• Italia
  • Lunedì 1 settembre 2025

Come si gestiscono 300 tonnellate di cibo per aiuti umanitari

Sono quelle raccolte a Genova per Gaza, di cui solo una parte finirà sulle barche a vela della Global Sumud Flotilla: ma c'è un piano

I volontari di Music for Peace organizzano le scatole di cibo
I volontari di Music for Peace organizzano le scatole di cibo destinate alla Striscia di Gaza, Genova, 29 agosto 2025 (Angelo Mastrandrea/il Post)
Caricamento player

«Posso dire con certezza che 300 tonnellate le abbiamo raggiunte, ma sono convinto che siano molte di più», dice Stefano Rebora, fondatore dell’organizzazione genovese Music for Peace, che negli ultimi giorni ha raccolto tantissime donazioni di cibo non deperibile per la Global Sumud Flotilla, la grande iniziativa indipendente per cercare di portare aiuti alla popolazione civile della Striscia di Gaza con decine di barche a vela: «Avrò il dato definitivo quando avremo finito di mettere tutto nei cartoni, perché il grosso del lavoro è quello: preparare e inscatolare il materiale».

Music for Peace raccoglie cibo e altre forme di aiuti umanitari destinati ad altre paesi o a famiglie in difficoltà del territorio di Genova dal 1994, quando Rebora organizzò per la prima volta un concerto per cui invece di pagare un biglietto d’ingresso bisognava portare un pacco di pasta, dei medicinali o altri generi di prima necessità. Il nome dell’organizzazione, che significa “Musica per la pace”, deriva da quello. All’epoca l’obiettivo era sostenere la popolazione della Bosnia Erzegovina durante la guerra civile nei Balcani. Da allora l’associazione ha organizzato più di 55 missioni, dal Kosovo all’Afghanistan, dal Kurdistan iracheno allo Sri Lanka e all’Ucraina.

Da sei anni lavora soprattutto in Sudan, dove è in corso una delle peggiori crisi umanitarie del Ventunesimo secolo, con 12 milioni di sfollati su una popolazione di 50 milioni di persone e almeno 150mila morti.

Per Music for Peace lavorano dieci persone con uno stipendio (che l’organizzazione preferisce chiamare “operativi” e non “dipendenti”) e un centinaio di volontari stabili, a cui negli ultimi giorni si sono unite molte altre persone per partecipare alla raccolta di cibo per Gaza. Per capire quanto sia stata straordinaria, anche a livello logistico, basta fare un confronto con le attività che Music for Peace porta avanti normalmente: «Da gennaio a oggi, prima degli ultimi giorni, avevamo raccolto e spedito in Sudan 250 tonnellate di cibo e altri aiuti, e altre 400 circa per le famiglie del territorio», dice sempre Rebora.

Peraltro, anche se Music for Peace ha interrotto la raccolta, altro cibo continuerà ad arrivare, perché da varie parti d’Italia si sono fatte avanti altre persone o enti interessate a mandarglielo nelle prossime settimane.

– Leggi anche: Che barche sono quelle della Global Flotilla in partenza dall’Italia

Delle almeno 300 tonnellate che sono state consegnate all’organizzazione negli ultimi giorni, 45 sono già state preparate per la Global Sumud Flotilla. Di queste, cinque sono state caricate sulle quattro barche a vela della missione partite proprio da Genova domenica; le altre 40 invece sono state messe all’interno di due container e imbarcate su un traghetto diretto in Sicilia. A Catania saranno distribuite sulle altre barche a vela che faranno parte della Global Sumud Flotilla.

Per il trasporto da Genova alla Sicilia, né Music for Peace né l’organizzazione dell’iniziativa internazionale per portare il cibo verso Gaza hanno speso nulla: come è abituata a fare, l’onlus genovese ha chiesto a un’azienda di trasporto navale la disponibilità a portare i due container gratuitamente.

È comunque quasi impossibile che il cibo arrivi a destinazione, visto il blocco navale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza: l’iniziativa è da considerarsi più che altro politica.

«La nostra filosofia è raccogliere derrate alimentari e generi di prima necessità direttamente dalle persone», spiega Rebora: «Ci sono persone che ci hanno mandato delle donazioni in questi giorni, e ringraziamo il Movimento 5 Stelle per la donazione annunciata, ma noi chiediamo beni materiali e servizi». Rebora e Music for Peace infatti preferiscono una «partecipazione consapevole», in prima persona, che secondo loro ha più significato: «L’importanza del materiale che distribuiamo non è solo il cibo che momentaneamente elimina il problema della fame, dato che è un aiuto parziale, non una soluzione. Ma è il fatto che rappresenta migliaia e migliaia di persone che sono state coinvolte: hanno pensato, hanno fatto la spesa, sono venute da noi e ce l’hanno consegnata».

L’organizzazione ha comunque usato una parte delle proprie risorse finanziarie per l’acquisto dei cartoni e del nastro adesivo per inscatolare gli aiuti e altre cose del genere. Per quanto riguarda gli spazi necessari, ha sfruttato il proprio spazio di 4.500 metri quadrati al porto di Genova e, per questa situazione straordinaria, un altro magazzino messo a disposizione dai “camalli” della Compagnia unica del porto di Genova (CULMV), i lavoratori portuali. Tutto il cibo arrivato per la Global Sumud Flotilla è stato controllato dai volontari, per verificare le scadenze, e poi smistato sia in base a quelle che alla tipologia. Altri volontari hanno preparato i pacchi già organizzati per essere consegnati a una famiglia: ciascuno contiene 20 chilogrammi di alimenti differenziati, cioè organizzati tenendo conto dei valori nutrizionali di ogni componente. Nei container sono poi stati caricati questi pacchi.

– Leggi anche: Cosa vuol dire “sumud”

Anche le almeno 255 tonnellate che per il momento non viaggeranno verso la Striscia di Gaza sono e saranno organizzate in questo modo. «Non andranno sprecate», chiarisce Rebora. Anche questo cibo sarà messo all’interno di vari container, tra i sei e gli otto (per un totale di 120/160 tonnellate), e spedito in Sudan entro il 15 settembre. I container destinati al paese nordafricano arriveranno a Gedda, in Arabia Saudita, in sei o sette giorni di navigazione, e poi saranno portati su navi più piccole a Port Sudan.

Lì Music for Peace ha tuttora un ufficio stabile e un magazzino dove lavorano otto persone, tra cui due italiani, mentre aveva dovuto chiudere la sua sede di Khartum per gli sviluppi della guerra civile, durante l’occupazione delle cosiddette Forze di supporto rapido (RSF).

– Leggi anche: Quali sono gli obiettivi della Global Sumud Flotilla

Complessivamente il viaggio durerà tra i venti e i venticinque giorni, poi il materiale raccolto sarà distribuito tra la zona di Port Sudan e quella di Khartum, che è la capitale. «È ancora una zona di guerriglia aperta ed è difficile lavorarci, anche perché l’ambasciata italiana si è spostata in Eritrea a manca un appoggio istituzionale», racconta Rebora: «Khartum è una città fantasma, distrutta. Le persone che non sono scappate sono le più povere, ecco perché cerchiamo di sostenerle».

Tolto il cibo che sarà portato in Sudan, rimarranno ancora tra le 135 e le 95 tonnellate (almeno): per la maggior parte saranno messe all’interno di altri container per la Striscia di Gaza, che però per il momento e fino a gennaio rimarranno a Genova. «Se dovessero arrivare dei permessi per entrare a Gaza, saremo pronti a partire subito e a consegnare il materiale in 15 giorni», spiega Rebora, «mentre qualora non arrivassero manderemo anche questi container in Sudan e ne prepareremo altri, con beni più freschi, per Gaza, sempre in attesa di eventuali permessi».

– Leggi anche: L’enorme massacro nel campo per sfollati di Zamzam, in Darfur