A Gerusalemme Est sei scuole per bambini palestinesi non hanno riaperto
Erano state chiuse a maggio come conseguenza delle leggi israeliane contro l'UNRWA, lasciando senza lezioni circa 600 studenti

A Gerusalemme Est sei scuole per bambini e bambine palestinesi non hanno riaperto e circa 600 di loro sono rimasti senza istituti assegnati per il nuovo anno scolastico, iniziato il 1° settembre. Gerusalemme Est è la parte della città che appartiene ai territori palestinesi occupati da Israele dal 1967. Le scuole chiuse erano gestite dall’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce assistenza ai profughi palestinesi e il principale gestore di istituti scolastici a Gerusalemme Est.
La chiusura di queste scuole è una conseguenza delle leggi israeliane contro l’UNRWA, approvate a ottobre del 2024 dal governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu per impedire all’agenzia di funzionare in territorio israeliano (Israele considera tutta Gerusalemme come parte del proprio territorio, in violazione degli accordi internazionali).
Da tempo il governo israeliano accusa l’UNRWA di avere estesi legami con Hamas e in generale di promuovere posizioni antisraeliane. L’UNRWA ha sempre negato queste accuse, pur dicendo che è sostanzialmente impossibile lavorare nella Striscia di Gaza senza avere qualche tipo di contatto con il gruppo, che la governa dal 2007. L’agenzia ha avviato anche varie indagini interne: ad agosto del 2024 licenziò nove dipendenti considerati potenzialmente legati a Hamas, su un totale di circa 13mila.

Studenti davanti a una scuola dell’UNRWA nel campo profughi di Shuafat, a Gerusalemme Est, l’8 maggio del 2025 (AP Photo/Mahmoud Illean)
La chiusura delle scuole a Gerusalemme Est era stata decisa lo scorso aprile. L’8 maggio alcuni agenti di polizia erano entrati nelle classi durante le lezioni, avevano fatto uscire tutti gli studenti e apposto all’entrata degli edifici dei cartelli che dicevano: «Sarà vietato gestire istituti scolastici, assumere insegnanti, personale docente o qualsiasi altro tipo di personale, nonché accogliere studenti o consentire loro l’accesso a questo istituto». Da quel momento non hanno più riaperto. Alcune associazioni per i diritti civili hanno fatto causa, e la Corte Suprema israeliana dovrebbe esprimersi il 16 settembre.
Tre degli istituti chiusi si trovano nel campo profughi di Shuafat, dove vivono più di 30mila persone in condizioni di povertà e con servizi basilari estremamente scarsi e malfunzionanti. Molte famiglie non vogliono mandare i figli in scuole fuori dal campo, anche perché questo richiederebbe di attraversare ogni giorno i checkpoint israeliani.
Secondo vari attivisti la chiusura delle scuole dell’UNRWA è anche un modo con cui il governo israeliano cerca di far seguire a tutti i bambini il suo curriculum didattico, e non quello delle scuole palestinesi. «Non vogliono solo farci sparire, vogliono cancellarci come palestinesi e come profughi», ha detto un insegnante di matematica che 35 anni fa frequentò le scuole dell’agenzia.
Il ministero dell’Istruzione israeliano e l’amministrazione cittadina di Gerusalemme avevano promesso di assegnare una scuola a tutti gli studenti, e di attivare fondi e servizi di trasporto aggiuntivi per permettere loro di frequentarle. «Non abbiamo ancora visto niente di tutto ciò», ha detto a Le Monde Roland Friedrich, il direttore dell’UNRWA per la Cisgiordania.
L’anno scolastico sarebbe dovuto iniziare anche nella Striscia di Gaza, ma tutte le scuole sono chiuse e i bambini e le bambine non potranno frequentare le lezioni per il terzo anno di fila. La grande maggior parte delle scuole dell’UNRWA è stata distrutta dagli attacchi e dai bombardamenti israeliani, e gli edifici ancora in piedi sono usati come rifugi di emergenza.



