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  • Lunedì 11 agosto 2025

Nvidia pagherà il governo Trump per esportare in Cina

Secondo molti giornali cederà il 15 per cento dei ricavi delle vendite di chip per l'intelligenza artificiale, una condizione assai inusuale

L'amministratore delegato di Nvidia, Jensen Huang, durante un evento in California lo scorso maggio (AP Photo/Godofredo A. Vásquez)
L'amministratore delegato di Nvidia, Jensen Huang, durante un evento in California lo scorso maggio (AP Photo/Godofredo A. Vásquez)
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Le compagnie informatiche statunitensi Nvidia e Advanced Micro Devices (AMD) hanno accettato di dare al governo statunitense il 15 per cento dei ricavi ottenuti dall’esportazione in Cina dei loro chip per l’intelligenza artificiale. È inusuale che le compagnie private paghino una quota così elevata del loro fatturato per poter esportare i loro prodotti. È però un accordo in linea con le politiche commerciali del presidente Donald Trump, che sta cercando di aumentare il coinvolgimento e l’influenza del suo governo nelle operazioni delle società statunitensi all’estero, soprattutto in settori considerati strategici come quello dei chip.

L’accordo non è stato annunciato ufficialmente, ma è stato riferito da molti giornali affidabili, come Reuters, il Financial Times e il Wall Street Journal, che hanno citato fonti anonime informate dei fatti. La Cina è un grosso mercato per AMD e Nvidia, e il New York Times ha scritto che l’accordo potrebbe garantire al governo entrate per oltre 2 miliardi di dollari entro la fine dell’anno. L’amministrazione non ha ancora detto in che modo intende usare questi soldi.

Nvidia è un’azienda enorme: di recente è diventata la prima a valere più di 4mila miliardi di dollari, e controlla circa il 90 per cento del mercato dei microchip usati per l’intelligenza artificiale. I governi statunitensi vogliono però evitare che la Cina, il principale paese concorrente soprattutto in ambito tecnologico, approfitti dei chip e in generale delle tecnologie prodotte negli Stati Uniti per migliorare le proprie capacità nei settori dell’intelligenza artificiale, potenzialmente anche applicata all’ambito militare. Per questo l’accordo è stato criticato da vari esperti di sicurezza nazionale, secondo cui rischia di avvantaggiare la Cina e la sua principale compagnia tecnologica, Huawei.

– Leggi anche: Nel settore delle intelligenze artificiali la Cina sta superando gli Stati Uniti?

Nel 2022 l’amministrazione Biden aveva imposto alcuni limiti di potenza ai chip che Nvidia avrebbe potuto vendere in Cina. Nvidia aveva quindi appositamente modificato uno dei suoi principali chip, l’H100, in modo che la sua potenza rispettasse la soglia imposta dal governo degli Stati Uniti. Ne era nato il chip H20, progettato specificamente per la Cina e meno potente di altri.

Donald Trump e Jensen Huang alla Casa Bianca il 30 aprile del 2025 (AP Photo/Alex Brandon)

Ad aprile del 2025 – nel concitato periodo successivo all’annuncio di enormi dazi da parte di Trump – però l’amministrazione Trump aveva imposto a Nvidia di ottenere una licenza per poter vendere i propri chip in Cina, cosa che aveva di fatto interrotto le esportazioni. A metà luglio l’amministrazione Trump aveva cambiato approccio, dicendo che avrebbe dato a Nvidia le licenze. Lo scorso mercoledì l’amministratore delegato dell’azienda, Jensen Huang, ha incontrato Trump, e il dipartimento del Commercio ha cominciato a emettere le licenze venerdì. L’amministrazione Trump ha iniziato a dare licenze simili anche ad AMD per i suoi chip MI308, che come gli H20 erano stati bloccati ad aprile.

Il Financial Times ha scritto che la cessione dei ricavi era una condizione per ottenere le licenze per esportare in Cina. Nvidia non ha negato l’accordo e ha detto: «Seguiamo le regole che il governo statunitense stabilisce per la nostra partecipazione nei mercati globali». Secondo il New York Times, Huang ha convinto l’amministrazione a riprendere le vendite sostenendo che bloccarle avrebbe svantaggiato le compagnie statunitensi e aiutato invece Huawei a vendere di più, ottenendo così più soldi da reinvestire nella ricerca.

Intanto, Cina e Stati Uniti continuano a negoziare un accordo commerciale sui dazi. Ad aprile Trump aveva imposto alla Cina i dazi più alti, arrivati al 145 per cento, una soglia che di fatto rendeva impossibile qualsiasi scambio. Trump sperava di spingerla a negoziare e possibilmente piegarsi alle sue richieste, ma le cose sono andate diversamente: i negoziati sono a lungo rimasti fermi, e con il passare del tempo Trump ha dovuto fare concessioni senza ottenere nulla in cambio.