La Danimarca si è scusata per le spirali contraccettive imposte alle inuit
La prima ministra danese ha definito «discriminazione sistematica» la pratica portata avanti tra gli anni Sessanta e Settanta in Groenlandia

La prima ministra danese Mette Frederiksen ha chiesto scusa a nome della Danimarca alle donne inuit della Groenlandia alle quali furono impiantate spirali contraccettive senza il loro consenso tra gli anni Sessanta e Settanta, per limitarne la popolazione. Sono le prime scuse per uno scandalo emerso alcuni anni fa che ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica e su cui sta terminando di indagare una commissione governativa, con un atteso rapporto che dopo diversi rinvii dovrebbe essere pubblicato il prossimo settembre.
La pratica fu portata avanti con l’obiettivo di limitare la crescita della popolazione nativa della Groenlandia, quando la grande isola aveva una minore autonomia rispetto a oggi dalla Danimarca. Si stima che in quel periodo circa 4.500 donne di etnia inuit furono sottoposte all’impianto delle spirali contraccettive, una pratica che secondo le loro testimonianze veniva eseguita senza che fossero fornite molte spiegazioni e spesso a ragazze ancora minorenni.
La vicenda era diventata di dominio pubblico circa 8 anni fa, quando una delle donne coinvolte aveva annunciato di voler fare causa al governo danese. Ma in Danimarca se ne era iniziato a parlare soprattutto nel 2022, dopo la pubblicazione di un podcast sulla questione prodotto dalla televisione pubblica danese. La pratica si aggiungeva ad altre azioni discriminatorie condotte nei confronti delle persone native della Groenlandia, come la sottrazione di decine di bambini inuit alle loro famiglie per poter condurre alcuni esperimenti sociali. Per quella vicenda il governo danese si scusò con la comunità inuit nel 2020.
Frederiksen ha detto che il quadro completo sulla vicenda sarà disponibile con la pubblicazione del rapporto, ma ha aggiunto che gli elementi emersi dalle denunce delle donne che subirono quei trattamenti non possono essere ignorati dal suo governo: «Chiedo scusa alle donne e alle ragazze che hanno subìto questa discriminazione sistematica. Solo perché sono della Groenlandia. Per avere subìto danni sia fisici sia psicologici. Per come le abbiamo deluse». Le scuse sono state sottoscritte anche da Jens-Frederik Nielsen, l’attuale primo ministro della Groenlandia, per i casi emersi nel periodo in cui l’isola aveva ottenuto maggiori autonomie dalla Danimarca.
Inizialmente il governo danese aveva detto di volere attendere l’esito delle indagini prima di presentare formalmente le proprie scuse, ma Frederiksen ha spiegato che la vicenda suscita «rabbia e tristezza in molti abitanti della Groenlandia e nelle loro famiglie» e che ha un «impatto sulla percezione della Danimarca e del suo regno». La decisione di anticipare le scuse è stata presa negli stessi giorni in cui la Danimarca ha chiesto chiarimenti agli Stati Uniti su una presunta campagna condotta per influenzare la popolazione dell’isola, che Donald Trump ha detto più volte di voler rendere un territorio statunitense.
Dopo la pubblicazione del rapporto, il governo danese valuterà se risarcire economicamente le donne coinvolte, ma non ha fornito altri dettagli. Le persone coinvolte chiedono da tempo un risarcimento e lo scorso anno circa 140 di loro avevano fatto causa allo stato danese chiedendo complessivamente circa 5,8 milioni di euro per quella che hanno definito come una violazione dei loro diritti umani.



