Di Dennis Schröder si parla solo quando gioca con la Germania
Ha appena vinto gli Europei e il titolo di miglior giocatore; ma in NBA, dove gioca da anni, si fa notare molto meno

A poco più di un minuto dalla fine della finale degli Europei di basket, giocata domenica tra Germania e Turchia, la Turchia era in vantaggio 83-82. Alla fine, però, ha vinto la Germania, soprattutto grazie al suo capitano Dennis Schröder, che negli ultimi 80 secondi ha segnato due canestri e due tiri liberi decisivi. La partita è finita 88-83 per la Germania: gli ultimi 6 punti li ha fatti lui. Schröder gioca in NBA da oltre dieci anni, eppure si fa notare soprattutto quando gioca con la nazionale tedesca.
Gli ultimi, eccezionali secondi di Dennis Schröder
Schröder, che oggi compie 32 anni, ha ricevuto anche il premio di MVP (miglior giocatore) del torneo. Non è stata una sorpresa né la vittoria della Germania – che era tra le favoritissime, avendo vinto gli ultimi Mondiali – né la nomina di Schröder come MVP, dato che da anni è un punto di riferimento per la nazionale tedesca.
Eppure al di fuori delle competizioni internazionali di lui si parla pochissimo e non è quasi mai considerato un grande giocatore. In questi Europei non era nemmeno tra i giocatori più attesi: si era parlato molto di più di altri fortissimi cestisti di NBA (il campionato di basket nordamericano), come il serbo Nikola Jokic, lo sloveno Luka Doncic e il greco Giannis Antetokounmpo. L’NBA è la lega più competitiva al mondo e i suoi giocatori più forti (di cui tanti sono europei, ormai) sono anche quelli più famosi.
Anche Schröder gioca in NBA – e pure da tanto (dal 2013) – ma lì non è mai stato considerato una superstar, uno dei migliori al mondo, uno di quei giocatori attorno a cui costruire una squadra. In 12 stagioni in NBA ha giocato da titolare circa la metà delle sue 842 partite, ha cambiato nove squadre e non ha mai vinto un titolo. Negli Stati Uniti è spesso descritto come un journeyman, un cestista molto bravo, ma mai eccellente.

Dennis Schroder con i Detroit Pistons, con cui ha giocato questa stagione da febbraio. L’anno prossimo giocherà con i Sacramento Kings. Foto del 5 marzo 2025 (Photo by Meg Oliphant/Getty Images)
Con la nazionale tedesca, invece, Schröder è proprio quella superstar che altrove non è mai riuscito a essere. Con la Germania, infatti, ha vinto un bronzo agli Europei del 2022 (la prima medaglia per la nazionale tedesca di basket dopo 17 anni), un Mondiale (il primo nella storia del suo paese, anche in quel caso come MVP del torneo) e questi Europei. Per capire l’importanza della sua carriera internazionale, è solo il settimo giocatore di sempre ad aver vinto il premio di MVP sia ai Mondiali che agli Europei.
In questi successi Schröder è stato spesso il giocatore più influente e decisivo, quello a cui la squadra si affida nei momenti più delicati delle partite più importanti. Lo ha fatto nella finale contro la Turchia, ma anche nella finale dei Mondiali del 2023, segnando un canestro abbastanza decisivo per la vittoria contro la Serbia.
Schröder esordì in nazionale a 19 anni, quando ci giocava ancora Dirk Nowitzki – il più forte cestista tedesco di sempre, che allora era già a fine carriera – e fin dai suoi primi tornei dimostrò una costanza impressionante. Ai suoi primi Europei, nel 2015, fu già il miglior giocatore della sua squadra, per punti e assist.

Dirk Nowitzki e Dennis Schröder a EuroBasket 2015, 5 settembre 2015 (sampics/Corbis via Getty Images)
Con il ritiro di Nowitzki, avvenuto proprio dopo quell’Europeo, Schröder assunse progressivamente il ruolo di giocatore più carismatico e importante della Germania. Fu anche una diretta conseguenza del suo ruolo da playmaker, il giocatore che gestisce le azioni e smista i palloni ai compagni: per ricoprirlo bene, infatti, serve spesso essere un buon leader e saper comunicare in modo chiaro ed efficace con la squadra.
Grazie alla sua eccezionale rapidità, alla sua inventiva talvolta fuori dal comune e a un eccezionale agonismo, con la nazionale tedesca Schröder riesce quasi sempre a fare molti punti e assist. Durante la semifinale e la finale di questi Europei, per esempio, ha registrato 12 assist a partita, il numero più alto in quelle fasi del torneo dal 1995, cioè da quando questi dati vengono registrati.
Only Dennis Schroder could pull this move out in the #EuroBasket final 😳🇩🇪 pic.twitter.com/41KDlMvgrD
— BasketNews (@BasketNews_com) September 15, 2025
Schröder però fatica a replicare in NBA quanto riesce a mostrare con la Germania, anzitutto perché lì la qualità media dei giocatori è molto più alta. In una competizione come gli Europei è più semplice emergere all’interno della propria squadra, avere più responsabilità e incidere sul gioco: con la nazionale, insomma, Schröder può avere molto di più il pallone tra le mani e quindi far vedere quanto è bravo come playmaker.
In NBA anche il modo di giocare è diverso. Non si tratta solo di differenze regolamentari (tra le altre, in Europa la linea del tiro da tre è più vicina al canestro che in NBA), ma anche del fatto che nella lega è richiesta una versatilità sempre maggiore. Per questo motivo i playmaker più efficaci oggi sono spesso giocatori molto più alti e grossi rispetto al passato. Luka Dončić, uno dei più forti al mondo nel suo ruolo, è alto 2,01 metri e pesa 90 chili: un fisico del genere consente di fare più cose più facilmente, come tirare con meno interferenze e recuperare più palle sotto il canestro. E quelli che non dispongono di questo fisico spesso compensano con delle eccezionali capacità tecniche: è il caso di Jalen Brunson, dei New York Knicks.
Schröder, che è alto 1,85 metri, non appartiene a nessuna delle due categorie, e per questo fa fatica in NBA: non ha un fisico dominante e secondo Sports Illustrated nella lega non ha mai mostrato un livello tecnico tale da colmare davvero questa lacuna.
Ciononostante, molti giornali e commentatori pensano che in virtù della sua carriera internazionale il capitano della Germania debba essere inserito nella Naismith Hall of Fame: è uno dei più grandi onori individuali nel basketball e di solito viene conferito a fine carriera. Non sarebbe la prima volta che un giocatore viene messo nella Hall of Fame per meriti esterni alla NBA: tra gli altri è successo a Dino Meneghin, uno dei cestisti italiani più forti di sempre.



