Trump e Modi non sono più «grandi amici»
Negli ultimi mesi i rapporti tra Stati Uniti e India sono peggiorati: c'entrano i dazi, la Russia e gli scontri con il Pakistan

Lo scorso 13 febbraio l’incontro alla Casa Bianca tra il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente statunitense Donald Trump era stato molto caloroso: Trump aveva definito Modi un «grande amico», e Modi aveva coniato lo slogan «Make India Great Again» (da Make America Great Again, il famoso slogan di Trump). Meno di sei mesi dopo le cordialità tra i due leader sono sparite e i rapporti tra India e Stati Uniti, due paesi storicamente vicini e amici, si sono incrinati. Ci sono stati due episodi che hanno cambiato le cose.
Il primo ha a che fare con la Russia. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, nel 2022, l’India ha aumentato molto gli acquisti di petrolio russo e oggi è il secondo importatore dopo la Cina. Per diverso tempo questo non era stato un problema per Trump, che soprattutto nei primi mesi della sua presidenza aveva avuto un atteggiamento conciliante con Putin e critico verso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (lo si è visto nel disastroso incontro alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky e in tutto quello che ne è seguito). Da un po’ di tempo però Trump ha cominciato a spazientirsi con Putin a causa del suo ostruzionismo nei colloqui per il cessate il fuoco mediati dagli Stati Uniti.
In questo contesto, il 30 luglio Trump ha minacciato di penalizzare l’India per le sue importazioni di petrolio russo, «in un momento in cui tutti vogliono che la Russia SMETTA DI UCCIDERE IN UCRAINA». Non ha specificato come intenda penalizzare il paese, ma anche solo l’annuncio è stato un atto ostile piuttosto plateale. Modi ha detto che continuerà a comprare petrolio dalla Russia nonostante le minacce, e Trump ha risposto che in quel caso aumenterà ulteriormente i dazi sul paese.
Contestualmente Trump ha infatti imposto sull’India dazi del 25 per cento, una soglia più alta rispetto a quelle concordate con altri paesi asiatici, che stanno tra il 15 e il 20 per cento. Gli Stati Uniti tra l’altro sono il paese verso cui l’India esporta di più, e quindi una tassa così alta potrebbe avere conseguenze rilevanti.
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Donald Trump e Narendra Modi alla Casa Bianca, 13 febbraio 2025 (AP Photo/Ben Curtis)
L’India ha provato a negoziare un abbassamento dei dazi, per ora senza grandi risultati. Uno dei punti più complicati nelle trattative è l’agricoltura, un settore enorme per l’India e che impiega più del 40 per cento della forza lavoro del paese. Gli Stati Uniti vorrebbero che l’India aprisse il proprio mercato agricolo e favorisse le importazioni di merci americane, cosa che però potrebbe mettere in difficoltà gli agricoltori indiani e a cui quindi Modi si oppone.
È un tema particolarmente sensibile per Modi, che nel 2021 fu costretto a ritirare delle leggi sulla liberalizzazione del commercio agricolo dopo mesi di intense proteste, che ancora oggi sono una delle crisi più grandi dei suoi oltre 10 anni di governo (Modi è in carica dal 2014, e in questo periodo ha reso il paese sempre più autoritario).

Donald Trump con la first lady Melania e il primo ministro indiano Narendra Modi a un evento ad Ahmedabad, in India, nel 2020 (AP Photo/Alex Brandon)
Il secondo episodio che ha incrinato i rapporti tra Trump e Modi ha a che fare con il Pakistan. Lo scorso maggio India e Pakistan si sono attaccati per quattro giorni con scontri, bombardamenti, lanci di missili e droni, concentrati nella regione del Kashmir. Gli Stati Uniti hanno mediato le trattative per il cessate il fuoco, che poi è stato annunciato da Trump con un post su Truth.
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Sebbene entrambi i governi abbiano confermato l’accordo, le reazioni di India e Pakistan sono state opposte. Il Pakistan ha lodato il lavoro dell’amministrazione Trump e sta addirittura pensando di candidare il presidente statunitense al Nobel per la Pace. Modi invece ha preso molto male l’annuncio e ha cercato di minimizzare il ruolo degli Stati Uniti. Il problema è che gli annunci e in generale la retorica usata da Trump hanno messo India e Pakistan sullo stesso piano, nonostante l’alleanza tra Stati Uniti e India: è una cosa che ha messo Modi in una posizione scomoda.
Trump ha anche incontrato a Washington Asim Munir, il capo dell’esercito pakistano (che in Pakistan è storicamente molto influente), e a fine luglio ha annunciato un accordo per lo sfruttamento delle riserve pakistane di idrocarburi, dicendo: «Chissà, magari un giorno [il Pakistan] venderà petrolio all’India!». È stato un ulteriore danno all’immagine di Modi, che in India vuole presentarsi come un leader forte e capace di difendere gli interessi del paese, in linea con la sua retorica nazionalista e conservatrice.



