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  • Martedì 12 agosto 2025

Trump ha sospeso i dazi sulla Cina per altri 90 giorni

Fino al 10 novembre, mentre i negoziati non vanno come avrebbe voluto

Donald Trump, Washington, 7 maggio 2025 (AP Photo/Mark Schiefelbein)
Donald Trump, Washington, 7 maggio 2025 (AP Photo/Mark Schiefelbein)
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Lunedì il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per sospendere di altri 90 giorni, fino al 10 novembre, l’entrata in vigore di dazi molto alti sulla Cina. La Cina ha confermato a sua volta la sospensione dei dazi imposti come ritorsione. L’obiettivo dell’amministrazione Trump è avere più tempo per trovare un accordo commerciale favorevole, dato che finora i negoziati non sono andati come avrebbe voluto.

Ad aprile Trump aveva imposto sulla Cina dazi altissimi, che a un certo punto erano arrivati al 145 per cento. La Cina aveva risposto imponendo dazi del 125 per cento sulle importazioni di merci statunitensi: sono soglie che di fatto avrebbero reso impossibile qualsiasi tipo di scambio. Trump voleva spingere la Cina a negoziare e possibilmente piegarsi alle sue richieste, ma le cose sono andate diversamente: i negoziati sono a lungo rimasti fermi, e con il passare del tempo Trump ha dovuto fare concessioni senza ottenere nulla in cambio.

Tra le altre cose, a maggio era stato trovato un accordo per una prima sospensione di 90 giorni, con cui gli Stati Uniti avevano imposto dazi del 30 per cento e la Cina del 10 per cento. Queste soglie ora sono state prorogate di altri 90 giorni.

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Anche dopo la prima sospensione i due paesi avevano continuano a imporsi restrizioni reciproche e a minacciare ritorsioni. In giugno Trump aveva annunciato di aver trovato un accordo per ridurre le restrizioni, proseguendo i negoziati per provare a distendere la situazione ed evitare conseguenze negative sulle rispettive economie. Gli ultimi colloqui noti tra i due paesi risalgono alla fine di luglio: c’era ottimismo su una possibile ulteriore proroga dell’entrata in vigore dei dazi annunciati ufficialmente, ma fino ad oggi non c’erano stati annunci.

Oltre agli altissimi dazi, la Cina aveva anche ridotto parecchio le esportazioni di terre rare, un gruppo di 17 metalli essenziali per tantissime produzioni industriali e di cui la Cina ha sostanzialmente il monopolio. Sono essenziali per la produzione di chip, prodotti elettronici, auto e aerei da combattimento, tra le altre cose: senza le terre rare cinesi, le produzioni rischiano di fermarsi e l’industria globale può entrare in crisi. A giugno, dopo i vari accordi, la Cina ha in parte ripreso a esportare terre rare negli Stati Uniti.

Dall’inizio della guerra commerciale i flussi commerciali tra i due paesi sono molto diminuiti: secondo i dati dell’amministrazione Trump, a giugno le importazioni statunitensi di beni cinesi si sono quasi dimezzate rispetto al giugno del 2024. Nei primi sei mesi dell’anno, gli Stati Uniti hanno importato beni dalla Cina per un valore pari a 165 miliardi di dollari, in calo di circa il 15 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nello stesso periodo le esportazioni statunitensi verso la Cina sono diminuite invece di circa il 20 per cento su base annua.

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