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  • Venerdì 11 luglio 2025

La cerimonia con cui il PKK ha iniziato il suo disarmo

È stata coreografica e serviva a dimostrare che il gruppo curdo intende rispettare la fine di 40 anni di lotta armata contro la Turchia

Le armi deposte dai combattenti del PKK vengono bruciate alla cerimonia di disarmo vicino a Sulaimaniya, Iraq, 11 luglio
Le armi deposte dai combattenti del PKK vengono bruciate alla cerimonia di disarmo vicino a Sulaimaniya, Iraq, 11 luglio (KURDISTAN WORKERS PARTY MEDIA OFFICE/Handout via REUTERS)
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Venerdì il gruppo armato curdo PKK ha fatto una cerimonia molto coreografica per suggellare l’inizio del suo disarmo, che continuerà per tutta l’estate. Il PKK aveva deciso di sciogliersi a maggio dopo che a fine febbraio il suo storico leader Abdullah Öcalan gli aveva chiesto di abbandonare la lotta armata contro lo stato turco, durata oltre 40 anni. La cerimonia serve a dimostrare che il PKK intende rispettare questo impegno. Il PKK è considerato un’organizzazione terroristica da Turchia, Stati Uniti e Unione Europea, e gli sono stati attribuiti attentati terroristici anche in tempi recenti.

La cerimonia è avvenuta in una cava di Jasana, a una cinquantina di chilometri dalla città di Sulaymaniya nel Kurdistan iracheno. I curdi sono uno dei gruppi etnici più grandi al mondo a non avere un proprio stato e vivono in un territorio che oggi è diviso fra Turchia, Siria, Iraq e Iran. Venerdì decine di combattenti, uomini e donne, hanno raggiunto, uno per volta, un grosso braciere, depositandoci dentro le loro armi (principalmente fucili AK-47) che poi sono state incendiate.

Dopo la cerimonia è stata letta una dichiarazione in turco che diceva: «Distruggiamo volontariamente le nostre armi, alla vostra presenza, come segno di buona volontà e determinazione». All’evento, infatti, erano stati invitati giornalisti, politici e rappresentanti del partito turco filo-curdo DEM ma anche rappresentanti dei servizi segreti turchi.

Erano stati esponenti del DEM a incontrare Öcalan in carcere e a trattare con lui per convincerlo a fare l’appello per la fine della lotta armata. Il PKK è stato molto indebolito dalle campagne militari turche degli ultimi anni e una delle possibili conseguenze del disarmo è una grazia per Öcalan e altri leader del PKK in carcere. Mercoledì, in un raro messaggio, Öcalan ha chiesto al parlamento turco di istituire una commissione per sovrintendere al disarmo e gestire un processo di pace che includa maggiore autonomia per la popolazione curda in Turchia.

Il disarmo del PKK conviene alla Turchia, e in particolare al presidente Recep Tayyip Erdogan, per varie ragioni. La fine delle ostilità con il PKK potrebbe indebolire o condizionare anche i curdi siriani (che controllano la regione del Rojava nel nord-est della Siria e vicino al confine con la Turchia) contro cui la Turchia combatte da tempo. La distensione inoltre potrebbe facilitare l’approvazione, grazie al sostegno del DEM, di una riforma costituzionale che permetterebbe a Erdogan di restare al potere oltre la fine del suo secondo mandato da presidente, nel 2028. Erdogan governa la Turchia dal 2003, e negli anni ha eroso progressivamente le libertà democratiche del paese e represso sempre più duramente e apertamente l’opposizione.

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