Il dilemma J. K. Rowling
A 60 anni, l'autrice di Harry Potter è diventata l'esempio perfetto della difficoltà dei fan a "separare l'opera dall'artista"

Quando J. K. Rowling compì cinquant’anni, il 31 luglio del 2015, i giornali di tutto il mondo lo raccontarono sottolineando come non fosse soltanto una delle autrici più ricche e lette del pianeta, ma anche una delle più amate in assoluto. I libri della saga di Harry Potter – cominciata nel 1997 con Harry Potter e la Pietra Filosofale e finita nel 2007 con Harry Potter e i Doni della Morte – erano stati tradotti in più di 70 lingue e avevano venduto più di 450 milioni di copie. I film, usciti tra il 2001 e il 2011, erano stati un successo altrettanto acclarato e avevano incassato 7,7 miliardi di dollari.
Attorno all’universo di Harry Potter continuava a esserci un entusiasmo gigantesco, nutrito quotidianamente da una schiera di fan che non solo rileggevano periodicamente i libri e riguardavano i film, ma compravano gadget, scrivevano storie ambientate in quel mondo, discutevano online dei personaggi e della trama, sognavano di poterci vivere dentro. La stessa Rowling era oggetto di un affetto enorme da parte dei fan, con cui interagiva spesso e volentieri su Twitter, dove rispondeva alle loro curiosità sui personaggi e raccontava particolari di Harry Potter che non erano finiti nei libri. Molti fan – e soprattutto molte ragazzine – si rivedevano nei dettagli della sua biografia e la consideravano una fonte d’ispirazione, oltre che un punto di riferimento nello sviluppo della loro coscienza politica.

Bambini vestiti come personaggi di Harry Potter (Mikhail Nilov/Pexels)
A distanza di dieci anni, la situazione è molto diversa. Rowling, naturalmente, continua a fare tantissimi soldi: secondo delle recenti stime di Forbes, il suo patrimonio netto è di 1,2 miliardi di dollari, e ogni anno guadagna circa 80 milioni di dollari grazie ai diritti di libri e film, che continuano a essere acquistati e guardati, ma anche a videogame, parchi a tema, opere teatrali e merchandising. E molte delle persone che sono cresciute con la saga, oggi trentenni se non quarantenni, la fanno conoscere ai propri figli, alimentando una nuova generazione di appassionati.
Al contempo, però, quando si parla di Rowling – e, per estensione, dei nuovi progetti nell’universo di Harry Potter, come la nuova serie di HBO che dovrebbe uscire nel 2026 – è diventato difficile ignorare il suo intenso attivismo contro i diritti delle persone trans, e delle donne trans in particolare. Anche perché è uno dei temi oggi più rilevanti e sentiti in quella bolla di persone della generazione cresciuta con Harry Potter che si interessano di diritti civili.

Un cartello contro Rowling alla parata del Pride di Londra nel 2025 (Vuk Valcic/ZUMA Press Wire)
Già nel 2018 alcuni fan avevano cominciato a notare che, su Twitter, Rowling aveva espresso della simpatia per alcune attiviste “gender critical”, ovvero che ritengono che le donne trans vadano escluse dalle battaglie per i diritti delle donne e che in molti casi il riconoscimento di diritti uguali per le donne transgender danneggi le donne cisgender. Nel 2020, poi, pubblicò sul suo sito un lungo post in cui spiegava meglio le sue opinioni sul tema e diceva che, a suo avviso, il movimento per i diritti e il riconoscimento delle persone trans stava cercando di «erodere il concetto di “donna” come classe politica e biologica, offrendo protezione ai molestatori come pochi nella storia».
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Da allora, Rowling è diventata forse la voce più riconoscibile e celebre di questa causa a livello mondiale, con effetti tangibili nel Regno Unito. In vari momenti ha messo forte pressione sul governo britannico, contribuendo a rendere i diritti delle persone trans un tema centrale nella politica del paese. E ha sostenuto economicamente delle organizzazioni che hanno ottenuto la riduzione dei diritti per le donne trans, almeno nel Regno Unito: la loro vittoria più importante è stata ad aprile, quando una sentenza della Corte suprema del paese ha stabilito che la definizione giuridica di “donna” vale solo per le persone biologicamente di sesso femminile.
La scrittrice aveva festeggiato la sentenza su X pubblicando una foto in cui fumava un sigaro e teneva in mano un bicchiere di vino su una terrazza vicino al mare, scrivendo: «Vado matta per i piani ben riusciti».
Il fatto che Rowling sostenga così attivamente questo movimento negli ultimi anni ha messo in una posizione difficile una fetta notevole dell’enorme gruppo di fan di Harry Potter, che include anche un grande numero di persone che da piccole si sono sentite escluse, sole e incomprese, tra cui tantissime persone LGBTQ+.
Tra le persone che hanno fortemente criticato le sue posizioni ci sono tutti e tre gli attori che hanno recitato come protagonisti nei film di Harry Potter, ovvero Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint. Già nel 2020 Radcliffe aveva scritto una lettera aperta sul tema in cui diceva che «le donne transgender sono donne». Negli anni seguenti Radcliffe ha spiegato di aver deciso di esporsi sul tema perché sa che molte persone trans e queer seguono Harry Potter fin da bambine, e che per lui era importante che loro sapessero che non tutte le persone legate alla saga la pensavano come l’autrice sul tema.
Molte persone trans, queer e non binarie nate negli anni Novanta e nei primi anni Duemila, infatti, hanno trovato nei libri di Harry Potter una rassicurazione nel loro sentirsi diverse dagli altri (proprio come il protagonista che è un mago ma vive in una famiglia normale, che non lo capisce e lo maltratta) e nella speranza di trovare comunque un loro posto importante nel mondo e una rete di amici, e ora fanno fatica a conciliare l’amore per i libri con la distanza politica dalla persona che li ha scritti. È una situazione molto scomoda anche per molte persone non trans attente alle battaglie per i loro diritti e preoccupate che vengano sempre più prese di mira dalle destre al governo in molti paesi.
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Una di loro, in un articolo sull’Independent, ha spiegato per esempio che storicamente trovava in Harry Potter una grande fonte di conforto e gioia, oggi sostituiti da «fastidio e dispiacere». Per quasi tutte queste persone non è soltanto una questione morale, di principio: il punto è anche che continuare ad acquistare merchandise di Harry Potter, guardare i film in streaming o al cinema, visitare i parchi a tema o giocare ai videogiochi ambientati in questo universo porta soldi a Rowling e in parte anche alle associazioni che sostiene.
Nel 2023, parlando del videogioco Hogwarts Legacy, ambientato nella scuola di magia immaginata da Rowling, lə giornalista di Vox Aja Romano, che si identifica nel genere non binario, ha scritto che «per me e molti fan come me qualsiasi nuovo contenuto su Harry Potter non può che essere fonte di profondo disagio. Le infinite discussioni su Hogwarts Legacy ci ricordano continuamente che il mondo magico immaginario di Harry Potter per molte persone è più importante delle vite di tutti i fan in carne e ossa, trans o meno, che sono stati privati della possibilità di partecipare a quella stessa magia per via delle scelte di Rowling».
Una parte del fandom di Harry Potter ha deciso di continuare ad apprezzare la storia e i personaggi raccontati da Rowling evitando però qualsiasi azione che la arricchisca direttamente. Molti, per esempio, acquistano soltanto merchandise non ufficiale e piratano i film e i videogiochi. Altri scrivono fanfiction in cui i personaggi inventati da Rowling sono trans o sostengono la transizione dei loro amici: soltanto su Archive of Our Own, il più grande archivio di fanfiction al mondo, ci sono 817 opere nella categoria “Trans Harry Potter”.
I fan che hanno deciso di boicottare i prodotti di Harry Potter restano però una minoranza: sono molte di più le persone che continuano a interagire con grande passione con l’universo creato da Rowling. Non vuol dire necessariamente che siano d’accordo con le sue idee, anche se alcuni ovviamente lo sono: lei ha sempre detto di ricevere molti complimenti e cenni di incoraggiamento da parte dei fan in privato, e quindi di ritenere che la maggioranza dei suoi lettori sia dalla sua parte.
Molti altri, però, pur non essendo d’accordo con lei pensano che sia necessario «separare l’opera dall’artista», anche perché considerano Harry Potter una parte fondamentale dei loro ricordi d’infanzia o della loro identità di adulti. Chi nel tempo ha partecipato al fandom in maniera particolarmente attiva, poi, fatica anche ad allontanarsi da una comunità in cui continua ad avere amicizie profonde.
Il tema, naturalmente, è più ampio della singola Rowling: da decenni i fan di artisti che hanno commesso reati, come il regista Roman Polanski, o ne sono stati accusati, come Woody Allen, si domandano come bilanciare la propria passione per le loro opere e la sofferenza inflitta dai loro creatori ad altre persone, e quindi il proprio disagio. Le conseguenze sulla reputazione di Rowling sono state molto evidenti; quelle sul suo patrimonio decisamente meno.
Il terzo film della serie Animali fantastici e dove trovarli, un prequel della saga di Harry Potter uscito nel 2022, al botteghino è andato bene: ha incassato 400 milioni di dollari nonostante la qualità della scrittura sia stata molto criticata. I libri per adulti della serie Cormoran Strike, che Rowling scrive con lo pseudonimo maschile Robert Galbraith, hanno venduto più di 20 milioni di copie tra il 2013 e il 2024, un numero notevole anche se ovviamente più basso di quelle di Harry Potter. Non si sa invece ancora come andrà la nuova serie tv di Harry Potter a cui sta lavorando HBO con la supervisione di Rowling: la società di produzione, però, sembra scommettere molto sul fatto che i fan le presteranno grande attenzione anche questa volta, nonostante le controversie. La campagna promozionale è già cominciata con la pubblicazione delle foto del cast, che hanno avuto diffusione enorme e immediata.



