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  • Venerdì 18 luglio 2025

L’Italia femminile di calcio ha trovato la sua identità

Contro la Norvegia ha giocato più serena, ora incontrerà l'Inghilterra che è forte ma tutt'altro che perfetta

di Giorgia Bernardini

L'Italia dopo la vittoria ai quarti di finale, il 16 luglio a Ginevra, in Svizzera (Marcio Machado/Eurasia Sport Images/Getty Images)
L'Italia dopo la vittoria ai quarti di finale, il 16 luglio a Ginevra, in Svizzera (Marcio Machado/Eurasia Sport Images/Getty Images)
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Il 16 luglio, con la vittoria per 2-1 contro la Norvegia, l’Italia si è qualificata alla semifinale degli Europei femminili in corso in Svizzera. Non succedeva dal 1997, anno in cui agli Europei femminili partecipavano però solo otto squadre e non 16 come ora. Contro la Norvegia l’Italia ha giocato dando la sensazione di una generale serenità e sicurezza: in parte perché avendo superato un girone non semplice aveva già raggiunto l’obiettivo minimo; in parte perché la Norvegia era un’avversaria alla portata dell’Italia. Ora, nella semifinale di martedì 22 luglio, l’Italia troverà l’Inghilterra, che è più forte e ieri ha battuto la Svezia.

Nella fase a gironi, ogni partita aveva rappresentato uno specifico ostacolo da superare: nella prima, contro il Belgio, la necessità di rifarsi dopo un Europeo 2022 e un Mondiale 2023 molto deludenti; nella seconda, contro il Portogallo, vincere per evitare che la qualificazione ai quarti di finale dipendesse dai risultati dell’altra partita del girone; nell’ultima, giocata contro la Spagna (che già aveva battuto tanto-a-poco sia Portogallo che Belgio) era evitare una sconfitta pesante. L’Italia ha vinto contro il Belgio, pareggiato con il Portogallo e perso per 3-1 contro la Spagna.

Da quando è allenata da Andrea Soncin (arrivato nel settembre del 2023) l’Italia femminile ha cercato di costruire una precisa identità di gioco, un modo di affrontare le partite che valorizzasse le qualità delle giocatrici e la loro esperienza nelle squadre di club. È stato un percorso portato avanti con la consapevolezza dei limiti strutturali rispetto a squadre come Spagna, Francia o Inghilterra, che possono contare su un talento individuale più diffuso. E proprio da questa consapevolezza è nata una squadra compatta, che punta molto sul gruppo, sul gioco-di-squadra e sull’equilibrio.

Contro la Norvegia è emersa questa nuova identità. La squadra è stata intraprendente in attacco e fin dall’inizio ha cercato di impostare tempi e ritmi in base al proprio stile di gioco anziché adattarsi a quelli della squadra avversaria. Nei quarti di finale contro la Norvegia l’Italia è andata in campo con un piano tattico molto chiaro e, soprattutto, è stata capace di metterlo in pratica per la maggior parte del tempo.

Nel primo tempo l’Italia ha avuto un centrocampo più efficace nella costruzione del gioco rispetto alle prime tre partite, dove era apparso a volte in difficoltà quando si trattava di dare inizio alle azioni di attacco. Nonostante alcuni errori e problemi iniziali l’Italia è rimasta concentrata e si è attenuta al suo piano di gioco. Anche questa capacità di restare dentro la partita, come si dice, senza farsi condizionare dai momenti negativi, fa parte del cambiamento che la squadra sta attraversando, dell’identità che sta cercando e che sembra aver trovato.

Nel secondo tempo ha giocato molto bene soprattutto l’attaccante di 25 anni Sofia Cantore, che è diventata la calciatrice italiana più pagata di sempre dopo che il Washington Spirit l’ha acquistata per 300mila euro alla Juventus, dove giocava fino alla scorsa stagione. Per molti commentatori, questo Europeo rappresentava per Cantore l’occasione di mostrare il suo valore in una grande competizione internazionale. È una giocatrice efficace nell’uno contro uno, capace di creare superiorità palla al piede, efficace sia negli assist che nei tiri in porta. Fino alla partita con la Norvegia, però, il suo era stato un torneo soprattutto di sacrificio, segnato da un atteggiamento prudente, in linea con quello mostrato dalla squadra nella fase a gironi.

Sofia Cantore, il 16 luglio a Ginevra, in Svizzera (Giuseppe Velletri/Sports Press Photo/Getty Images)

Contro la Norvegia, specie nel secondo tempo, a Cantore è riuscito quasi tutto. Al 49° minuto, dopo un’azione personale palla al piede, è entrata in area e ha calciato verso la porta un pallone a metà tra tiro e cross. Sul secondo palo è arrivata Cristiana Girelli, che ha segnato il gol dell’1-o. Cantore e Girelli si conoscono bene: hanno condiviso anni di gioco alla Juventus Women e sanno come muoversi l’una in relazione all’altra. Quella combinazione in area è il frutto di un’intesa costruita nel tempo, provata a lungo in allenamento e replicata anche in Nazionale. Il secondo gol, al 90° minuto, è nato in modo simile: Cantore, dalla sinistra, ha fatto un assist a Girelli che ha segnato di testa.

In termini pratici, l’Italia si è concentrata sull’essere ben organizzata, senza rischiare troppo e con l’obiettivo di difendere con attenzione e ripartire velocemente nel tentativo di sorprendere le avversarie. In particolare, le centrocampiste Manuela Giugliano e Arianna Caruso hanno avviato le azioni di attacco con velocità, cercando spesso le giocatrici sulla fascia affinché potessero tentare il dribbling e poi crossare dentro l’area verso Girelli. Questo equilibrio basato sul gioco di centrocampo ha permesso alla squadra di restare compatta dietro, ma anche di rendersi pericolosa in avanti.

Dopo le delusioni degli ultimi anni era naturale che il percorso di ricostruzione della Nazionale si accompagnasse a molte incertezze. Non era solo una questione di risultati, ma anche di definire con chiarezza l’identità della squadra. Non era nemmeno scontata la convocazione di Girelli, la cui presenza finora è stata invece decisiva. A 35 anni, con una grande esperienza nel calcio internazionale, ha segnato tre gol in quattro partite e resta l’attaccante più efficace della Nazionale, capace di tenere testa anche all’intensità fisica di squadre molto atletiche come quelle nord-europee.

L’Inghilterra, contro cui l’Italia giocherà in semifinale, è campione d’Europa in carica, ma il quarto di finale contro la Svezia vinto ai rigori rimontando da 2-0 ha mostrato che la squadra non è al massimo della sua forma. Durante la partita l’Inghilterra ha fatto diversi errori in fase difensiva. Soprattutto Jess Carter, centrale difensiva inglese, ha subìto la fisicità e la velocità dell’attaccante svedese Stina Blackstenius. Ma in generale l’Inghilterra è apparsa lenta e disorganizzata per tutto il primo tempo, e ha sofferto molto il gioco di una Svezia molto aggressiva.

L’allenatrice dell’Inghilterra è l’olandese Sarina Wiegman, una delle allenatrici più esperte e rispettate del calcio femminile. Ha vinto l’Europeo con l’Olanda nel 2017 e, cinque anni dopo, lo ha rivinto con l’Inghilterra. Nel 2023 ha portato la Nazionale inglese in finale ai Mondiali, persa poi contro la Spagna. È un’allenatrice capace di leggere le partite con lucidità e tempestività: i cambi effettuati contro la Svezia, mentre l’Inghilterra era ancora in svantaggio di due gol, hanno modificato l’andamento della partita. Non era scontato, per esempio, inserire una diciottenne con poca esperienza internazionale come Michelle Agyemang in un momento così delicato. Ma pochi minuti dopo l’ingresso in campo, Agyemang ha segnato il gol del pareggio.

Sarina Wiegman, il 17 luglio a Zurigo, in Svizzera (James Gill – Danehouse/Getty Images)

Visto come sono andati i rispettivi quarti di finale, la semifinale di martedì fra Italia e Inghilterra si preannuncia più equilibrata di quanto si sarebbe potuto immaginare a inizio torneo. L’Inghilterra parte favorita per struttura e lunghezza della rosa, come si dice, cioè ha più giocatrici forti a disposizione anche in panchina. Ma l’Italia non ha niente da perdere perché è andata oltre l’obiettivo iniziale e ha dimostrato di saper reggere la pressione e trovare soluzioni anche contro avversarie tecnicamente superiori. Molto dipenderà dal ritmo imposto nei primi minuti e dalla capacità dell’Italia di resistere al pressing inglese.