Perché d’estate si formano trombe d’aria sul mare

Ultimamente potreste averne vista qualcuna lungo le coste italiane: anche se possono fare danni non abbiamo un sistema di allerta specifico

Trombe d'aria sul mare Adriatico viste dai Lidi di Comacchio, il 3 agosto 2025 (Fotografia di Alice Centofanti, cortesia della pagina Facebook Meteoroby di Roberto Nanni)
Trombe d'aria sul mare Adriatico viste dai Lidi di Comacchio, il 3 agosto 2025 (Fotografia di Alice Centofanti, cortesia della pagina Facebook Meteoroby di Roberto Nanni)
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Nel fine settimana chi era in spiaggia nella zona dei Lidi Ferraresi, vicino a Comacchio, sul mare Adriatico, ha assistito alla formazione di una duplice tromba d’aria marina, che molte persone hanno filmato e fotografato. Non ha fatto danni, ma le trombe d’aria marine, che in Italia sono abbastanza comuni d’estate, possono anche essere pericolose: quella che si formò a Taranto nel novembre del 2012 causò 60 milioni di euro di danni e circa quaranta persone furono ferite.

Negli ultimi dieci giorni ci sono state molte trombe d’aria marine in tutta Italia, anche se tutte poco forti. In Liguria e in Calabria almeno sette sono arrivate sulla costa danneggiando barche e stabilimenti balneari. In Europa l’Italia è tra i paesi più interessati dalle trombe d’aria e quello dove storicamente hanno fatto più danni, tuttavia non esistono sistemi di previsione e allerta nazionali o regionali specifici per questo tipo di fenomeno meteorologico perché fino a qualche anno fa gli studi scientifici dedicati erano scarsi. Anche per questo è bene sapere cosa fare per stare al sicuro nel caso in cui si sia sorpresi da una tromba d’aria marina che si avvicina a terra, o da una che si sviluppa direttamente sulla terraferma.

Infatti le trombe d’aria, dette anche “tornado” dal corrispettivo in inglese, si possono formare sia sulla superficie del mare che nelle zone pianeggianti: in Italia si creano appunto lungo le coste e nella pianura Padana. Quelle più pericolose sono quelle che si generano o arrivano a terra, perché generalmente sono più potenti e perché possono incontrare molto più facilmente alberi, edifici e altre strutture a rischio di essere danneggiate, soprattutto nella pianura Padana, che è una regione densamente abitata.

In meteorologia si parla di trombe d’aria quando si crea un vortice d’aria di circa 100 metri di diametro a contatto con la superficie del mare o con il suolo. La forma caratteristica è quella dell’imbuto, che termina nelle nubi sovrastanti. Nelle grandi pianure del Nord America i tornado possono raggiungere anche un chilometro di diametro, mentre in Europa le dimensioni sono molto più contenute.

Perché si formi una tromba d’aria ci deve essere una massa di aria calda e umida vicino al suolo o alla superficie del mare, che con l’arrivo di una massa d’aria significativamente più fredda, portata da una perturbazione, viene come risucchiata verso il cielo, perché l’aria calda è più leggera. Per questo le trombe d’aria sono più frequenti d’estate, ma si possono generare anche in primavera o in autunno quando fa particolarmente caldo. Le giornate in cui l’acqua del mare è più calda delle medie stagionali sono quelle in cui è più probabile che si generino.

E dato che una delle conseguenze del cambiamento climatico causato dalle attività umane è l’aumento delle temperature al suolo e della superficie del mare (e del Mediterraneo in particolare), si pensa che possano diventare più frequenti.

Negli ultimi anni Mario Marcello Miglietta, dirigente di ricerca presso il CNR-ISAC e uno dei principali studiosi italiani delle trombe d’aria, ha fatto varie ricerche sulle statistiche italiane sui tornado e sui legami tra questi fenomeni e il clima, cercando di favorire lo sviluppo di un sistema di allerta nazionale. Secondo uno dei suoi articoli sull’argomento le trombe d’aria più intense sono quelle che si formano nel primo pomeriggio, tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate per quanto riguarda il Nord Italia e la pianura, e in autunno nelle regioni meridionali (in particolare nell’estremo sud della Puglia) e in Sicilia, dove è più frequente la formazione in mare.

Per quanto riguarda le trombe d’aria più recenti, il meteorologo di Rimini Roberto Nanni ha raccolto video e fotografie delle trombe d’aria del fine settimana sulla sua pagina Facebook Meteoroby. Altri video con più trombe d’aria marine formatesi insieme sono stati fatti nella zona di San Benedetto del Tronto, tra Marche e Abruzzo, una decina di giorni fa. Le trombe d’aria più dannose dell’ultimo periodo sono state quella che il 28 luglio si è formata nelle campagne di Monopoli, in provincia di Bari, e che ha danneggiato varie serre, e quella che il 2 agosto si è formata nelle campagne veneziane, tra i comuni di Fiesso d’Artico e Dolo, facendo cadere alcuni alberi.

Quando ci si trova in una zona da cui è visibile una tromba d’aria è bene fare attenzione: i rischi maggiori sono dovuti alla possibilità che il vento sollevi e poi faccia tornare a terra degli oggetti pesanti. Se è una tromba d’aria marina bisogna rimanere o rientrare a terra, e allontanarsi dalla costa se si sta avvicinando. Quando la tromba d’aria è già sulla terraferma bisogna evitare di rimanere all’aperto; se non si ha modo di rifugiarsi all’interno di un edificio, è meglio ripararsi in un fossato, rannicchiandosi a terra e coprendosi la testa. Se si è in automobile e si sta percorrendo una strada affiancata da alberi e cartelloni, conviene scendere e cercare rifugio a piedi.

Per classificare le trombe d’aria in modo scientifico si usa la “Scala Fujita avanzata”, che prevede sei livelli di intensità (da EF0 a EF5) sulla base dei danni che possono causare. È stata ideata anche una scala alternativa, la “Scala Fujita internazionale” con nove livelli (da IF0 a IF5): è stata introdotta nel 2023 da un’associazione di ricerca di meteorologia europea, lo European Severe Storms Laboratory, per poter distinguere meglio i tornado meno forti che si formano in Europa.

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