Il nuovo film di Christopher Nolan ha fatto arrabbiare il Fronte Polisario
Il gruppo ha criticato la decisione di filmare alcune scene di “The Odyssey” nel Sahara Occidentale, una zona contesa con il Marocco

Il noto regista angloamericano Christopher Nolan sta ricevendo varie critiche da parte di associazioni e attivisti locali per la decisione di girare una parte del suo nuovo film The Odyssey nel Sahara Occidentale, una zona la cui sovranità è da decenni contesa tra il Marocco e il Fronte Polisario, un gruppo armato locale che combatte per l’indipendenza del territorio.
Nolan è uno dei registi più noti e richiesti di Hollywood: l’anno scorso aveva vinto l’Oscar per la miglior regia e per il miglior film con Oppenheimer, ma nella sua carriera ha girato altri famosissimi film tra cui Inception, Dunkirk e Interstellar. The Odyssey dovrebbe uscire a luglio del 2026: è basato sull’Odissea di Omero e racconta il viaggio di ritorno di Ulisse verso Itaca dopo la fine della guerra di Troia. Il cast comprende alcuni tra gli attori più noti di Hollywood, tra cui Zendaya, Tom Holland, Charlize Theron e Matt Damon, che interpreterà Ulisse.
Le riprese si stanno svolgendo in vari paesi, tra cui l’Italia: a fine aprile una parte del cast era andata a Lipari (alle isole Eolie) e a Favignana, alle Egadi. Varie scene sono state girate in Marocco, per esempio a Essaouira e a Marrakech. Sta facendo discutere però la decisione di filmare a Dakhla, nel Sahara Occidentale, dove il cast è arrivato a metà luglio. In particolare secondo vari siti locali le riprese si sono svolte intorno alla Dune Blanche, una scenografica duna di sabbia bianca vicina a una laguna, in un’insenatura a nord della città.
La decisione di fare una parte delle riprese in Marocco non è anomala né casuale: il governo marocchino offre un rimborso fiscale del 30 per cento alle società di produzione internazionali che decidono di lavorare nel paese per almeno 18 giorni e spendono almeno un milione di dollari. L’arrivo di una produzione così importante come quella di Nolan è una grossa occasione per il Marocco, che sta cercando di promuovere gli investimenti stranieri e il turismo.
Parlando con Bloomberg Reda Benjelloun, il capo dell’agenzia governativa marocchina che si occupa di promozione cinematografica, ha detto che è la prima volta che una società di produzione internazionale sceglie di girare nelle «province meridionali» del Marocco, sottintendendo così che il Sahara Occidentale rientri sotto la sovranità del Marocco.
Attualmente il Marocco occupa circa l’80 per cento del Sahara Occidentale (compresa l’area di Dakhla). Il resto è controllato dal Fronte Polisario, che ha creato un governo con il nome di Repubblica Democratica Araba dei Saharawi e a sua volta si considera l’unica autorità legittima dell’intera regione. La leadership del gruppo ha sede nella vicina Algeria, paese con cui il Marocco ha da sempre rapporti molto complicati.
Le zone controllate dal Marocco e dal Fronte Polisario sono divise da un muro di oltre 2.700 chilometri, alto in media due metri e presidiato dall’esercito marocchino. Fu costruito a partire dal 1980, ed è composto soprattutto di sabbia e roccia fortificate. Nel 1991 le due parti firmarono un cessate il fuoco che durò quasi trent’anni e fallì nel 2020, quando ricominciarono gli scontri. Il Marocco ha ormai rinunciato a trovare un accordo di pace e sta cercando di formalizzare lo status quo, cioè il suo dominio su gran parte della regione contesa.
– Leggi anche: Nel Sahara c’è un muro lungo più di 2.700 chilometri
Le Nazioni Unite hanno provato più volte a risolvere la questione, senza successo. Considerano il Sahara Occidentale come un «territorio non autonomo», cioè ancora soggetto a colonizzazione: sia perché è in gran parte occupato dal Marocco, sia perché, formalmente, non ha mai dichiarato la sua indipendenza dalla Spagna, che controllava l’area in epoca coloniale. Nel 1975 una sentenza della Corte Internazionale di Giustizia (il più importante tribunale dell’ONU) stabilì il diritto all’autodeterminazione per la popolazione Saharawi, ma non è mai stata rispettata. Le Nazioni Unite e varie organizzazioni umanitarie denunciano da anni casi di abusi, intimidazioni e discriminazioni sulla popolazione Saharawi.
La questione è dibattuta nella comunità internazionale. La sovranità marocchina sul Sahara Occidentale è riconosciuta ufficialmente solo da Israele e dagli Stati Uniti, per via di una decisione presa da Donald Trump nel 2020, durante il suo primo mandato presidenziale. Vari paesi europei però si stanno mostrando favorevoli alle richieste del Marocco, tra cui la Spagna, la Francia, il Regno Unito e pochi giorni fa anche il Portogallo.
La decisione di Nolan di girare alcune scene proprio in quella zona è stata criticata da varie associazioni e attivisti Saharawi, che la considerano come un’implicita legittimazione della sovranità marocchina. Si è espresso contro per esempio il Festival cinematografico internazionale del Sahara Occidentale, che si svolge ogni anno nei campi profughi nel sudovest dell’Algeria (dove ci sono decine di migliaia di persone scappate dal Sahara Occidentale) e che è vicino alle rivendicazioni dei Saharawi (e ostile invece al Marocco). In un comunicato il festival ha chiesto di interrompere le riprese e ha detto che Dakhla «non è solo una bella location con dune di sabbia cinematografiche», ma è anche «una città occupata e militarizzata» dal Marocco.
Il giornalista e regista Saharawi Mamine Hachimi ha detto al sito di informazione Middle East Eye che «qualsiasi produzione straniera che decide di filmare nei territori occupati senza il consenso della popolazione Saharawi diventa parte del sistema di oppressione, in modo consapevole o meno». Ha commentato anche il governo della Repubblica Democratica Araba dei Saharawi, che ha ribadito come le riprese siano avvenute senza il suo consenso e le ha definite una «forma pericolosa di normalizzazione culturale dell’occupazione».
Né Nolan né altri membri della produzione del film hanno commentato.



