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  • Lunedì 4 agosto 2025

Gli effetti in Israele dei video degli ostaggi

Quelli pubblicati in questi giorni hanno provocato orrore e rafforzato le polemiche delle famiglie contro il governo di Netanyahu

Una manifestazione a Tel Aviv per il rilascio degli ostaggi, 2 luglio 2025
Una manifestazione a Tel Aviv per il rilascio degli ostaggi, 2 luglio 2025 (AP Photo/Ariel Schalit)
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In Israele la pubblicazione di due video di persone prese in ostaggio da Hamas il 7 ottobre del 2023 e ancora prigioniere nella Striscia di Gaza ha provocato orrore e alimentato grosse polemiche contro il governo di estrema destra del primo ministro Benjamin Netanyahu.

I video sono diversi dai molti pubblicati in questi 22 mesi di guerra per via delle condizioni dei due ostaggi: il primo è stato diffuso giovedì 31 luglio dal Jihad Islamico, un gruppo armato della Striscia di Gaza, e mostra l’ostaggio Rom Braslavski, 22 anni. Braslavski è magrissimo ed emaciato, con le costole sporgenti; dice piangendo che non riesce più ad alzarsi a causa della debolezza e che non mangia quasi più niente. «Dovete fermare quello che state facendo qui», dice, rivolto evidentemente al governo israeliano. (I video sono qui sotto, attenzione perché sono impressionanti, soprattutto il primo).

Qui sopra, il video di Rom Braslavski

Il secondo video, diffuso venerdì 1° agosto, è stato pubblicato da Hamas e mostra l’ostaggio Evyatar David, 24 anni: anche lui è gravemente emaciato e sembra trovarsi in un tunnel, dove, tra le altre cose, è mostrato mentre «scava la propria tomba». Entrambi i video sono stati girati in stato di costrizione e hanno un evidente intento propagandistico: in un comunicato che accompagna quello di Evyatar David, Hamas ha scritto che i prigionieri «mangiano quello che mangiano i nostri combattenti e il nostro popolo».

Qui sopra, il video di Evyatar David

I video hanno impiegato qualche giorno per arrivare all’opinione pubblica israeliana perché i media locali non pubblicano video di ostaggi senza il permesso delle famiglie. L’assenso è arrivato nel fine settimana, tra sabato e domenica, perché entrambe le famiglie hanno deciso che era necessario che il pubblico israeliano sapesse in che condizione si trovano gli ostaggi, benché i video siano umilianti e propagandistici.

A quel punto hanno provocato una forte reazione. Hanna Yablonka, una storica dell’Olocausto, ha detto a Le Monde che «ogni israeliano che ha visto quelle immagini ha immediatamente pensato alle foto dei sopravvissuti di Auschwitz il giorno dopo il loro rilascio».

Queste immagini sono state usate a scopo propagandistico anche da alcuni media israeliani, per controbattere in un certo senso allo sdegno generato in tutto il mondo dalle foto di persone palestinesi denutrite dopo mesi di blocco del cibo e dei generi di prima necessità nella Striscia di Gaza.

Una manifestazione a Tel Aviv per il rilascio degli ostaggi, 2 luglio 2025

Una manifestazione a Tel Aviv per il rilascio degli ostaggi, 2 luglio 2025 (AP Photo/Ariel Schalit)

Sabato a Tel Aviv, dove ogni settimana decine di migliaia di persone manifestano contro il governo e per la liberazione degli ostaggi, sono stati mostrati fotogrammi dei video e la manifestazione era più partecipata del solito. Le famiglie degli ostaggi non accusano soltanto Hamas e il Jihad Islamico per aver fatto prigionieri i loro cari, ma anche – e in alcuni casi soprattutto – il governo israeliano per essersi rifiutato finora di fare un accordo per la loro liberazione.

Lunedì mattina, parlando davanti a una commissione del Parlamento israeliano, la madre di Nimrod Cohen, un altro ostaggio, ha detto che il governo è pronto a sacrificare suo figlio piuttosto che trovare un accordo che ponga fine agli scontri militari.

Effettivamente, secondo i media israeliani il governo di Netanyahu starebbe pensando di espandere ancora le azioni militari nella Striscia, cosa che prolungherebbe ancora la prigionia degli ostaggi e li metterebbe ulteriormente in pericolo. Questo benché, lunedì, centinaia di ex ufficiali e funzionari delle agenzie di intelligence israeliane abbiano scritto in una lettera aperta al presidente statunitense Donald Trump che «Hamas non rappresenta più una minaccia strategica per Israele».

Secondo le stime israeliane a Gaza ci sarebbero ancora 50 ostaggi, di cui però soltanto 20 tuttora in vita. Poco dopo la pubblicazione del video di Rom Braslavski, peraltro, il Jihad Islamico ha fatto sapere di avere perso i contatti con le persone che lo tenevano prigioniero, presumibilmente perché l’esercito israeliano ha raggiunto o bombardato le loro postazioni.