In Nepal l’esercito ha imposto un coprifuoco nazionale, a causa delle grandi proteste di lunedì e martedì

Alcuni soldati nepalesi durante le proteste a Katmandu, la capitale del Nepal, il 9 settembre
Alcuni soldati nepalesi durante le proteste a Katmandu, la capitale del Nepal, il 9 settembre (AP Photo/Niranjan Shrestha)

Mercoledì l’esercito nepalese ha imposto un coprifuoco in tutto il paese, a causa delle grandi proteste e dei disordini di lunedì e martedì. L’esercito ha detto che il coprifuoco rimarrà in vigore fino alle 17 ora locale di oggi (quindi fino alle 13:15 in Italia, visto che il Nepal adotta un fuso orario particolare), e poi nuovamente dalle 6 di mattino di domani. Durante il coprifuoco non è permesso uscire di casa, anche se alcuni servizi essenziali (per esempio, le ambulanze e i vigili del fuoco) potranno comunque circolare.

L’esercito ha inviato diversi contingenti di soldati a pattugliare le strade delle città per controllare che nessuno violi il coprifuoco. In generale, la situazione è più calma rispetto a ieri. Bhadra Sharma, un giornalista del New York Times che si trova nella capitale Katmandu, ha scritto che la situazione «ricorda i primi giorni del lockdown durante l’epidemia di Covid-19».

Lunedì e martedì in diverse città nepalesi ci sono state grosse manifestazioni, iniziate per protestare contro la decisione del governo di bloccare quasi tutti i social network e poi diventate rivolte contro la corruzione della classe politica. Almeno 22 persone sono morte. A Katmandu ci sono stati i disordini maggiori: i manifestanti hanno dato fuoco al complesso del parlamento, a vari edifici governativi e anche alle case di alcuni importanti politici.

La situazione in Nepal è al momento ancora piuttosto confusa: il primo ministro nepalese, Khadga Prasad Sharma Oli (del Partito Comunista Nepalese), si è dimesso martedì, come conseguenza delle proteste, e al momento non è chiaro chi sia responsabile del governo. Martedì sera diversi gruppi che avevano dato inizio alle proteste, soprattutto giovani e studenti, hanno condannato le violenze e detto che i responsabili sono persone estranee al movimento.