Per gareggiare nelle competizioni mondiali di atletica leggera le donne dovranno sottoporsi a un test genetico
Serve a rilevare il sesso biologico e dovrà essere effettuato solo una volta

La Federazione internazionale dell’atletica leggera (World Athletics) ha stabilito che le atlete potranno gareggiare nella categoria femminile alle competizioni sportive mondiali solo se si sottoporranno a un test genetico. Il test serve a determinare il sesso biologico, e le atlete dovranno sottoporvisi una volta soltanto. Le nuove regole entreranno in vigore il 1° settembre e saranno valide anche per i campionati mondiali che inizieranno il 13 settembre a Tokyo, in Giappone.
Il test che verrà usato serve a rilevare la presenza del gene SRY, che indica la presenza del cromosoma Y, i cui geni determinano lo sviluppo del sesso maschile (XY) rispetto a quello femminile (XX). Un’atleta potrà quindi competere alle competizioni mondiali soltanto se il test sarà negativo. Se è invece positivo, potrà partecipare nella categoria femminile a gare non di livello mondiale, oppure in un’altra categoria. Il test può essere effettuato con un tampone orale o con un esame del sangue, e saranno le federazioni affiliate a verificare che il protocollo venga rispettato, si legge nella nota della World Athletics.
Il presidente della Federazione, Sebastian Coe, ha detto che a quel livello di competizione «è necessario essere biologicamente donna», e che il «genere non può prevalere sulla biologia».
Da ormai diversi anni si discute dei criteri di ammissibilità alle competizioni femminili nell’atletica leggera e nello sport in generale. Attualmente la World Athletics vieta la partecipazione alla gare internazionali alle donne trans che abbiano iniziato la transizione dopo la pubertà, e chiede alle atlete con differenze dello sviluppo sessuale (o intersessualità) di abbassare i propri livelli di testosterone per essere ammesse alle gare.
Per quest’ultima categoria, uno dei casi più noti degli ultimi anni è quello dell’atleta sudafricana Caster Semenya, che nel 2019 aveva fatto causa contro queste regole. Semenya aveva perso, tuttavia poche settimane fa la Corte europea per i diritti dell’uomo (CEDU) ha stabilito che la Svizzera non le ha garantito un processo equo.
La World Athletics aveva annunciato per la prima volta l’introduzione del test genetico obbligatorio lo scorso marzo senza però dare indicazioni dei tempi. A maggio poi lo aveva introdotto anche la World Boxing, la federazione di pugilato mondiale.



