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  • Giovedì 11 settembre 2025

Per i giocatori di NBA le statistiche contano più delle vittorie?

In parte sì, ed è proprio per questo che la lega nordamericana di basket ha deciso di andare loro incontro con una nuova regola

Il giocatore di NBA Tyler Herro guarda alcune statistiche prima di un'intervista, 14 aprile 2023 (Bryan Cereijo/Getty Images)
Il giocatore di NBA Tyler Herro guarda alcune statistiche prima di un'intervista, 14 aprile 2023 (Bryan Cereijo/Getty Images)
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La NBA, il campionato di basket nordamericano e il più prestigioso al mondo, ha cambiato una sua regola per rendere le partite più spettacolari e per aiutare i giocatori a migliorare le proprie statistiche. Dalla prossima stagione i tiri da lontano tentati negli ultimi tre secondi dei primi tre quarti – quelli più azzardati, che solo di rado vanno a segno – saranno conteggiati nelle statistiche personali di un giocatore solo se realizzati. Più nello specifico, con tiri da lontano si intendono i tiri da una distanza minima di circa 11 metri (quindi soprattutto nella propria metà campo). Se sbagliati, questi tiri negli ultimi secondi continueranno a essere conteggiati nelle statistiche di squadra ma non in quelle del giocatore.

È un modo per incentivare gli heaves, i tiri da molto lontano negli ultimi istanti prima della fine di un quarto. Sono una mossa un po’ disperata e negli Stati Uniti sono anche noti come “tiri dell’Ave Maria”, perché bisogna pregare perché vadano a segno. Proprio in quanto improbabili, quando vanno a canestro sono spettacolari e spesso memorabili.

Ma dato che le probabilità di sbagliare un tiro del genere sono molto più alte di quelle di centrare il canestro, molti giocatori di NBA preferivano evitare di farlo (e quindi non aiutare la propria squadra) per non abbassare le proprie percentuali di realizzazione.

In NBA le statistiche individuali hanno un peso enorme, perché i contratti dei giocatori spesso includono degli incentivi legati alla percentuale di tiri segnati. Delle buone statistiche servono anche a “vendersi meglio”: le squadre si affidano sempre di più all’analisi dei dati per valutare e selezionare i giocatori, mentre gli esperti spesso usano i numeri per spiegare quanto è bravo o quanto è forte un giocatore. Per questo, alcuni giocatori sono stati accusati di fare stat padding, cioè di anteporre le proprie statistiche alle necessità della squadra, forzando delle giocate poco utili o sensate per quanto sta succedendo nella partita, e quindi svantaggiose per la propria squadra.

Vale in modo particolare per i tiri da tre punti (quelli fuori dall’area, mentre quelli segnati da dentro l’area ne valgono due), che negli ultimi anni sono diventati sempre più importanti. E poiché gli heaves sono tiri da tre difficilissimi, molti tendono a evitarli proprio per non peggiorare una statistica tanto importante quanto quella dei tre punti.

Per rendersi conto dell’impatto che la nuova regola sugli heaves avrà sulle statistiche individuali, basta considerare che se fosse stata in vigore la scorsa stagione la percentuale di tiri da tre punti di Nikola Jokic — giocatore dei Denver Nuggets e tra i pochi a tentare spesso questo tipo di tiri — sarebbe passata dal 41 per cento al 44 per cento.

È quindi molto probabile che dalla prossima stagione NBA ci sarà un maggior numero di tiri spettacolari, in linea con l’obiettivo della lega di rendere il campionato più coinvolgente e aumentarne la visibilità. E che di pari passo, come mostra il caso di Jokic, miglioreranno molto anche le statistiche dei giocatori. Adam Silver, il commissioner della NBA (una sorta di presidente), ha recentemente definito il basket della NBA uno «sport basato sugli highlights», dove cioè contano soprattutto i momenti salienti e spettacolari, i cui video spesso diventano virali sui social media.

La prossima stagione di NBA inizierà il 22 ottobre. La regular season, cioè la prima parte di campionato, andrà avanti fino al 12 aprile 2026, mentre i playoff, cioè le fasi finali, si giocheranno fino a giugno.