La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che l’amministrazione Trump potrà riprendere coi licenziamenti di massa nelle agenzie federali

(AP Photo/Alex Brandon)
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La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che l’amministrazione di Donald Trump potrà riprendere i suoi piani di licenziamenti di massa nelle agenzie federali, revocando così le sentenze di diversi tribunali che avevano bloccato tutto e contro cui la stessa amministrazione aveva fatto ricorso: la Corte ha specificato che la sua decisione non entra nel merito di nessun atto in particolare, ma che ribadisce la legittimità generale dell’ordine esecutivo e della direttiva alle agenzie con cui l’amministrazione aveva disposto i licenziamenti. La riduzione dei dipendenti pubblici con l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica era tra i temi più forti della campagna elettorale di Trump, sostenuto anche dal suo ex alleato politico Elon Musk.

Musk fu posto a capo del dipartimento per l’Efficienza del governo (DOGE in inglese), che aveva proprio l’obiettivo di snellire la pubblica amministrazione: il dipartimento ha però prodotto scarsi risultati anche a causa dei provvedimenti dei tribunali che la Corte Suprema ha ribaltato, e che sostenevano che per riorganizzazioni così radicali della pubblica amministrazione il governo avesse bisogno dell’autorizzazione del Congresso. Il lavoro di Musk e del DOGE ha peraltro mostrato abbastanza chiaramente che in realtà l’obiettivo dei licenziamenti non era tanto quello di ridurre la spesa pubblica, ma di limitare l’operatività di interi dipartimenti.

Il caso più noto è quello di USAID, l’agenzia che si occupava dei programmi di cooperazione internazionale, e che era il più grande finanziatore di progetti di aiuti al mondo. Prima di Musk l’agenzia aveva più di 10 mila dipendenti sparsi in tutto il mondo che si occupavano di gestire progetti di sviluppo, attività mediche, grandi progetti sanitari, per esempio contro la diffusione dell’AIDS. USAID distribuiva inoltre miliardi di dollari a ong e fondazioni attive nei paesi più poveri. Degli oltre 10 mila dipendenti, oggi ne sono rimasti 15. Almeno metà è stata licenziata, gli altri sono stati assorbiti dal dipartimento di Stato.

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