Il caldo è un problema per il turismo a Roma
Come nelle altre città d'arte le temperature estreme scoraggiano particolarmente le visite, e lo si vedrà ad agosto

Alle cinque del pomeriggio il sole a Roma è ancora alto, e i turisti cercano riparo all’ombra del Colosseo. Una famiglia attraversa la strada che lo separa da via San Giovanni in Laterano: la madre si mette una bottiglietta d’acqua ghiacciata sulle guance e poi fa lo stesso con la figlia. I venditori ambulanti distribuiscono bibite fresche e le guide in testa a grandi gruppi di visitatori tengono alto un ombrellino per coprirsi dal sole.
All’inizio di luglio Roma, come gran parte del Centro-Sud italiano e diverse aree d’Europa, è stata interessata da un’ondata di calore che ha portato le temperature ben oltre la media stagionale. In città si sono superati i 40 °C. La causa principale è stata l’anticiclone subtropicale africano, una vasta area di alta pressione che ha portato aria molto calda e bloccato l’ingresso di correnti più fresche. Fenomeni di questo tipo sono diventati frequenti e secondo i climatologi ondate di calore come questa saranno sempre più comuni nei mesi estivi e le città dovranno adattarsi, sia per tutelare i residenti, sia per affrontare gli effetti che queste condizioni hanno su alcuni settori come il turismo.
Le temperature estreme stanno già condizionando i periodi in cui le persone scelgono di visitare Roma. Secondo le previsioni dell’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo, il numero di turisti stranieri che visiteranno l’Italia ad agosto è molto più basso rispetto a quello dei turisti che sono venuti a giugno e verranno a settembre. Quest’anno ad agosto dovrebbero arrivare circa 695 mila turisti internazionali a Roma, a giugno invece sono stati 892 mila e a settembre ne sono attesi 946 mila. E a settembre non aumenterà solo il numero di visitatori, ma anche la spesa complessiva, che dovrebbe raggiungere i 993 milioni di euro, quasi il doppio rispetto ad agosto.
È una tendenza che si vede in molte città d’arte del Mediterraneo e che riflette un cambiamento più ampio: fa più caldo, e le persone cercano mete o periodi che lo rendano più sopportabile.
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L’alterazione del meteo non sta cambiando solo il flusso dei turisti, ma anche il lavoro di chi è nel settore del turismo, specie nelle città d’arte. Molte guide di Roma hanno deciso di ridurre il numero di tour giornalieri per evitare le ore più calde, e di preferire percorsi meno esposti al sole: «Io ho scelto di fare sempre meno la zona del Vaticano» racconta Giovanna Terzulli, guida turistica che lavora a Roma, «perché le condizioni di lavoro non sono comode lì». I clienti non vogliono più passare ore in fila sotto il sole, e anche per questo motivo alcune agenzie che gestiscono gruppi di crocieristi hanno escluso l’ingresso alla basilica di San Pietro.
Quando Terzulli lavora porta sempre con sé acqua e sali minerali e si assicura che i partecipanti ai suoi tour facciano lo stesso: «Il fatto che a Roma ci siano molte fontanelle è d’aiuto, da poco inoltre ci sono dei presidi sanitari al Colosseo così se qualcuno si sente male si può intervenire subito».

Piazza di Spagna durante l’ultima ondata di calore. (Cecilia Fabiano/ LaPresse)
Alcuni siti archeologici romani hanno esteso gli orari di apertura per il periodo estivo, ma molti operatori del settore vorrebbero di più. Per Isabella Ruggiero, presidente dell’Associazione guide turistiche abilitate (Agta), gli orari infatti sono il problema più grande: «Il foro romano apre alle 9 ma dopo le 10 non c’è più ombra, sono anni che chiediamo di aprire prima alla direzione del Parco Archeologico del Colosseo, Foro e Palatino ma la risposta è sempre stata negativa». Quest’anno ci stanno riprovando e hanno deciso di coinvolgere anche il ministero della Cultura e quello del Turismo. «Gli orari e i turni del personale ministeriale, quello che deve aprire e chiudere i siti, sono regolati da un contratto collettivo nazionale. Difficilmente vengono fatti straordinari, ci sarebbe la possibilità di far aprire i siti a dipendenti esterni, ma qualsiasi modifica o deroga richiede un complicato iter burocratico» dice Ruggiero.
In altre città europee si stanno prendendo misure più drastiche: ad Atene, per esempio, l’Acropoli viene chiusa nelle ore centrali del giorno; a Parigi, la Tour Eiffel è rimasta chiusa per alcuni giorni a causa delle temperature troppo alte.
Anche la giunta di Roma si è interrogata su come contrastare le ondate di calore, non solo per quanto riguarda i cittadini ma anche per i turisti: «Abbiamo ampliato la rete di fontanelle» dice Edoardo Zanchini, direttore dell’ufficio clima del comune di Roma, «abbiamo esteso gli orari di visita ai fori imperiali e installeremo 435 pensiline alle fermate degli autobus». Durante i lavori previsti dal piano Giubileo si è cercato di fare attenzione all’aumento delle temperature e alle possibili soluzioni per contrastarlo: «In piazza San Giovanni, dove si tengono le manifestazioni e dunque non si possono piantare alberi, abbiamo installato gli schizzi d’acqua che rendono l’aria molto più fresca» dice Zanchini.
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I membri dell’Assemblea capitolina, un organo che in altre città corrisponderebbe al consiglio comunale, nel gennaio del 2025 hanno approvato un documento che definisce una strategia di adattamento climatico per Roma. Il piano, tra le altre cose, include una serie di interventi volti a rendere la città più vivibile durante l’estate, tra cui la piantumazione di oltre 30.000 alberi e 115.000 tra piante e arbusti, con particolare attenzione ai quartieri più vulnerabili. È stata inoltre sviluppata un’applicazione, disponibile in più lingue, che permette di localizzare le fontanelle pubbliche e le case dell’acqua presenti sul territorio urbano.
Tra gli obiettivi per i prossimi anni c’è la riduzione della temperatura media in due quartieri, Centocelle e il centro storico. «Durante l’estate dove non sarà possibile piantare alberi, ad esempio nei pressi delle fermate della metropolitana, installeremo tende provvisorie per offrire riparo dal sole», aggiunge Zanchini. Inoltre il comune prevede l’installazione di nebulizzatori accanto alle fontanelle, con l’obiettivo di rinfrescare l’ambiente urbano nelle zone più esposte. Sempre entro il prossimo anno, si vorrebbero mappare gli spazi pubblici con impianti di raffrescamento e creare una rete di rifugi climatici, coinvolgendo assessorati, dipartimenti, il mondo scientifico, attori economici e sociali, e altre aree urbane.
Queste difficoltà non sono legate solo alle alte temperature, spiega Cristina Mottironi, docente all’Università Bocconi e ricercatrice specializzata in turismo e sviluppo delle destinazioni, «ma anche ai fenomeni estremi associati al cambiamento climatico: incendi, alluvioni, siccità». Come evidenzia uno studio della European travel commission il 74 per cento dei turisti europei ha modificato il proprio modo di viaggiare a causa della crisi climatica, il 17 per cento ad esempio cerca di evitare temperature estreme, mentre il 15 per cento ha detto di essere in cerca di destinazioni con condizioni meteo più stabili, infine il 15 per cento monitora costantemente le previsioni del tempo prima di decidere dove andare. Di conseguenza, stanno diventando sempre più attraenti le mete del Nord Europa, considerate più fresche e vivibili.



