trump ha detto: «Credo che siano pronti per una PACE duratura [riferendosi ad Hamas, ndr]. Israele deve immediatamente smettere di bombardare Gaza, così da poter salvare gli ostaggi».

Proprio nel tardo pomeriggio Trump aveva dato ad Hamas tempo di rispondere fino alle 18 di domenica (ora di Washington, mezzanotte in Italia), parlandone come di un’«ultima possibilità». Martedì aveva invece dato tre o quattro giorni di tempo, con l’ambiguità che usa spesso nelle trattative, minacciando in caso di rifiuto la prosecuzione della guerra israeliana col pieno sostegno statunitense.

Donald Trump e Benjamin Netanyahu, alla Casa Bianca il 29 settembre

Donald Trump e Benjamin Netanyahu, alla Casa Bianca il 29 settembre (AP Photo/Evan Vucci)

Il testo del piano prevede un cessate il fuoco immediato, dopo il quale Hamas avrebbe 72 ore per rilasciare tutti gli ostaggi israeliani, vivi e morti, in cambio della scarcerazione di 1.950 prigionieri palestinesi. Tra le altre cose, prevede anche un ritiro graduale dalla Striscia dell’esercito israeliano, che però continuerebbe a occupare un’ampia “zona cuscinetto” lungo tutti i confini.

Subito prima dell’incontro con Trump in cui è stato presentato il piano, Netanyahu era riuscito a ottenere modifiche sostanziali che non erano state concordate con gli altri paesi che stavano mediando nelle trattative tra Israele e Hamas, Qatar ed Egitto. In particolare, era stato vincolato il ritiro israeliano al disarmo di Hamas, con tempistiche e formule indefinite che lasciano all’esercito la possibilità di continuare a occupare la “zona cuscinetto”.

Per questo i governi di Qatar, Egitto e Turchia stanno discutendo con gli Stati Uniti la possibilità di emendare alcune parti della proposta, pur avendo chiesto ad Hamas di accoglierla. Giovedì il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, ha detto che «ci sono molte lacune che devono essere colmate» sul futuro della Striscia.

La parte più peculiare riguarda proprio il futuro governo della Striscia, che è quello su cui Hamas vorrebbe continuare a negoziare. Secondo il piano dovrebbe essere affidato a una «commissione palestinese tecnocratica e apolitica» la quale a sua volta sarebbe supervisionata da un «Consiglio della Pace» guidato da Trump stesso. A giudicare dalle dichiarazioni di Trump, sarebbe questo Consiglio a detenere il vero potere decisionale. Del Consiglio farebbero parte leader palestinesi e internazionali, tra cui l’ex primo ministro britannico Tony Blair, che ha partecipato alla stesura del piano. Il compito del Consiglio sarebbe quello di governare Gaza finché l’Autorità palestinese, cioè l’ente che già governa parte della Cisgiordania, non si sarà «riformata» e sarà pronta a prendere il controllo anche della Striscia.

Il fumo causato da un bombardamento israeliano sulla città di Gaza, il 1° ottobre

Il fumo causato da un bombardamento israeliano sulla città di Gaza, il 1° ottobre (AP Photo/Jehad Alshrafi)

Intanto l’esercito israeliano sta intensificando i bombardamenti e le operazioni di terra per occupare la città di Gaza dopo che mercoledì aveva pubblicato «l’ultimo avvertimento» alla popolazione civile per andarsene: questi ordini di evacuazione sono imposizioni di trasferimento forzato, contrarie al diritto internazionale. Molti dei palazzi più alti di Gaza sono stati distrutti e le possibilità di sopravvivere all’interno della città sono diventate minime. Solo venerdì sono già state uccise altre 49 persone, di cui 31 a Gaza.

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